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Il viaggio tra delivery e riders: le multinazionali del profitto e la Messina che assume

Delivery e rider. Due parole che ormai da un anno fanno parte del vocabolario quotidiano in tutta Italia. E anche a Messina, dove i colossi della gig economy, quasi sempre multinazionali, hanno iniziato a fare capolino da quando le "zone rosse" sono diventate parentesi in cui viene "chiusa" la vita normale. A loro si appoggia, per continuare a lavorare, il settore della ristorazione, tra i più colpiti dalle restrizioni dell'emergenza Covid: il delivery è così diventato un sistema parallelo che si è espanso con fortuna e ha messo radici stabili anche in città, arruolando decine di riders.

A Messina operano almeno quattro grandi piattaforme multinazionali che servono principalmente le grandi catene di fast food. Piazza Antonello, ma ancor più piazza Cairoli, cuore della città, all'ora di pranzo, e soprattutto dopo le 18.30, diventa il quartier generale dei riders, principalmente nel fine settimana.

Viaggiano in bici con i loro coloratissimi zaini termici. Lavorano come autonomi, con prestazione occasionale. Guadagnano in media circa 7 euro all'ora e dai 2,50 ai 7 euro a viaggio lordi. Al mese chi lavora per più piattaforme può arrivare a mettere assieme come minimo (ma sempre al lordo) circa 500 euro. Non è il mestiere della vita, ma questo, al momento offrono la pandemia, e la città. "Fortunatamente ho trovato questo lavoro – racconta il rider Giovanni Brancatelli – è vero comporta fatica e rinunce e molti di noi non si aspettavano di farlo, ma la condizione di Messina ci porta a questo, in tanti si aspettano di più, non tutti sono giovani, molti devono crescere famiglie, altri le vogliono creare, quindi è dura pensare di fare questo mestiere per tanto tempo come le prospettive ci stanno abituando a fare se non succede altro a Messina". Anche alla luce delle ultime cronache nazionali che hanno visto il mondo del grande delivery finire nell'occhio del ciclone per caporalato (come nel caso di Uber eats), proprio nei confronti dei riders, a Messina, ma un po' in tutte le città d'Italia, si stanno organizzando anche delle forme sindacali di base. Ne fa parte, assieme a Giovanni Brancatelli, anche il rider Ivan Calì: "Faccio il rider da due anni, lavoro per una sola piattaforma, in maniera discontinua, il principale problema è che non ci viene riconosciuta la subordinazione. Siamo pagati a corsa, nonostante ci siano delle piattaforme che garantiscono un minimo orario e in reltà non si può essere pagati a cottimo. Da quando è stato siglato il nuovo contratto siamo arrivati al punto che a corsa ci vengono riconosciuti 2,50 a seconda del tempo che presumano tu possa impiegare per la consegna, una cosa totalmente arbitraria, siamo gestiti da algoritmi".

Accanto alle multinazionali, sono però nate anche piccole realtà locali, come quella fondata da Gianluca Penna, giovanissimo e messinese: "Siamo nati a gennaio, abbiamo cominciato a consegnare in due, io e un rider, ad oggi siamo arrivati anche ad impiegare 60 ciclofattorini su tutto il territorio cittadino e in alcuni comuni della provincia, come Milazzo e Patti. Sono proprio i piccoli comuni sono il nostro obiettivo aziendale, abbiamo deciso di portare un servizio dove non c'è, perchè le multinazionali non hanno interesse ad aggredire i piccoli centri. Abbiamo lavorato giorno e notte per garantire ai ristoranti della città e della provincia di lavorare il più possibile, oggi abbiamo circa un centinaio di clienti e il nostro lavoro è nettamente aumentato con l'emergenza Covid, ma a differenza delle multinazionali, per cui il cliente è solo un numero, noi riusciamo ad avere più cura del ristoratore e riusciamo a collaborare in maniera più stretta sia con il fornitore che con chi acquista tramite delivery. La sfida a Messina – racconta Gianluca - è complessa perchè ormai in città sono arrivate tutte le multinazionali presenti in Italia, credo sia importante scegliere un'attività locale non solo per dare un supporto a chi investe nel territorio, ma anche perchè riesce ad avere più cura dei clienti". Gianluca, che adesso ha anche degli altri giovani soci, è riuscito ad assumere anche alcune unità di personale, trasformando due ragazzi, tra i più bravi, da riders ad addetti alla logistica. E presto, insieme, andranno a guadagnare un altro territorio nel risiko del delivery messinese.

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