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Il cacciatore morto a Mandanici, il dolore della moglie: "Voglio la verità". Qualcuno lo ha spinto?

“Voglio la verità sulla morte di mio marito, capire come siano andati i fatti quel giorno e cosa l’abbia ucciso”. A oltre tre anni di distanza dalla morte di Giuseppe Mastroeni, il 52enne di Antillo deceduto il 23 novembre del 2017 sui monti di Mandanici durante una battuta di caccia al cinghiale con tre amici, la moglie Antonella Zuccarello chiede certezze sull’accaduto, perché la versione del tragico incidente provocato da un masso che si è staccato dal costone roccioso, colpendo in pieno l’uomo, continua a non convincerla.

La donna, assistita dall’avvocato Alessandra Delrio, ha presentato un’altra richiesta di riapertura delle indagini, dopo il rigetto della prima da parte della Procura della Repubblica di Messina, alla luce di nuovi elementi e diverse incongruenze che metterebbero in dubbio la ricostruzione di quanto avvenuto quel giorno, come la testimonianza di un uomo che sostiene di aver visto uno dei cacciatori spingere Giuseppe in un dirupo dopo un litigio. Sulla scorta delle perizie tecniche effettuate da due professionisti incaricati dalla famiglia, l’ing. Rodolfo Urbani, che ha rilevato come quel masso si fosse staccato già un anno prima e il medico legale Giovanni Andò, che ha evidenziato l’incompatibilità di alcune macchie di sangue con la ferita rinvenuta sul cadavere, la moglie chiede quindi la riesumazione del cadavere e l’esecuzione dell’autopsia per ottenere risposte.

La vicenda è stata trattata ieri sera anche dalla trasmissione di Rai Tre “Chi l’ha visto”.

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