Era il 1986: attentato a Messina, due aliscafi affondati nel porto con cariche esplosive
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Dai nostri archivi oggi rispolveriamo un misterioso fatto di cronaca accaduto a Messina all’alba del 30 gennaio del 1986. Nel video il servizio trasmesso all'epoca dal Tg della Rtp. Due aliscafi, ormeggiati nel porto di Messina, furono affondati dopo essere stati squarciati da violente esplosioni. Appartenevano a due società cipriote e si trovavano da alcuni mesi in custodia al cantieri navali Rodriquez in attesa di lavori di riparazione. Lo “Svalan”, era ormeggiato nella rada antistante la batteria Masotto il "Tarnan”, nella darsena del cantieri Rodriguez, dentro la zona falcata. L'esplosione avvenne alle 4.25 circa del mattino, e fu causata verosimilmente da cariche a tempo, sistemate sulle fiancate del due aliscafi, qualche metro sotto la linea di galleggiamento. Lo “Svalan” colò a picco in pochi minuti e si adagiò completamente, di poppa, su un fondale di circa 35 metri. Il “Tarnan” invece rimase a galla per qualche ora prima di posarsi anch'esso sul basso fondale della banchina antistante ai cantieri. Il primo a rendersi conto di quanto accaduto fu Giovanni Rinaldi, allora 57enne, marinaio della guardia notturna agli aliscafi della Snav. L'uomo si trovava all'interno della “Freccia del Tirreno”, un aliscafo ormeggiato ad una decina di metri dallo “Svalan”. I due aliscafi appartenevano alla serie PT 50 che sostituì il vecchio modello PT 20. Battelli lunghi 28 metri, con una stazza lorda di 135 tonnellate, motori da 1350 cavalli che sviluppavano una velocità di 32 nodi. Erano adibiti al trasporto passeggeri e potevano accogliere sino a 125 persone. Sia lo Svalan che il Tarvan vennero costruiti dai cantieri navali Rodriquez per conto di una società svedese, la Svenska Redereactieboglaget Oressund di Malmoe. Lo Svalan venne ultimato nel 1965 e venduto nello stesso anno, il Tarvan nel 1966. La società svedese li aveva utilizzati per molti anni sulla linea Malmoe-Copenaghen, un collegamento molto importante del mar Baltico.
Dalla Gazzetta del Sud del 31 gennaio 1986
Il 24 luglio 1985 i due battelli, rimorchiati da un mercantile cipriota la Lady di 500 tonnellate, erano giunti a Messina dove i tecnici della Rodriquez avevano provveduto all'alaggio e alla provvisoria sistemazione in attesa di stilare un preciso preventivo di spesa. Da quel momento sono praticamente cessati i contatti con l'armatore che è stato più volte cercato, sia dalla Rodriquez che dall"Agemars, per l'espletamento di alcune pratiche e la sistemazione delle pendenze economiche relative (circa 30 milioni di lire per i lavori di alaggio e custodia). Nonostante i telex, di Vael Afifi non si sono avute più notizie e pertanto tutto è rimasto sospeso anche in attesa del preventivo di riparazione. Sembra che le due compagnie cipriote, facenti capo all'armatore libanese, negli ultimi tempi abbiano attraversato brutti momenti (anche la società svedese vantava crediti) sino a sfiorare il fallimento. Secondo quanto scrissero i compianti cronisti messinesi Filippo Pinnizzotto e Franco Cucinotta l' attentato venne compiuto da "uomini rana" e venne addebitato dai palestinesi (cui erano destinati gli aliscafi della Rodriquez una volta trasformati in battelli da guerra) al Mossad, il potente ed efficiente servizio spionistico israeliano. Di questo attentato se ne occupò qualche tempo dopo anche l'allora pm Angelo Giorgianni nell'inchiesta "Arzente Isola" in cui si parlava anche di traffico internazionale di armi e barre d'uranio.