Accorinti al corteo No G7: "Apriamo le frontiere, non costruiamo muri"
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Dopo il "Peace No War" urlato in faccia ieri sera, al teatro greco, al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il sindaco di Messina Renato Accorinti torna alla carica. Parteciperà al corteo organizzato dalla "Rete No G7" in programma alle 15 ed è già a Giardini Naxos. Sulla sua pagina Facebook ha spiegato, attraverso un documento, le ragioni della sua posizione: "Noi, prima come attivisti della società civile e, in questi ultimi anni anche nel nostro ruolo istituzionale, abbiamo portato avanti, insieme a gran parte dei cittadini del mondo, per lungo tempo, una lotta positiva e propositiva per il riconoscimento di fondamentali diritti umani, economici, sociali, ambientali e politici all’interno della nostra società. Questa occasione ci da l’opportunità e il dovere di prendere posizione e fare sentire la nostra voce a livello globale. Per qualsiasi rappresentante istituzionale è privo di senso e paradossale incontrare suoi colleghi, specialmente ad un così alto livello come al G7, senza mettere al centro dell’agenda alcune questioni fondamentali. Nello specifico, la necessità di uno sforzo comune per risolvere davvero le minacce derivanti dai cambiamenti climatici e tutti i disastri ambientali che la nostra società sta producendo; le azioni per ridurre ed infine eliminare l’enorme gap del Sud del mondo in termini di diritti sociali ed economici, per i quali noi del Nord del mondo siamo tutti responsabili; una presa di posizione chiara ed universale per una pace che sia reale, contro la guerra e gli armamenti. In ultimo, la questione più importante, poiché rappresenta una questione urgente ed attuale dei nostri giorni, specialmente in questa parte del mondo. Ovvero l’appello per una politica che apra le nostre frontiere e non costruisca muri; il diritto per ogni persona in ogni parte del mondo a migrare in maniera sicura e con piena dignità e a vivere pienamente e liberamente la propria vita dovunque voglia. Non dimentichiamoci la nostra storia ed il nostro presente: siamo tutti migranti. Per noi - conclude Accorinti - questo è il solo e più profondo senso del rappresentare le nostre istituzioni".