Messina

Domenica 24 Novembre 2024

Eller indica la via per evitare il dissesto

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Il rischio è concreto, ma il tempo per salvarsi c'è ancora. Bisognerà, però, fare qualche sacrificio in più rispetto a quelli che sono stati fatti in questi anni. Altrimenti, Messina non eviterà il dissesto. 

Il tema è tornato di attualità dopo qualche mese di apparente calma. Approvato il famoso previsionale, le luci sui conti di Palazzo Zanca sembravano essersi spente. In verità, i debiti del Comune sono ancora troppi per sentirsi al sicuro. E inevitabilmente l'argomento default ha ricominciato a circolare in città. 

Il problema principale resta proprio quello dell'indebitamento. Difficile pure da quantificare, figuriamoci da affrontare. Da cinquanta a cento milioni. Un peso che Messina porta sulle spalle dal passato, sul quale bisogna intervenire in fretta, per evitare che affossi definitivamente la città. 

L'obiettivo è fare in modo che i debiti vengano spalmati in un periodo più lungo dei dieci anni previsti. Si parla di 30 anni per restituire quanto dovuto. Ma l'assessore Luca Eller, in realtà, pensa a spalmare solo una parte di questi debiti. Provando, per esempio, a dividerli per settore, pagando nei tempi previsti ciò che si può pagare e rateizzando su tempi più o meno lunghi il resto. Da dieci a trent'anni, in modo dinamico e variabile.

Una soluzione che consentirebbe di evitare il dissesto, oggi.

Dissesto che, invece, è un dato di fatto secondo i grilli dello stretto. “Nel corso di questi tre anni – spiegano gli attivisti del meetup Grilli dello Stretto - l’azione politica, amministrativa e di governo di questa giunta ha preferito dissimulare, affannandosi a rendere prima appetibili e poi digeribili gli effetti salvifici di un piano di riequilibrio, panacea di ogni male”. Per i grillini, il dissesto non apre la strada a una cattiva amministrazione, gli esempi dei Comuni di Bagheria e di Augusta – scrivono - entrambi governati dal Movimento Cinque Stelle, sono lì a dimostrarlo. Insomma, il default secondo loro non è la fine di tutto. A Palazzo Zanca la pensano diversamente. E l'obiettivo prioritario resta quello di evitarlo.

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