Messina

Sabato 23 Novembre 2024

Associazione mafiosa e
voto di scambio, 35 arresti

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Un voto valeva 50 euro, un pacchetto di voti, ovvero una decina, potevano garantire un'assunzione trimestrale in una clinica privata. In mezzo buste della spesa, regalie varie e agevolazioni per il disbrigo di pratiche burocratiche. Torna prepotentemente alla ribalta a Messina la corruzione politica. La compravendita di voti fra esponenti politici e criminalità organizzata avrebbe inquinato le campagne elettorali per le regionali del 2012, per le amministrative e le politiche del 2013. A garantire voti in cambio di soldi ed assunzioni le famiglie mafiose di Camaro-San Paolo e Santa Lucia Sopra Contesse. La notte scorsa la Squadra Mobile ha arrestato 35 persone non solo per i casi di corruzione politica ma soprattutto per fatti legati alla criminalità organizzata, estorsione, spaccio di droga, rapine ed un tentato omicidio. Nel carcere di Gazzi anche il consigliere comunale, Paolo David, ex capogruppo del Pd, legato a Francantonio Genovese. Non a caso fa parte di quella colonia di esponenti politici confluiti in Forza Italia insieme con il deputato nazionale. Gravissime le accuse che gli vengono contestate. David deve rispondere di associazione a delinquere allo scopo di commettere una lunga serie di casi di corruzione elettorale. L'ex esponente del PD avrebbe contattato esponenti della criminalità di Camaro per chiedere voti per se stesso ma anche per i deputati Francantonio Genovese e Franco Rinaldi in occasione delle regionali del 2012 e delle politiche e delle amministrative del 2013. Grazie alle intercettazioni telefoniche ed ambientali la Polizia ha accertato che David contattava in particolare Angelo e Giuseppe Pernicone e Baldassarre Giunti. Era a loro che chiedeva voti e l'appoggio dei temibili clan Ventura e Spartà. A chi garantiva un cospicuo numero di preferenze veniva garantita l'assunzione trimestrale nelle cliniche private di proprietà del dottor Giuseppe Picarella anche lui arrestato nell'operazione di oggi. Fra gli arrestati anche l'ispettore di Polizia in pensione Stefano Genovese che procacciava voti sempre per gli stessi politici e l'ex capogruppo in consiglio comunale del PDL Giuseppe Capurro finito ai domiciliari. Secondo l'accusa Capurro, candidato alle amministrative del 2013, si rivolse al boss Carmelo ventura al quale offrì somme di denaro in cambio di voti. Nonostante tutto Capurro non riuscì a farsi eleggere.  Ma l'inchiesta della DDA di Messina ha consentito di smantellare tre importanti famiglie mafiose che avevano il controllavano totale di Camaro e S.Lucia Sopra Contesse grazie ad una pax mafiosa garantita dal boss indiscusso Carmelo ventura che dal giorno della sua scarcerazione, nel novembre 2011 era stato investito del compito di mantenere intatti gli equilibri fra i clan per evitare di attirare l'attenzione delle forze dell'ordine in quartieri completamente in mano alle famiglie mafiose. L'operazione Matassa ha consentito anche di far luce su un tentato omicidio commesso il 19 febbraio del 2012 per il quale è stato arrestato Domenico Trentin.

ALTRI PARTICOLARI DELL'ATTIVITA' INVESTIGATIVA DELLA QUESTURA E DELLA DDA:

I destinatari delle misure cautelari sono ritenuti responsabili dei seguenti reati:

VENTURA Carmelo con il ruolo di promotore ed organizzatore;  DE FRANCESCO Andrea con il ruolo di suo coadiutore e suo tramite nei rapporti con gli associati, con altri malavitosi della città, con liberi professionisti e con esponenti politici;  GUARNERA Lorenzo, MANGANO Salvatore, MISITI Albino, MOSCHITTA Giovanni, PERTICARI Adelfio, TRENTIN Domenico, VENTURA Giovanni, con il ruolo di dare esecuzione alle  direttive impartite dai vertici,  sono ritenuti responsabili di aver costituito e fatto parte di una associazione di tipo mafioso operante nel quartiere di “Camaro - San Paolo”, finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti contro la persona ed il patrimonio, tra cui estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti.

VENTURA Carmelo ed il figlio VENTURA Giovanni rispondono anche del reato di cui all’art.12 quinquies Legge n°306/1992, con l’aggravante di cui all’art. 7 L. 203/91, perché, in concorso tra loro, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, VENTURA Carmelo attribuiva fittiziamente a VENTURA Giovanni la esclusiva titolarità del panificio “La Piazzetta” con sede in Messina, piazza Fazio – Camaro Superiore.

 

TRENTIN Domenico, inoltre, è ritenuto responsabile di tentato omicidio, con l’aggravante del metodo mafioso, nei confronti di un giovane, commesso in data 19.02.2012, esplodendo al suo indirizzo a distanza ravvicinata più colpi di pistola di calibro sconosciuto. La potenziale vittima riusciva a darsi ad immediata fuga.

 

FERRANTE Santi, PULIO Salvatore, CIRILLO Fortunato, sono ritenuti responsabili di aver costituito e fatto parte di una associazione di tipo mafioso operante nel quartiere di “Camaro - San Paolo”, finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti contro la persona ed il patrimonio, tra cui estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti.

 

NOSTRO Gaetano, CAMBRIA SCIMONE Giuseppe, MESSINA Raimondo, CELONA Giovanni, CELONA Vincenza, FOTI Francesco, GIACOPPO Francesco, PERNICONE Angelo, PERNICONE Giuseppe, SIRACUSANO Luca, sono ritenuti di aver fatto parte, insieme ad altre persone non identificate, con le funzioni ed i ruoli appresso specificati, di un'associazione di stampo mafioso, operante in particolare nella zona sud della città di Messina (S. Lucia Sopra Contesse),  finalizzata  alla commissione di una serie indeterminata di delitti (estorsioni in danno di commercianti ed imprenditori, traffico di sostanze stupefacenti, ecc.) ed all'acquisizione, in modo diretto o indiretto, della gestione o del controllo di attività economiche, di appalti e di servizi, al fine di trarne profitti o vantaggi ingiusti per se stessi, per altri componenti l’associazione criminale o per altri soggetti contigui all’organizzazione delinquenziale.

 

In particolare NOSTRO Gaetano, MESSINA Raimondo, CELONA Giovanni,  CELONA Francesco e CELONA Vincenza rispondono in concorso di estorsione con l’aggravante di far parte di associazione mafiosa, in pregiudizio di un imprenditore  costretto a corrispondere  reiteratamente  vari quantitativi di generi alimentari ed altre utilità in favore dell’organizzazione delinquenziale di Santa Lucia Sopra Contesse, cui essi appartenevano, quali tangenti per la “protezione” delle sue attività commerciali.

NOSTRO Gaetano ha sottoposto ad estorsione un imprenditore edile  (titolare di imprese edili con cantieri nel villaggio Aldisio e nel villaggio di S. Agata) costringendolo  ad assumere in qualità di muratore, presso uno dei suoi cantieri, un parente.

 

NOSTRO Gaetano e FOTI Francesco rispondono in concorso di estorsione in pregiudizio di un commerciante costringendolo alla corresponsione di somme di denaro.

 

NOSTRO Gaetano, PERNICONE Angelo e PERNICONE Giuseppe rispondono del reato di interposizione fittizia di beni, ai sensi dell’art.12 quinquies Legge 356/1992, aggravato dal metodo mafioso, perché in concorso tra loro, attribuivano fittiziamente a PERNICONE  Giuseppe la titolarità della Cooperativa Sociale Angel, in realtà riconducibile a PERNICONE Angelo e NOSTRO Gaetano, al fine di eludere le disposizioni in materia di  Misure di prevenzione patrimoniale.

 

DAVID Paolo, PERNICONE Angelo, PERNICONE Giuseppe, GIUNTI Baldassarre, PICARELLA Giuseppe, GENOVESE Stefano, PERTICARI Adelfio sono ritenuti responsabili del reato di associazione per delinquere allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti di corruzione elettorale (art. 416 c.p.). In particolare mediante un diffuso e capillare sistema clientelare ostacolavano  il libero esercizio del diritto di voto degli elettori, procurando voti a RINALDI Franco, GENOVESE Francantonio e DAVID Paolo in occasione delle consultazioni elettorali per il rinnovo del consiglio regionale del 28-29 ottobre 2012, delle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013 e delle elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale di Messina del 9-10 giugno 2013, in cambio di utilità di varia natura: somme di denaro, generi alimentari, assunzioni presso strutture sanitarie, agevolazioni per il disbrigo di pratiche burocratiche ed altro.

DAVID Paolo, nel periodo d’indagine consigliere comunale e candidato nelle liste del PD alle elezioni per il rinnovo del consiglio, facente parte, altresì,  della segreteria politica del deputato regionale Rinaldi Franco e del deputato nazionale GENOVESE Francantonio, soggetti politici direttamente interessati al buon esito delle consultazioni elettorali,  con il ruolo di promotore ed organizzatore.

PERNICONE Angelo, PERNICONE Giuseppe e GIUNTI Baldassarre con il ruolo di procacciatori di voti e di elementi di collegamento tra i soggetti politici e gli ambienti della criminalità organizzata messinese facente capo al clan VENTURA e al clan Spartà, quale PERTICARI Adelfio. PICARELLA Giuseppe, titolare e gestore di strutture sanitarie, garantiva assunzioni ai soggetti che promettevano il loro sostegno elettorale ai candidati. GENOVESE Stefano con il ruolo di procacciatori di voti.

 

SANTAPAOLA Pietro è ritenuto responsabile di tentata estorsione, con l’aggravante del metodo mafioso, in pregiudizio di un imprenditore, per ottenere in  gestione il punto vendita macelleria, all’interno del suo supermercato sito in Messina.

 

TAMBURELLA Francesco, COSTA Piero, MAGAZZÙ Fortunato e CATALANO Carmelo sono ritenuti responsabili del reato di rapina in concorso.

 

CAPURRO Giuseppe, ex Consigliere Comunale di Messina (già Capogruppo Consiliare PDL, eletto dal 27.11.2005 al 07.04.2008 nella Lista DL), candidato alle elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale di Messina del 2013, poi non rieletto, è ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa, per aver contribuito, senza farne parte, alla realizzazione degli scopi e al rafforzamento dell’associazione mafiosa guidata da VENTURA Carmelo, attivandosi per la risoluzione di problematiche amministrative di particolare interesse per l’organizzazione e consentendo così che VENTURA Carmelo ed i suoi sodali si assicurassero il profitto delle proprie attività delittuose e dell’intestazione fittizia di beni.

Inoltre, risponde anche del reato di cui all’art. 416 ter c.p. perché, candidato alle elezioni amministrative per il consiglio Comunale di Messina, accettava la promessa di VENTURA Carmelo, capo dell’omonimo clan mafioso operante nella zona di Camaro, di procurare voti  in cambio di denaro.

 

BOMBACI Carmelo, MILO Rocco, MILO Massimiliano sono ritenuti responsabili in concorso tra loro di furto, poiché in più occasioni si impossessavano di imprecisate somme di denaro sottraendole ai titolari di diverse sale da gioco nelle quali erano installate slot machines, avvalendosi di chiavi adulterine, nonché di ricettazione di telai e pezzi di ricambio di autovetture di provenienza delittuosa.

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