Franco De Domenico, è stato il direttore generale dell’Università e deputato regionale. 59 anni 4 figli, è il segretario cittadino del Partito democratico ed è il candidato del centrosinistra compatto. Qual è il manifesto della sua candidatura, il suo marchio di fabbrica? «Il lavoro attraverso lo sviluppo economico cittadino. La grande emergenza è il lavoro che a Messina è poco e malpagato. La direttrice è attrarre risorse, intelligenze e competenze. Fondi pubblici e investimenti privati, per esempio nella Zona economica speciale. Siamo fermi su questo capitolo, bloccati dalle pastoie burocratiche. Credo che serva accelerare e far capire che la Zes è attrattore di imprese ad alta tecnologia ma anche un volano che può creare posti di lavoro reali e stabili. Per attrarre dobbiamo saper trattenere persone, merci e investimenti». Spopolamento, 30.000 persone in meno di 20 anni, e il 48% di disoccupazione giovanile. Ma che vocazione ha Messina, come la immagina? «Non solo una direttrice. Chi parla di puntare solo sul turismo, sbaglia. La stagione va allungata e la città deve essere attrattiva per più periodi. E allora riportiamo Messina a lavorare le merci per la distribuzione, il marketing, impacchettamento. L’agricoltura è un altro asset: noi abbiamo tre vini doc, unica provincia dell’Isola e questi prodotti devono essere lavorati in loco. Le aziende più piccole possono essere messe a sistema e, per certe attività, essere supportate per fare economia di scala». Il mare, erosione costiera, sfruttamento del litorale. Come impattare sin dal primo giorno di lavoro? «Si possono fare convenzioni con dei lidi per fare arrivare i croceristi e fare godere loro le nostre spiagge. Ma guardo al mare come ambiente da proteggere, lo Stretto è inquinato e va tutelato, costruendo percorsi, interagendo con gli enti calabresi. E la zona sud? «C’è la cesura della linea ferrata che ha penalizzato il litorale sud. Dovremmo mettere a reddito anche quella zona ma necessita di opere importanti anche in termini di erosione costiera. Anche la costruzione del porto di Tremestieri ha rotto determinati equilibri che ora devono essere ripristinati. Il lavoro a Galati è stato fatto ma si sono aperte altre emergenze in zone vicine. Il litorale sud lo vedo come il principale luogo di sviluppo della città, perché partendo da zero c’è un mare di possibilità. Immagino una serie di locali, in cui venga centrata la movida della città». Leggi l'intervista completa sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina