Vincere a Messina sa cosa vuol dire, così anche come lottare in Serie D per la città che lo ha adottato. In riva allo Stretto Carmine Coppola le ha vissute quasi tutte, dai grandi fasti della Serie A con l’Fc Messina agli anni duri post-fallimento con l’Acr Messina. Adesso vive il calcio puntando principalmente sui giovani, dalla crescita sul territorio alle procure di atleti promettenti. E aspetta che il biancoscudato possa tornare a essere rappresentato tra i professionisti. «Entrambe le squadre sono state costruite per vincere, l’Acr è una formazione importante, di categoria, non è ancora fatta ma sono a buon punto in un campionato che è stato molto particolare tra uno stop e l’altro. Credo che dopo Licata sarà tutto in discesa», ha commentato l’ex centrocampista in una lunga intervista su “Antenna gol”, su Antenna dello Stretto. Cosa può dare al tessuto locale un traguardo come la Serie C? «Conoscendo la proprietà dell’Acr, punterebbero molto su territorio e settore giovanile. Dalla mia scuola calcio stanno partendo giovani verso società di spessore come Atalanta o Sassuolo, ma anche a malincuore perché vorrei che passassero nel Messina che può avere la possibilità adesso di iniziare a creare un senso di attaccamento. Non esistono sigle, per me esiste solo la città e deve andare in C. Vorrei vedere le maglie giallorosse in città, non quelle di altre squadre». Sull’attuale classifica hanno inciso più gli scontri diretti o le altre gare? Il distacco è colmabile? «Sono andato poco allo stadio, perché vedere messinesi che si insultano tra loro è contro ogni logica. Ho Giofrè all’interno dell’Acr, lo seguo sempre ma ho vissuto ai margini. Ho visto il derby, all’andata meritava l’Acr, al ritorno meritava l’Fc e invece si sono invertiti i risultati. Quattro punti a tre partite dalla fine sono difficili da recuperare». Possiamo dire che la qualità degli under è uno degli elementi che ha fatto la differenza quest’anno? «Le due società hanno ottimi direttori come Cocchino D’Eboli e Marco Rizzieri. Con Rizzieri parlo spesso, viene dal Torino, i giovani li conosce. Con D’Eboli siamo amici da anni, ha piena padronanza della categoria, ha portato giovani forti come Cretella o Giofrè richiesti da tutta Italia. Cascione è di livello, Izzo ha avuto un infortunio ai legamenti, a Messina ha giocato poco ma è un buon giocatore. Punterei su di lui, lo ricordo nella primavera del Genoa, quello era uno squadrone. È stato giudicato male, forse ingenerosamente. ma oltre agli under l’Acr ha giocatori come Foggia, Sabatino e Lomasto. Aliperta in D è come Maradona. Vuol dire che il valore aggiunto dell’Acr è D’Eboli, si è fatto sempre trovare pronto. Abbiamo un rapporto importante e so come lavora, starà già pensando al prossimo anno, bloccando qualche tassello forte del 1999 o 2000. La proprietà se lo deve tenere stretto, serve per il salto di qualità. Il Messina deve lottare per il vertice anche in C, cercare di vincere ma costruire un mattone alla volta». Nell’Acr c’è Paolo Giofrè, esterno mancino classe 2001 assistito proprio da te. Rimarrà in biancoscudato? «Abbiamo fatto un percorso di sette anni insieme, è un ottimo giocatore e farà una carriera importante – ha detto l’ex mediano –, perché ha alle spalle una famiglia con valori e principi. L’anno scorso ha vinto a Torre del Greco da titolare, aveva offerte da Serie C e B ma ha sposato il progetto Acr spinto da me. Il prossimo anno dovrebbe partire con la Salernitana, verrà contrattualizzato per tre anni. Un giovane importante, un ragazzo che quando gioca si vede che è più pronto dell’età che ha. Ho parlato con la proprietà dell’Acr, per Giofrè ci ha chiamato la Salernitana due mesi fa perché aveva tante richieste. Mi auguro possa diventare un pilastro del Messina, vedremo le ambizioni».