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No della Questura alle gare ufficiali al "Celeste". Resta casa dell'Fc, ma sui canoni il Comune deve fare chiarezza

Non ci sarebbero le condizioni di sicurezza, al di là dell'assenza di pubblico. Il club giallorosso lascerà il "Despar" per tornare ad allenarsi in via Oreto, dove negli ultimi mesi ha effettuato diversi interventi. Palazzo Zanca: come mai le compensazioni in estate per i concerti erano scandalo e adesso sono normalità amministrativa anche senza specifiche indicazione nell'atto di rilascio?

"Il “Celeste” nelle prossime settimane tornerà ad essere la casa del Fc Messina, che ha sempre conservato la speranza di convertilo nel proprio impianto casalingo per le gare ufficiali, condizione a tutt’oggi impossibile come chiarito dalla Questura": è una nota del club presieduto da Rocco Arena a provare a fare chiarezza sull'uso dell'impianto di via Oreto. Sia per quanto riguarda gli allenamenti che per le gare ufficiali di campionato, le quali nonostante i tentativi della società giallorossa non potranno disputarsi nello storico catino per ragioni di sicurezza che andrebbero al di là dell'assenza obbligata di pubblico per le direttive anti-Covid-19

Nelle ultime settimane la squadra guidata da Pino Rigoli si era trasferita sul sintetico del "Despar Stadium", adesso almeno per le sedute settimanali si prospetta un ritorno proprio al "Celeste". "Ormai da 18 mesi, per volontà del presidente Rocco Arena e del cda tutto, il Fc Messina ha considerato il “Celeste” la propria casa, utilizzandolo come struttura di allenamento ma non solo, visti i lavori e le migliorie apportate per riportare l’impianto di via Oreto ad una condizione ad oggi più che dignitosa" si legge in una nota.

Il nuovo manto erboso ma non solo, considerevoli gli interventi interni tra palestra, spogliatoi, magazzini, lavanderia. "Negli ultimi mesi, per consentire una svolta sensibile ai lavori sul manto erboso, oggi in ottime condizioni, il trasferimento al “Despar Stadium”. Ogni lavoro è stato effettuato con la speranza, condivisa con il resto delle istituzioni, di mantenere in vita un impianto dimenticato da qualche anno ma che di fatto incarna la storicità calcistica della nostra città. Sempre nello spirito comune di fattiva concertazione siamo grati alla Lnd, all'amministrazione comunale e alla Questura per la collaborazione sempre dimostrata".

Dunque cosa accadrà adesso? L'Fc per le gare ufficiali non potrà usare il "Celeste", quindi dovrà o continuare a utilizzare il "Franco Scoglio" (attualmente in gestione all'Acr Messina, in attesa dell'esito del bando di gara per l'affidamento pluriennale) o come accaduto nell'ultima partita interna contro il Rotonda, appoggiarsi a qualche altra struttura del territorio come il "Fresina" di Sant'Agata.

Per gli allenamenti, invece, evidentemente la volontà è quella di ritornare a usare proprio l'impianto che la società considera la propria "casa". Una soluzione che avrebbe anche un significato economico, perché di fronte a un canone d'affitto da pagare al "Despar Stadium" (in gestione al Camaro 1969), al "Celeste" (come già emerso nelle scorse ore da un servizio di Gazzetta del Sud) i canoni potrebbero essere ammortizzati in compensazione proprio con le spese in questi mesi sostenute dal club per migliorare l'immagine, la funzionalità e l'accesibilità del vecchio stadio.

E veniamo al risvolto "politico" della vicenda, che apparentemente non riguarda l'Fc ma più il Comune che aveva già dato l'ok all'utilizzo del "Celeste" all'Fc per tutte le funzioni operative richieste. Nell'atto firmato dal dirigente Salvatore De Francesco, non vi è alcun dettaglio sulle procedure né una quantificazione del rapporto costi sostenuti-canoni, ma solo un generico via libera a "compensare" correlato alle tariffe d'uso. Insomma, i conti si faranno più avanti. Peccato che, questo stesso sistema, fu aspramente criticato la scorsa estate dalla Giunta De Luca, quando si parlò della "dismissione" dei grandi concerti allo stadio "Scoglio", con il mancato rinvio al 2021 degli eventi di Tiziano Ferro e Ultimo. All'epoca si prospettò addirittura una "commissione d'inchiesta interna" per smascherare lo scandalo dei canoni ridotti al minimo per gli organizzatori di concerti, arrivando persino ad ipotizzare la presentazione di fatture gonfiate utili a ridurre, appunto, le quote da pagare all'Ente per l'uso a tempo dello stadio di San Filippo. Un'indagine interna della quale ad oggi non si è saputo più niente. Un sistema, quello del "pareggio a scalare" sui conti, che già in passato aveva creato problemi a Palazzo Zanca, basti risalire, ad esempio, all'Acr finita con Proto sulla quale ancora pendono debiti con l'Ente, legati proprio ad un cortocircuito sul pagamento dell'uso degli impianti tra canoni non saldati e compensazioni non accertate.

Allora le questioni sono due: o è il dirigente che continua ad attuare questo tipo di procedura (a torto o a ragione, perché nessuno a parte l'attuale Giunta comunale la scorsa estate, ha detto essere sbagliata se verificata e vagliata nei contenuti operativi ed economici) magari all'oscuro di assessori ed Esecutivo, oppure quello che fino a qualche mese fa veniva tacciata come condotta scandalosa ora è nuovamente rientrata nei parametri della normalità amministrativa.

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