Nei locali dell’Istituto Majorana - I.I.S. Verona Trento, si è svolto l’evento conclusivo del progetto “Liberi di crescere – Rete ad alta densità educativa”. Il progetto, promosso a livello nazionale dall’Associazione “Libera contro le mafie”, è stato svolto in undici scuole di cinque province: Torino, Salerno, Palermo, Genova e Messina. Ha coinvolto studenti, docenti e famiglie, “per contrastare la povertà educativa, che rimette al centro la scuola come luogo di crescita e presa di consapevolezza, attraverso azioni di ascolto, confronto e dialogo”. Nella città dello Stretto, dove è stato coordinato dalla cooperativa EcoS-Med, le attività sono state realizzate nell’istituto comprensivo “Catalfamo” e nella sede del Majorana dell’istituto Verona Trento. Il progetto, avviato nel 2019, ha operato in diversi ambiti educativi: i docenti hanno partecipato ad attività formative e ai laboratori di autoanalisi, guidati da Amico Dolci, figlio del noto sociologo Danilo Dolci. Gli studenti sono stati coinvolti nelle attività di supporto alla didattica, nello sportello di ascolto ma anche nella rigenerazione degli spazi. Per i ragazzi è stata un’esperienza entusiasmante che li ha resi protagonisti di un cambiamento tangibile. Grazie agli architetti del progetto, ai docenti coinvolti, al personale ATA e alle capacità degli studenti, due aule dell’istituto Majorana sono state rinnovate e ri-destinate: in particolare è stato creato un laboratorio di saldatura. Nel mese di maggio, grazie al progetto, sono state effettuate anche delle uscite sul territorio. A Roccavaldina i ragazzi hanno visitato un polo di produzione di bioplastiche (ottenute dagli scarti della produzione di birra) che vedrà la luce nei prossimi mesi. “Gli studenti” - ha spiegato Salvo Rizzo - responsabile per EcoS-MEd del progetto, hanno potuto constatare come sia possibile fare impresa al sud, investendo nella ricerca e sull’economia circolare, ma soprattutto dando ai giovani del territorio l’opportunità di trovare un lavoro senza dover lasciare la propria terra”. Nella giornata conclusiva del progetto gli studenti hanno accolto Pietro Campagna, fratello di Graziella, uccisa dalla mafia nel 1985. “Abbiamo deciso di concludere il nostro progetto - racconta Tiziana Tracuzzi, responsabile di Libera a Messina -invitando Pietro perché lui e la sua famiglia sono un esempio positivo di quell’impegno contro le mafie e per la giustizia sociale che cerchiamo di portare avanti, soprattutto tra le nuove generazioni”. “Inoltre, lo scorso 21 marzo, nella Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” - ha aggiunto la prof.ssa Francesca Giliberto - abbiamo proposto la visione del film “La vita rubata” e abbiamo notato che i ragazzi erano molto colpiti e ci ponevano delle domande. Da qui l’idea di farli parlare con chi ha vissuto in prima persona la tragedia raccontata nel film”. Gli studenti hanno seguito con attenzione e partecipazione il racconto sofferto di Pietro Campagna, che non solo ha perso la giovane sorella, ma ha lottato per anni per avere una giustizia solo parziale, e ha pagato sulla sua pelle la ricerca instancabile della verità.