A Messina il cinema "blu" che avvicina; a Milano il clubbing agevolato, la serata danzante "inclusiva": da un capo all'altro d'Italia con un unico denominatore, l'accoglienza a misura di tutti, cioè il ripensamento dei parametri di comfort nell'aspetto organizzativo e ambientale per una migliore accessibilità che poi chiunque può trovare utile. Ed è questo l'obiettivo principale: creare momenti che siano davvero per tutte e tutti, con o senza disabilità.
A Messina il cinema "autism friendly"... per tutti
Per una persona con autismo, o anche con altre disabilità, una “semplice” proiezione cinematografica può essere un trauma: ambiente non familiare e affollato, distanza ravvicinata con sconosciuti, imprevedibilità degli eventi, buio, suoni amplificati, movimenti limitati, consegna del silenzio, il tutto con l’obbligo “sociale” di comprendere il contesto. Un mix proibitivo, per chi soffre di una delle patologie del neurosviluppo più difficilmente “socializzabili” per l'incapacità di contestualizzare il comportamento e fare ciò che ci si aspetterebbe.
Impossibile, quindi? Ovviamente, no. E a dimostrarlo la proiezione di ieri alla Multisala Apollo, congegnata per essere “autism friendly”, cioè con tutti gli accorgimenti ambientali (luci accese, sottotitoli, libertà di parola, di movimento, di portare il cibo preferito da casa, presenza in sala di familiari e terapiste) ma con un comfort apprezzabile da chiunque, specie se con bambini piccoli: un successo totale, per chi ha avuto il piacere di partecipare e per chi l'ha fortemente voluta.
Andando oltre le ragioni aziendali, l'impegno - già di suo meritorio - “puramente” culturale, lo sforzo in un frangente difficile per la cinematografia e il suo indotto, e unendo attorno a una sensibilità contagiosa altre forze che esattamente allo stesso modo mirano ad una “presa in carico”: ciò che si realizza quando una rete professionale - e non - si affeziona a persone fragili, anche al di fuori dell’orario delle prestazioni cliniche o riabilitative.
Tante presenze e una "rete" che abbraccia
Tantissime significative presenze ieri, accolte da Loredana Polizzi, anima e cuore del progetto di Apollo Spazio Arte sostenuto dalla Fondazione Bonino Pulejo, e fortemente voluto assieme a Marco Bonanno di Bambini Speciali e Angela Rizzo di CittadinanzAttiva. «Un momento bello per tutti - afferma Polizzi - e ringrazio in partricolare la Fondazione Bonino Pulejo e anche l'Anpit Sicilia. Oggi abbiamo coronato un sogno, un progetto che avevamo nel cuore e la presenza del pubblico ci ha dato conferma. Il messaggio è che la Multisala è aperta la domenica mattina in un ambiente più confortevole per tutti, grandi e piccoli, con disabilità o senza. Ho sempre voluto aprire il cinema di mattina e sono felice di farlo così. Già mi hanno contattata molte scuole chiedendomi proiezioni "friendly" per tutte le loro scolaresche, le dinamiche cinematografiche cambiano e noi vogliamo renderle così più accoglienti».
Il sostegno della Fondazione Bonino Pulejo
Una "rete", quella creatasi attorno al progetto del "cinema in blu per tutti" che coinvolge ampiamente le forze vive e sensibili del territorio, come dimostrato dalla presenza alla conferenza stampa di presentazione di Lino Morgante, presidente e direttore editoriale della Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia e vertice della Fondazione Bonino Pulejo, ente no profit che della SES è azionista di riferimento. Per volontà dei fondatori Uberto Bonino e Maria Sofia Pulejo, infatti, venne creato uno strettissimo legame tra l'attività editoriale e quella sociale, reinvestendo gli utili attraverso la FBP stessa, per il sostegno alle giovani generazioni, a progetti di ricerca e di utilità comune, come in questo caso. Su impulso della FBP, inoltre, è stato costituito l'Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico Centro Neurolesi Bonino Pulejo, impegnato sul fronte della riabilitazione d'eccellenza e della sanità ospedaliera, attraverso l'Ospedale Piemonte di Messina, sempre con una reale attenzione alle fragilità e all'impegno per la sanità "etica", come testimoniato dal recente ingresso del prestigioso IRCCS pubblico messinese nell'Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari, che unisce 255 strutture in Italia, ricevute da Papa Francesco in udienza nei giorni scorsi proprio nel ribadire l'appello al diritto alle cure dei più deboli.
Gli "amici" in un cammino solidale
Prezioso il sostegno di Anpit Sicilia presieduta da Lidia Dimasi, e della rete istituzionale e sociosanitaria cittadina: Comune, IRCCS Neurolesi Bonino Pulejo, Università, Asp (presente ieri con Santina Patanè, direttrice della Neuropsichiatria Infantile), Policlinico universitario (con Marilena Briguglio, responsabile de Il Bruccaliffo Percorso Autismo), IRIB CNR (con la neuropsichiatra infantile Liliana Ruta, trainer internazionale del Modello ESDM - l'Early Start Denver Model di Sally Rogers per l'intervento precoce che dagli Usa si è diffuso con enorme successo nel mondo - e responsabile dell’Early Change Lab del progetto Inter Pares per l'autismo, promosso dal CNR col Comune all'Istituto Marino di Mortelle).
Presenti anche gli “amici” autorevoli in un cammino solidale: come il presidente della Fondazione Italiana Autismo Davide Faraone, e come il presidente della Società Servizi Riabilitativi Domenico Arena: «Momenti come questo vanno incentivati. Noi di SSR ci siamo e siamo disponibili a fare la nostra parte». «Per i genitori di ragazzi con autismo - sottolinea Faraone - le fatiche per creare ambienti adatti sono immani. Riuscire a conquistare una pizza seduti a tavola con i figli è quasi incredibile, poi ci si riesce perchè la forza di volontà è tanta, ma vedere che c'è qualcuno che ti crea le condizioni per vedere un film, per andare incontro ai ragazzi che vogliono farlo ma non trovano le condizioni, è un grandissimo gesto d'amore. Noi genitori ci rimbocchiamo le maniche, ma se la società ci aiuta non ci dispiace. Credo che un po' ovunque bisognerebbe creare condizioni di questo tipo. Gli effetti della disabilità, e dell'autismo, sono tanti e avere qualcuno che ti aiuta nel gestirli è segno di una società più inclusiva. Ci tenevo ad esserci perchè è un'iniziativa straordinaria». «Una vera occasione di "cittadinanza" - ribadisce Angela Rizzo - un progetto di "diritti", con la consapevolezza di un problema, come l'autismo, che non è più di nicchia. Occorre riprogrammare una città a misura di disabilità, dobbiamo essere noi a dare normalità».
Volti affettuosi e mani strette, per superare ogni paura
E poi loro ad affollare - ma sempre con i giusti spazi - la sala dell'Apollo: famiglie intere, amici. Bimbi e bimbe, ragazze e ragazzi, con il loro essere, con gli oggetti di conforto: il peluche di Paperino stretto fino a consumarsi, lo zainetto di Super Mario Bros con l’acqua e i biscotti, e soprattutto mani strette in quelle di mamme, papà, fratelli, sorelle, assistenti di sostegno e terapiste premurose (Catena Silvestri, Francesca Belponer, l’analista del comportamento Simona Di Lorenzo, solo per citarne alcune) che di domenica mattina hanno accompagnato i “loro” bambini. I quali senza un’adeguata preparazione non potrebbero, in molti casi, vivere esperienze del genere. Una vera e propria palestra per la vita reale, spesso priva di comfort zone anche per “normodotati”, figuriamoci per tutti gli altri.
Un momento di grandissimo impatto emotivo, in un luogo “normale” ma “proibitivo”, dove molti entravano per la prima volta, e dove ogni attimo è stato metabolizzato da ciascuno a suo modo, con i propri gesti rassicuranti. E anche per moltissime famiglie è stata una delle poche occasioni di socialità, specie per le fasce più disagiate, con limitate capacità di relazione e di interazione al di fuori del nucleo familiare o scolastico, e soprattutto al di fuori del mondo della disabilità.
Le testimonianze delle famiglie
«Sono felice di vedere i bambini che conosco, tutti insieme. Felice di poter entrare al cinema con mio figlio - testimonia Marco Bonanno - mi auguro che diventi un progetto "ordinario" che duri nel tempo. Per noi è difficilissimo entrare al cinema, i nostri bimbi o anche ragazzi più grandi possono essere irrequieti o avvicinarsi innocentemente ad altre persone, la gente che non è abituata può non capirlo. Con queste occasioni invece si fa vivere e vedere a tutti la nostra realtà, che così sembrerà sempre più familiare».
« La giornata di ieri resterà sicuramente nel cuore e nella memoria di ciascuno di noi perché segna l’inizio di un cambiamento necessario, ma per nulla scontato - afferma la prof.ssa Domizia Arrigo, mamma di Chicco e preside dell'Istituto Comprensivo Gravitelli Paino - Andare in pizzeria, al cinema, al bar o partecipare ad un evento culturale non è semplice quando in famiglia c’è una persona con disturbo dello spettro autistico, perché si teme di ritrovarsi in situazioni non semplici da gestire, soprattutto per il disagio di chi conosce poco il problema. Le luci accese, il movimento dei ragazzi, il sorriso dei genitori che per la prima volta non si sono sentiti in difficoltà, l’accoglienza ed il clima solidale che si respiravano ieri al cinema Apollo hanno dimostrato che insieme si può crescere e rendere la nostra città più accogliente per tutti senza quelle barriere culturali che sono molto più dolorose di quelle architettoniche. Grazie per averci donato questa possibilità di scambio e condivisione, mi auguro che questo sia solo l’inizio di un’inversione di rotta, che il cinema blu possa diventare una buona prassi nella nostra città e che ogni persona possa sentirsi accolta e accettata senza etichette, senza remore». E proprio il mondo scolastico è uno degli ambienti più coinvolti dal bisogno di innalzare la sensibilità per il fortissimo impatto con la gestione delle disabilità, e dell'autismo in particolare, costituendo la scuola un tassello strategico del quadro di intervento progressivo sui singoli casi, da seguire in stretto raccordo con la rete professionale sanitaria.
Innalzare la percezione sociale sull'inclusione
Ed ecco il salto di qualità: occasioni simili sono preziose per le famiglie e i pazienti di ogni età, ma devono servire ad innalzare la percezione sociale del concetto di inclusione, specie verso una patologia come l’autismo che tocca un bambino su 77, un’enormità. Persone - bambini, poi giovani e quindi adulti - che hanno e devono avere pari dignità, che vanno accettate - come ogni “diverso” - per ciò che sono, al ristorante, al cinema, al supermercato, a scuola, all’università (se hanno la fortuna di arrivarci), sul posto di lavoro (fortuna ancora più grande). Occasioni come questa devono quindi strutturarsi nella varietà e frequentazione “mista”, al di là delle remore, dei timori, dei giudizi e pregiudizi: ed è questa la sfida nella prosecuzione e consolidamento del progetto. Per capire insieme quanto “diverso” è “normale”.
I prossimi appuntamenti e le speranze di continuità
Il programma di "cinema in blu" proseguirà - sempre di domenica alle 11 alla Multisala Apollo di Messina - il prossimo 30 aprile, con "L'Ape Maia" e il 14 maggio con "La Gabbianella e il Gatto" con proiezioni in ambiente agevolato "autism friendly screening" aperte a tutti. Ingresso gratuito per persone con disabilità, per tutti gli altri il biglietto costerà 5 euro. Info e eventuali prenotazioni di gruppo a [email protected], l'ingresso è comunque libero fino a capienza dei posti in sala.
Intanto si lavora per stabilizzare il progetto - Polizzi spera: "Vorremmo proporlo ogni domenica" - ampliandolo ad altre attività e anche esportandolo in altre realtà per un positivo "contagio" d'accoglienza. E le attese sono concentrate anche sul supporto politico e quindi finanziario dei soggetti istituzionali coinvolti: il Comune, già presente come evidenziato dall'intervento del sindaco Federico Basile alla conferenza stampa di presentazione, ma anche la Regione come testimoniato dalla partecipazione del deputato Calogero Leanza e dal messaggio inviato dall'assessora regionale alle Politiche Sociali Nuccia Albano.
A Milano parte il clubbing inclusivo
E se a Messina si pensa al cinema per famiglie, da Milano, dal "profondo nord", arriva un'idea dal cuore altrettanto battente, ma stavolta pensata per i più grandi, per coloro che, una volta fuori dal grande abbraccio scolastico, capace di creare anche reti di vicinanza e ulteriori occasioni di socialità, si trovano spesso soli, senza amici, privi di occasioni "accessibili". Un'idea, quella del clubbing solidale, che arriva da un'area del Paese fortemente vocata all'internazionalità, al confronto, alla produttività ma dove proprio questo sposta sempre in avanti i confini della competitività e dell'immagine sociale, secondo logiche di apparenza e affermazione personale - amplificati patologicamente anche dalle dinamiche social e digitali - che rischiano di marginalizzare irreparabilmente chi quegli standard non li potrà mai raggiungere. In questo caso, la modalità d'intrattenimento più trendy del "clubbing" viene declinata - come il cinema a Messina - per essere fruita da tutti e in particolare da persone con particolari difficoltà, come Sindrome di Down o disabilità intellettive, o anche solamente meno capaci di rientrare nei "patinati" parametri di una socialità esasperata. Anche questo un modello auspicabilmente "esportabile", dimostrando che "si può fare".
Il progetto "UnìSONO-Rave 4 All"
Il progetto "UNìSONO-Rave 4 All" nasce per iniziativa di un gruppo di giovani parte attiva dell’associazione Walter Vinci Onlus - che si occupa di sostegno alle fragilità, in particolare attraverso la musica - per la realizzazione di eventi di clubbing inclusivi a Milano strutturati in modo tale da consentire la partecipazione di ragazzi e ragazze che vivono con sindrome di down e situazioni di disabilità intellettiva.
L’iniziativa, ora in piena fase organizzativa, potrà prendere vita grazie ai finanziamenti raccolti a fine 2022 attraverso un crowdfunding civico e grazie al sostegno del Comune di Milano per un totale di 20.000 euro ed entrerà nel vivo delle prime tre serate sperimentali nelle date di venerdì 21 aprile, sabato 27 maggio e in una data de definire a fine giugno 2023. Tutti i dettagli saranno svelati sui canali social di UNìSONO. L’obiettivo virtuoso del team dell’Associazione Walter Vinci Onlus è quello di riuscire a proporre serate veramente aperte e inclusive in cui ballare, ascoltare musica e stare in compagnia sia davvero alla portata di ogni giovane. L’ispirazione è nata da un format inglese, Under One Roof di Manchester People First, associazione di ragazzi con sindrome di Down, sviluppato nel 2017 dalla dj Alice Woods e ora largamente diffuso in tutta la Gran Bretagna. È nato da qui l’impegno del team di UNìSONO che ha voluto riformulare la proposta originaria, riadattandola sui parametri del contesto milanese.
Le Linee guida per serate "accessibili"
Arianna Gatti (assistente sociale e coordinatrice di progetto), Pietro Colombo Vinci (producer e sound engineer), Giulio Shusei Colombo Taccani (responsabile comunicazione), Cecilia Balzani (social media manager) – hanno affidato il coordinamento scientifico del progetto a un neurologo e a uno psicologo e hanno coinvolto un educatore e un musicoterapeuta dell’associazione Walter Vinci. Con l’aiuto di giovani adulti con sindrome di down, dei loro famigliari e di alcune figure professionali di riferimento hanno inoltre redatto delle Linee guida finalizzate a garantire una strutturazione delle serate di clubbing accessibile e sicura, rispettosa delle soglie di tolleranza di chi vive ogni giorno con disabilità intellettiva, portando attenzione sugli aspetti di acustica, light design, orari di svolgimento, security e possibilità di accesso a una decompression room.
Un progetto sfidante e innovativo di fortissimo impatto sociale: poter uscire, ballare e divertirsi non è una scelta scontata per tutte le persone e il team di UNìSONO vuole che lo diventi. Dopo le prime tre serate già finanziate, il modello proposto potrà svilupparsi e affermarsi a Milano se troverà partner finanziatori sensibili e desiderosi di rendere il divertimento serale in città e in provincia davvero alla portata di tutte e tutti.
L’associazione Walter Vinci Onlus non è nuova all’utilizzo della musica come strumento di socializzazione e inclusione: dal 2016 ha creato SonoraMente, il primo coro italiano per persone con memoria fragile, patologie dementigene ed Alzheimer che ha cantato, fino ad oggi, per oltre 500 ore, coinvolgendo quasi 200 coristi.
Info: [email protected]
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