Olena, Anton e la piccola Taissa, 1 anno e sei mesi: sono giunti a Messina a pochi giorni dallo scoppio della guerra in Ucraina. Hanno ritrovato la serenità grazie al calore di una città che ha saputo curare le ferite; sono giovani, eppure hanno già conosciuto il peso della croce, segnata dal dolore della morte, della distruzione, ma anche della speranza di poter un giorno tornare a Odessa, dove hanno lasciato amici e familiari. Accogliendo l’invito di Papa Francesco attraverso la presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, che ha chiesto a tutte le comunità di celebrare una santa messa per le vittime della guerra in Ucraina invocando la pace, anche i fedeli della parrocchia Madonna delle Lacrime di villaggio Padre Annibale di Bordonaro hanno voluto condividere la via Crucis itinerante per le vie del rione, assieme ai fratelli ucraini della comunità messinese guidata da padre Giovanni Amante. Illuminato dalle candele blu e gialle, il cammino della Croce è diventato cammino di luce, per “convertirsi insieme alla pace”. Un grido accorato quello che il parroco don Giuseppe Di Stefano ha voluto far risuonare lungo le strade, fra una stazione e l’altra, volgendo lo sguardo in alto verso le finestre delle abitazioni, chiedendo alla sua gente di testimoniare insieme la bellezza di sentirsi fratelli. “Pace a te, donna o uomo che sia, a te che sei carne di Cristo, tu mio fratello e sorella. Carne umana martoriata dalle bombe, iraniana velata a forza, violentata e ammazzata a bastonate; carne annegata nel Mediterraneo in mezzo all'indifferenza generale e ai discorsi politicamente corretti. E pace anche a te che ti credi potente e pensi di poterti servire persino di Dio per giustificare questa inutile guerra. Se vogliamo davvero porre fine a questa guerra in Ucraina come a tutte le guerre che insanguinano questo nostro mondo, iniziamo proprio da noi a riconciliarci gli uni con gli altri. Offriamo in sacrificio la pace per la pace, scandalizziamo il mondo con la pace! Chiediamone il dono impegnandoci noi per primi, senza più aspettare né delegare; costruiamola noi per primi la pace, mettendoci del nostro. Che questa pace affondi le sue radici in scelte concrete che risanino la ferita che sanguina, che ricostruiscano ciò che è distrutto e consolino il pianto”.