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Messina, Ilenia e una lezione di vita. Mai lasciare i sogni nel cassetto

Affermata attrice messinese, figlia del pittore D’Avenia e con mamma scrittrice, ha costruito la propria strada con tenacia

«Mi sono preparata per l'Accademia in un modo non canonico: tutti i giorni provavo nella dependance di casa con mio padre che si improvvisava regista. Montavamo monologhi, dialoghi, provavamo persino canzoni. Era una collaborazione collaudata, dico sorridendo, dal momento che negli anni precedenti la stessa cosa si era verificata con pezzi teatrali che mamma scriveva per me». Papà, noto pittore e scultore e mamma scrittrice. Ilenia D'Avenia, ex mauroliciana, classe 1993, è cresciuta in una casa dove si respirava arte e bellezza. E lei, in quelle mura che diventavano teatro magico, dava il via ai suoi sogni. «I miei – racconta – mi hanno fatto crescere nella convinzione che tutto è possibile. Mi hanno fatta sentire libera di sognare. Non è scontato che i genitori abbiano il coraggio di lasciarti una libertà tanto bella quanto pericolosa. È un atto di fiducia enorme. Credo che questa sia stata la cosa fondamentale, oltre a un’infinita serie di cose pratiche e avventure folli nelle quali si sono lanciati dal primo momento con estrema convinzione. Oltre ad essere cresciuta nella galleria d’arte in cui mio padre produce ed espone».

L'aneddoto

E nel regno di papà Michele c'era un frequentatore abituale che avrebbe fatto la differenza: « C'è un aneddoto che amo raccontare, avevo 16 anni e studiavo recitazione da 3. Una sera mio padre tornò a casa raccontandomi che Massimo Mollica era passato a visitare la sua galleria e che, se avessi voluto, avrebbe potuto parlargli di me e del mio desiderio di fare l’attrice. Qualche giorno dopo Massimo tornò da lui, mio padre ne approfittò e gli accennò qualcosa. La risposta di Mollica fu inaspettatamente lapidaria: “Dicci a to figghia mi va a teatru e ‘mmi si ‘ccatta u bigliettu!”. Evidentemente mi aveva immaginata come una ragazza troppo giovane, con le idee poco chiare e aveva, non so perché, pensato che l’unico mio desiderio fosse quello di diventare banalmente famosa. Quindi mi consigliava di fare la spettatrice sostenendo la cultura, se proprio mi piaceva il Teatro. Io, di contro, ero talmente innamorata del Teatro e della recitazione, che mi sentì ferita nell’orgoglio e, non capendo con quale “arroganza” potesse giudicarmi senza conoscermi, feci giurare a mio padre che qualora Mollica fosse mai tornato in galleria, lui avrebbe dovuto tempestivamente avvisarmi per evitare che lo incrociassi anche solo per un secondo. Ero molto risentita e, parecchie volte mi appostavo all’angolo tra via Centonze e via Dogali, in attesa che lui uscisse. Era ormai diventato un habitué e passava pomeriggi a raccontare a mio padre di assonanze tra la dizione e il dialetto siciliano».

La riscossa

Qualche tempo dopo, venne fuori la notizia che stava cercando una giovane attrice per uno spettacolo, e la tenace Ilenia pensò in cuor suo che questa poteva rappresentare il momento della “riscossa”. «Credevo in me – ricorda – in un modo che adesso mi fa sorridere. Andai al provino senza dire di chi fossi figlia. Mi scelse e fu amore. Una volta scoperto chi fossi, tornò da mio padre dicendo: “Michele, M'u putivi diri chi to figghia è n’attrici!”. Da quel momento in poi ho lavorato con lui fino al momento della sua scomparsa. Ed è stato un maestro immenso». Da Messina all'Accademia nazionale d'Arte drammatica “Silvio D'Amico” il passo, invece, è stato necessario: «Sono stati i 3 anni più intensi della mia vita. Ho avuto la fortuna di avere insegnanti meravigliosi, una su tutti Anna Marchesini. Poi, sono andata a studiare a New York dove ho avuto l’onore di veder lavorare una delle più grandi “acting coach”, Susan Batson. E successivamente ho proseguito gli studi a Madrid».

L'incontro

L’incontro «fortunato» è quello con Giampiero Cicciò. Nel 2016 Ilenia era andata a vedere il suo spettacolo “Lei e Lei” a Roma e si complimentò: «Qualche mese dopo, durante una partita della Roma, in un pub affollatissimo in cui lavoravo per arrotondare, ricevo una sua telefonata. Così, rischiando di essere ripresa, sono uscita dal locale e ho risposto. “Devi venire subito a Messina, Ilenia, devo partire con la tournée e Federica non può più esserci, devo sostituirla in una settimana, mi sei venuta in mente tu.” Era un ruolo da protagonista, sapevo che non sarebbe stato facile fare tutto in così poco tempo e per la prima volta. Ma, come sempre, accettai la sfida, onorata. E porto quello spettacolo nel cuore». Nel 2018, Giampiero spronò Ilenia a scrivere e fare regia. Nacque così Indra, spettacolo tratto da “Racconti siciliani” di Danilo Dolci, che vinse il Premio “Miglior Regia” e “Miglior Progetto” nell’ambito del Festival InDivenire, di cui Giampiero stesso è stato un eccezionale direttore: « Di cose ne ho fatte parecchie.

La televisione

L’approdo in tv, è avvenuto con l’amatissima serie “La Mafia uccide solo d’estate”, per la regia di Luca Ribuoli, alla quale hanno fatto seguito “Rosy Abate”, “Il Cacciatore”, “Luna Nera”. “Vita da Carlo”? Un onore lavorare con Verdone che è molto simpatico. Negli ultimi due anni, ho lavorato molto anche come “acting coach”, grazie all’intuizione e la fiducia di una delle più grandi “casting director”, Sara Casani, che avendomi visto lavorare con gli attori mi ha proposta per “I Viaggiatori” di Ludovico Di Martino. Adesso ho appena concluso il lavoro su un altro set, “Supersex”, con la regia di Matteo Rovere una serie Netflix prodotta da Groenlandia e The Apartment, sulla storia di Rocco Siffredi». E la giovane ha ancora tanti sogni nel cassetto: «Mi piacerebbe interpretare ruoli – conclude – che mi consentano di esplorare realmente nuovi mondi e grazie ai quali possa mettere a frutto gli studi di questi anni appieno. Mi piacerebbe anche scrivere un lungometraggio e dirigerlo, ma per questo grande sogno c’è un tempo di gestazione a volte lungo, necessario a renderlo maturo. Comunque i sogni sono tanti, come nella vita di un artista deve sempre essere».

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