«Ai giovani dico che se ce l’ho fatta io, ce la può fare chiunque, e consiglio di portare a termine ciò che si è cominciato. Non nascondo che da studente ho avuto tante difficoltà e ci son stati momenti di sconforto. Se ci ripenso oggi, non mi pare quasi vero». Concreto sul lavoro, idealista nella vita. Il radiologo messinese Giancarlo Gismondo Velardi, classe 1984, in servizio all'ospedale "Jazzolino" di Vibo Valentia vanta il primato di aver pubblicato un articolo scientifico sui segni radiologici della variante Omicron. E sorride quando rammenta il fatto che mai avrebbe pensato di finire sulle pagine prestigiose del “Journal of Radiological Review”. Anche se in realtà il suo è un percorso di impegno e passione.
«Dopo la maturità – racconta il professionista – nel lontano 2002 provai il test per l’ammissione sia in Medicina che per Tecnico sanitario di radiologia medica, anche se prima mi balenava l 'idea di iscrivermi ad ingegneria. I test di ingresso erano talmente difficili che non pensavo di vincerli entrambi e invece il mio impegno mi pagò. Così mi trovai davanti a un bivio: dovevo scegliere la strada più breve, i 3 anni di diploma Tsrm o i 6 anni in Medicina». Il giovane prese la strada più tortuosa e meno certa e ad oggi afferma con fermezza che l'ingresso nella scuola di specializzazione in Radiodiagnostica fu però la vera svolta della sua vita.
Il percorso formativo
Un percorso formativo messinese anche per la specializzazione con una breve parentesi presso la senologia dell’ospedale di Taormina durante l'ultimo anno di specializzazione e poi l'approdo nella sorella Calabria: «Dopo meno di 2 mesi dalla specializzazione, – continua – quasi per caso o per destino, partecipai ad un avviso pubblico e venni convocato dall'Asp Vibo Valentia nel 2016 per un contratto a tempo determinato e l'anno successivo, a seguito di concorso, sono stato assunto a tempo indeterminato». E nel cammino hanno fatto la differenza una buona scuola e un bravo maestro: «La scuola di specializzazione al Policlinico di Messina è validissima,– precisa – sicuramente più di altre nel sud Italia. Ripensando oggi ai miei inizi, sembravo un po’ “l’Allieva” di Alessia Gazzola, però man mano, lo stimolo della conoscenza, nonché professori e medici strutturati mi hanno fatto crescere e superare i miei timori iniziali. Devo ringraziarli tutti, ma uno in particolare – non me ne vogliano gli altri – è il dottor Sandro Baldari, il mio ex primario di Vibo, che ha creduto in me fin da subito e mi ha fatto crescere professionalmente. Ed è raro trovare un professionista con delle conoscenze così complete e con la sua umanità».
La pubblicazione prestigiosa
E notizia recentissima è la pubblicazione scientifica pubblicata sul Journal of Radiological Review sulla variante Omicron del Sars-Cov-2, e su gli aspetti clinici, radiologici e, di conseguenza, terapeutici. Che rende orgogliose due terre sorelle: Sicilia e Calabria. «Nella nostra attività lavorativa, visionando le Tc, ci siamo resi conto che nei pazienti affetti dalla variante Omicron, a differenza delle precedenti varianti (caratterizzate prevalentemente da addensamenti quali vetro smerigliato, “crazy paving” e successivamente polmonite organizzativa), c'era un maggiore coinvolgimento dei bronchi, spesso stipati di muco e con pareti ispessite. Chiunque abbia contratto questa forma, si sarà accorto che la tosse non è più secca e stizzosa ma grassa e con produzione di muco, a volte abbondante, peraltro anche in soggetti non broncopatici e non fumatori. Questo muco endobronchiale nei casi più avanzati può causare delle atelettasie per interruzione della normale aerazione del parenchima e nei casi più gravi anche ad un vero e proprio collasso polmonare. In tali casi, il paziente viene trasferito in chirurgia toracica per essere sottoposto a broncoscopia disostruttiva (prima questa evenienza era rara e in genere interessava pazienti già ricoverati in terapia intensiva). Nei casi meno gravi invece è sufficiente aggiungere i farmaci mucolitici alla terapia farmacologica di base». E importante è il fine: «Il senso della lettera all’editore è di rivolgermi ai colleghi radiologi e non solo per invitarli a non limitarsi alla solita valutazione del parenchima ( tessuto polmonare che esplica le funzioni respiratorie) alla Tc (anch’essa importante), ma anche di valutare i bronchi. Ora la soluzione diagnostica sta pure lì e l’iter del paziente può cambiare anche di parecchio. Quasi in contemporanea alla nostra lettera all’editore, su “Radiology” è uscito uno studio dei ricercatori coreani che sostanzialmente conferma quanto abbiamo illustrato. Se dall’altra parte del mondo un gruppo di colleghi nota la nostra stessa evidenza, allora ci abbiamo visto giusto».
Il messinese in Calabria ha trovato una famiglia anche se secondo lui è necessario ancora apportare delle migliorie : «In reparto siamo una grande famiglia, nonostante il continuo “ricambio” di personale. Ma se parliamo di sanità è innegabile che ci siano delle difficoltà, soprattutto la carenza di personale. Tuttavia lavorare qui è una buona “palestra”, perché l’attività è molto eterogenea: dalla neuroradiologia all’imaging della prostata, passando per la muscolo-scheletrica e le emergenze-urgenze. Ho appena saputo che un collega vibonese specializzando all’ultimo anno vorrebbe venire a lavorare da noi, ma non può perché Vibo non rientra nella rete formativa. Il che mi sembra assurdo, dato che qui si impara tantissimo.» E il sogno coltivato è uno: «Mi piacerebbe tornare a lavorare a Messina ma non è affatto semplice. Escludendo Lipari, almeno nella mia specialità, a quanto pare non c’è carenza di medici radiologi ospedalieri. I concorsi sono poco frequenti – conclude – e per pochissimi posti. Nel frattempo aspetto che l’Asp di Vibo pubblichi la delibera per il mio incarico di alta specialità».
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