Messina

Sabato 23 Novembre 2024

Negli abissi degli oceani il messinese Cristian Fiumanò porta con sé lo Stretto FOTO

 
 
 
 
 
 
 
 

Commercial driver, operatore tecnico subacqueo, sommozzatore e palombaro commerciale. Al collo per scaramanzia indossa sempre una sirena, perché si dice che per la gente di mare rappresenti una salvezza in situazioni di tempesta. Cristian Fiumanò, studente di Scienze e tecnologie della navigazione del nostro Ateneo, classe 1990, può essere definito un superman degli abissi. E arriva lì a 190 metri e oltre: nel blu accecante infinito dove i rumori, i gesti e i colori assumono un aspetto assai diverso e dove dietro una qualifica detta in poche parole di operatore tecnico subacqueo si nasconde un impiego che richiede freddezza coraggio e competenza. E il suo lavoro lo ha portato a visitare varie nazioni come Repubblica del Congo, Ghana, Nigeria, Libia, Etiopia, Messico, Argentina e Stati Uniti. Proprio il continente a stelle e strisce, Cristian lo definisce la meta più divertente e affascinante che abbia mai visto. E la lista sarebbe ancora più lunga. «Mi occupo – racconta –, con il ruolo di palombaro commerciale alto fondalista, di installazione e manutenzione di piattaforme petrolifere e del gas e condotte sottomarine, all'estero e in Italia. Il mio mondo è poco conosciuto e devo dire che mi appaga molto. Sono stato sempre amante del mare, mio padre Giuseppe mi portava sott'acqua assieme a lui e sopra le sue spalle mi trasportava nei fondali marini del nostro Stretto». Ma la storia ha radici assai più profonde e rievoca un passato che molti messinesi tramandano con passione. Quella dei palombari “doc”. «Non ho ricordi nitidi dei miei nonni – continua –, sono venuti a mancare quando ero molto piccolo, so solo che svolgo il loro stesso lavoro e sono alla terza generazione. E chissà, forse me lo ritrovo anche nel sangue ». E tutto prende forma dopo il diploma di perito elettromeccanico al Majorana e il curriculum è assai ricco, da Palermo alla Scozia, poi negli Usa. Tante sono le esperienze che porta nel cuore: «Il recupero del relitto Gökbel, nave inabissatasi il 28 dicembre del 2014 al largo delle coste ravennati. Il mio turno durò ben 4 mesi e lì ci fu un mix di lavori subacquei che comprendeva ogni arte possibile da poter svolgere sott'acqua: estrazione dei combustibili e inquinanti del relitto, e poi, operazione delicatissima, il capovolgimento della nave. E tanto altro ancora. E ad alimentare le operazioni la ricerca dei dispersi». Rimane viva l'esperienza del Giglio e il disastro del 2012 che causò la morte di 32 passeggeri: «Ho svolto un turno di un mese – precisa – dedicato al recupero della Costa Concordia e per lo più ho svolto operazioni inerenti la bonifica dei fondali dell'Isola del Giglio. Poter partecipare ad operazioni così colossali è stato un vero onore per me. E sono fiero dell'azienda con cui ho prestato servizio, la Micoperi Spa, perché il legame che si è creato con i colleghi è impagabile. Siamo come una vera e propria famiglia». Resta ovviamente saldo il legame con la Sicilia: «Sono molto attaccato alla mia terra, il ritorno a casa per me è sempre un momento di festa e gioia. E sono legato a tal punto che le mie piccole imprese di volontariato, dalla raccolta di plastiche e microplastiche dalle spiagge della domenica ai servizi di Protezione civile li svolgo proprio per l'amore che provo per la mia Messina». E a chi vuole fare lo stesso lavoro lancia il libretto di istruzioni-base: «Questo mestiere – afferma con decisione – lo si fa avendo molta passione per il mare, ma bisogna essere anche un po' folli. La nostra preparazione è continua anche quando indossiamo le pantofole di casa. E siamo soggetti annualmente a visite mediche molto rigide in centri iperbarici specializzati. Per lavorare negli abissi al buio e spesso senza visibilità utilizziamo molto il tatto e le direttive comunicate dalla superficie dal nostro caposquadra durante le immersioni. Ripeto, è necessario essere persone scrupolosamente attente e di indole serena».

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