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La sfilata delle rifugiate del Sai a Capo d'Orlando: in passerella va l’integrazione

L’evento del Centro di accoglienza di Capo d’Orlando. Abiti di vari Paesi africani, realizzati dal laboratorio

Un sorriso grande così per ringraziare l’Italia che li ospita e che ha aperto loro la porta di un futuro che guerre e persecuzioni in patria hanno negato. È il sorriso stampato sul viso delle rifugiate del Centro Sai di Capo d’Orlando (il Sistema di Accoglienza ed Integrazione) gestito dalla cooperativa Servizi Sociali, durante la sfilata di moda che si è tenuta al porto di San Gregorio della città paladina e chiusa con tre abiti , ognuno dei quali riportava i colori della bandiera italiana. È stata l’unica eccezione, perché tutti gli altri vestiti che hanno indossato le rifugiate, “novelle” indossatrici, erano quelli tradizionali del loro paese d’origine e confezionati a mano nel laboratorio del Centro. Una sfilata che ha chiuso le ricorrenze della Giornata del Rifugiato e che per la città paladina è stata qualcosa di più perché le famiglie dei rifugiati, con i loro piccoli bambini al seguito, da anni ormai sono parte integrante della comunità orlandina e, come ha detto il sindaco Franco Ingrillì nel suo discorso di apertura, «il loro sorriso ed il loro saluto aprono il cuore». Per la cooperativa Servizi Sociali l’evento è stato qualcosa di più, perché proprio quest’anno ricorre il quarantennale della sua nascita ed il bilancio tracciato da Giusy Galipò, che rappresentava il papà Cono, presidente ed anima dell’associazione, assente per motivi di salute, ha ripercorso una storia di indubbia dedizione alla solidarietà ed alla multiculturalità.

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