Sta per concludersi il countdown finale per studenti e studentesse all’ultimo anno di scuola: gli esami di maturità 2022 stanno per iniziare. Il tanto atteso taglio del nastro, un nuovo inizio che ogni maturando immagina dal primo giorno di scuola, è agli sgoccioli. Domani mattina i licei messinesi apriranno le porte a studenti e studentesse per dare il via all’ultimo scatto in vista del traguardo finale: la tanto attesa “vita da grandi”. Tanta felicità e soddisfazione ma anche tanta tristezza, da parte non solo di alunni e alunne che saluteranno per l’ultima volta la scuola, ma anche dei docenti che hanno accompagnato i ragazzi durante questo lungo e fondamentale percorso di vita.
A tal proposito la studentessa Alba Bucchieri del liceo scientifico Archimede, insieme ai compagni di classe, ringrazia pubblicamente i professori con una lettera: «Cari professori, oggi abbiamo capito che non sempre deve esistere una risposta corretta e una sbagliata perché quello che si impara veramente a scuola non è scritto su dei libri materiali, ma su un altro genere di libri che noi intitoliamo “professori”. Ogni sera mentre preparavamo lo zaino pensavamo che avremmo sentito una semplicissima lezione di storia, di fisica, di italiano e qualche volta è anche capitato che non portassimo i libri per alleggerire il peso sulle nostre spalle. In realtà questo tentativo di alleggerire il peso del nostro zaino risultava sempre vano. Non ci siamo mai saputi dare una risposta sul perché quando suonava l’ultima campanella e mettevamo lo zaino sulle spalle quest’ultimo risultava più pesante. Abbiamo capito che le giornate di scuola non sono “monotone” ma ognuna di queste è “unica”; abbiamo capito che in realtà le lezioni di storia, di fisica, di italiano non sono altro che lezioni di vita. Lo zaino è sempre stato più pesante al ritorno da scuola perché inconsciamente ci portavamo a casa tutto questo. Finalmente possiamo dare una risposta diversa alla domanda: “Cosa hai imparato oggi a scuola?”. Oggi ho imparato come diventare un uomo maturo e una donna matura, grazie».
Non tutti gli alunni e le alunne però, salutano la scuola con sensazioni positive: gli esami di maturità creano sentimenti contrastanti e in alcuni casi non permettono agli studenti di concludere questo percorso in maniera felice. «Quest’anno sono un maturando. Mi sembra di essere entrato ieri alle superiori per la prima volta e adesso è quasi tutto finito, sono costretto ad affrontare l’esame della maturità e in testa ho davvero molti pensieri. Ho provato molto fastidio per la pressione che ci è stata addossata dai docenti quest’anno - questa è l’opinione di Fabio Filocamo, studente del liceo scientifico Archimede - con il solito ripetere “avete gli esami!” forzandoci nel frattempo a studiare una mole esagerata di argomenti diversi con la pretesa di farci ricordare tutto, quasi come delle scatole da riempire di oggetti il più velocemente possibile; ho visto da vicino la sofferenza dei miei compagni di classe, soprattutto dopo marzo. Un altro mio dubbio riguarda la necessità dell’esame: sostenerlo dopo 5 anni di stress, compiti e valutazioni, ha un senso? Dovremmo apprezzare gli ultimi momenti di socialità delle scuole superiori e invece dobbiamo scappare per la tensione che abbiamo addosso, c’è infatti questa ossessione soffocante verso le competenze e la competizione che secondo me non ci permette di vivere al meglio l’istruzione. E dopo questi 2 anni di pandemia e di isolamento, che tutt’ora pesano gravemente su di noi, lo Stato e le scuole continuano ad ignorare le nostre richieste. Come dovremmo, noi studenti e studentesse, sentirci di fronte a tutto questo? Ogni cambiamento partito dall’alto senza neanche tentare un dialogo con i nostri sindacati studenteschi. Non credo bastino le parole per esprimere quanto tutti noi odiamo questa vessazione degli esami di Stato, solamente pensare di sprecare il mio tempo e la mia salute mentale per una cosa così superficiale mi fa davvero innervosire, per questo ho in testa solo critiche. Mi attendono tante altre sfide simili all’università, e onestamente non so come affrontarle, probabilmente me lo dirà il tempo».
La maturità è senza dubbio un assaggio di ciò che verrà assaporato negli anni a venire, qualsiasi sia la scelta intrapresa al finire della carriera scolastica, che sia di continuare gli studi o cimentarsi nel mondo del lavoro. Per coloro i quali volessero continuare il loro percorso di studi in determinate facoltà a numero chiuso, la preparazione all’esame di stato risulta un ostacolo alla formazione al test d’ingresso. Sembrerebbe essere giunta quasi al capolinea la generazione che romanticizzava gli esami di maturità, lasciando spazio ad alunni e alunne travolti da responsabilità ed ansie.
«Io e molti miei compagni conveniamo nel dire che forse la società e il mondo degli adulti, in generale quello del futuro - ci dice Giulia Crisafulli del liceo classico La Farina - ha delle pretese ingenti. Penso al fatto che io e altri compagni vorremmo entrare nella facoltà di medicina e il test sarà il 6 settembre, praticamente giusto il tempo di finire gli esami di maturità e poi subito a studiare per il test. Una preoccupazione in più per me che provengo da un liceo classico e sento di non avere la preparazione adatta. Ai tempi dei miei genitori non era così, gli esami di maturità sono diventati una corsa contro tutti, contro il tempo, per accaparrarsi un posto rispetto agli altri. Una logica homo, homini, lupus».
C’è anche chi vive con nostalgia la chiusura definitiva di questa parentesi, come gli alunni e le alunne del liceo classico Maurolico che scrivono sulle pareti di scuola, il posto che è stato come una seconda casa, i loro nomi, per far sì che quelle pareti non si dimentichino mai di loro. «Provo a non dare un peso eccessivo all’ansia che sta portando la chiusura di questo capitolo. Mi sento in una fase di transizione e a volte sento mancare delle certezze - racconta Anna Borrello del liceo classico Maurolico -, alcune cose che fino a poco tempo fa reputavo sicure adesso non lo sono più. Io stessa cambio idea molto facilmente, so già cosa voglio fare ma ancora devo capirne le modalità. Sono molto contenta di iniziare cose nuove. I miei compagni di classe mi mancheranno, anche se non siamo stati una classe molto unita, spesso in lotta tra di noi. Non so cosa sia successo l’ultimo giorno di scuola, ma ci siamo dimostrati molto uniti, è stato bellissimo, mi sono resa conto che mi mancheranno e che questi cinque anni senza di loro sarebbero stati tristi. Siamo cresciuti insieme, abbiamo fatto di tutto insieme. La notte prima degli esami la trascorreremo fuori dalla nostra scuola».
È arrivato il momento di tirar fuori Venditti dal freezer per cantare stasera a squarciagola “Notte prima degli esami”, fare un grosso in bocca al lupo ai maturandi della nostra città, sperando che il loro futuro sia all’altezza delle loro aspettative.
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