La duplice processione delle Varette barcelgottesi al via ieri dopo due lunghissimi anni di interruzione per il Covid. Le Varette barcellonesi si sono lentamente radunate intorno alla chiesa di San Giovanni Battista, mentre quelle pozzogottesi intorno al Duomo di Santa Maria Assunta.
Duplicità che nasce dall’antica separazione dei due comuni, e che ha continuato a tramandarsi in un atavico campanilismo anche dopo l’unificazione avvenuta nel 1836 con Regio Decreto. Un segno di indubbia rinascita per una città che vuole tornare a vivere la propria vita e la propria storia.
Lungo le strade, tra il brusio della gente, riecheggiavano i versi mesti della Visilla, urlata quella barcellonese, sommessa quella pozzogottese. Versi che scorrono nelle vene di ogni barcelgottese. Tre colpi di martello hanno scandito la lenta marcia della processione. Suggestivi i soldati romani, impropriamente chiamati “giudei” dalla tradizione, che hanno sfilato schioccando le lunghe lance, eseguendo rapidi cambi di guardia agli ordini urlati dal capo-giudeo. Vestiti nella classica divisa con il mantello scarlatto, tipico dell’era messianica, quelli barcellonesi, con il pesante e folkloristico elmo in piume di pavone invece quelli pozzogottesi. Antico retaggio quest’ultimo che rivela le radici ispaniche della processione: l’elmo ricorda, infatti, un copricapo tipico delle civiltà azteche colonizzate dagli spagnoli.
Un tempo la frutta e i fiori, presenti in entrambe le Vare dell’Ultima Cena, giungevano rispettivamente dal lontano Sudamerica e da Sanremo. Un vero capolavoro di notevoli dimensioni la Palma, adornante l’Urna del Cristo Morto, realizzata dal maestro intrecciatore Vito Arrico, è vanto e orgoglio della processione pozzogottese. Comune ad entrambi i cortei è il “baldacchino all’antica” retto a turno dai rappresentanti delle confraternite. Da qualche anno nella processione barcellonese sfila la copia originale della “Sacra Sindone” giunta direttamente da Torino.
Caricamento commenti
Commenta la notizia