Ci sono tradizioni legate a doppio filo ai territori che purtroppo l’incedere inesorabile del tempo indebolisce o addirittura cancella. Testimonianze del passato che sempre più spesso le giovani generazioni sconoscono e che invece, a maggior ragione oggi, possono assurgere al ruolo di elementi preziosi. Le loro qualità sono sottolineate, ad esempio, dal progetto Destination make! della Camera di commercio di Messina, che scommette a occhi chiusi sulla valorizzazione e sul recupero degli antichi mestieri. Ciò può avvantaggiare tutta la vasta provincia peloritana, dotata di un patrimonio certamente invidiabile. In riva allo Stretto spiccano i villaggi della zona sud di Contesse e Minissale, una volta toccati dalla via del Dromo che collegava Messina a Catania. Qui – si legge nel documento – «si osservano i resti di vecchie costruzioni legate all’attività agricola e agroindustriale di un tempo, quando nelle campagne dei casali di Messina si coltivavano e si trasformavano gli agrumi e i gelsomini». Un chiaro «esempio di archeologia industriale, che può essere riconvertita come potenziale Ruhr messinese, come un centro creativo diffuso e sensoriale che, da un lato, riprende in chiave moderna la produzione di De Pasquale dei profumi a Contesse e, dall’altro, lascia spazio alla comunità di riunirsi in uno spazio culturale di scambio, anche dove prevedere spazi ricreativi come parchi, gallerie, caffè letterari». E in tema di essenze viene citata «un’ottima pratica», quella del Museo del profumo Fragonard, a Parigi. «Si tratta di una perfetta ricostruzione e valorizzazione di un’industria fondamentale per la Francia, attraverso una disposizione museale interattiva. Inoltre, all’interno del museo i visitatori possono svolgere una serie di esperienze e attività legate alla produzione del profumo».
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