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Marco, il talento messinese della Neurochirurgia. Il segreto? Umiltà e lavoro di squadra FOTO

“Non ricordo di aver mai desiderato fare altro nella vita”. Ma non chiamatela "professione ereditata” perché per Marco Conti Nibali fare il medico è “soltanto” passione, dedizione, indole. Insomma, non poteva essere altrimenti

“Non ricordo di aver mai desiderato fare altro nella vita”. Ma non chiamatela "professione ereditata” perché per Marco Conti Nibali fare il medico è “soltanto” passione, dedizione, indole. Insomma, non poteva essere altrimenti. E il giovane messinese, di appena 31 anni, fa parte di un'equipe, quella di Neurochirurgia oncologica dell'Università di Milano guidata dal professor Lorenzo Bello, che è tra le più note e apprezzate del settore in campo internazionale. “Quello che oggi è il mio futuro – spiega Marco – non è stato un'equazione scontata, una scelta indotta o una strada assicurata... Sono andato via da Messina giovanissimo e ho iniziato l'università a Milano volutamente per confrontarmi con altre realtà che non fossero a me note: oggi posso dire che è stata una scelta vincente”. Per cui Marco ringrazia sempre quei genitori che l'hanno lasciato libero, garantendogli, però, le condizioni di giocarsi una grande possibilità.

La passione per la Neurochirurgia oncologica

Sin dai primi anni di università si è subito appassionato all'anatomia del sistema nervoso centrale e immediatamente ha capito che non voleva “teorizzare” - almeno non soltanto - ma che desiderava diventare un chirurgo. “Ad indicarmi la strada è stata un'opportunità: quella di stare al fianco di un professionista che è un'eccellenza di fama internazionale”. Il professor Bello è stato, infatti, relatore di entrambe le tesi accademiche di Marco ed oggi è il suo primario. “Sono rimasto affascinato proprio perché ho avuto come guida e modello un punto di riferimento della Neuroncologia mondiale che è stato capace di utilizzare tecniche innovative, trasferendo il suo bagaglio di formazione dall'estero in Italia. Ma la vera forza – spiega Marco – è stata la squadra. Sono cresciuto personalmente e professionalmente in un ambiente molto empatico, partecipativo e incentrato sui bisogni del paziente. Ma soprattutto giovane”.

Un'equipe d'eccellenza

Marco, infatti, fa parte di un'equipe di quattro giovani chirurghi che hanno tra i 30 e i 34 anni: un vero e proprio vivaio di talenti che, finora, si è mosso insieme, dividendo le fatiche e moltiplicando i successi, senza gli individualismi tipici di alcuni settori come, appunto, quello medico. Uno tra i momenti più emozionanti della sua carriera, fino ad oggi, è stato intervenire a un congresso internazionale a Seoul, ma in realtà “Ogni giorno è una nuova sfida sia nell'ambito della ricerca che nella pratica, ma anche nel rapporto col paziente” dice Marco. A livello umano, tra l'altro, non è affatto semplice perché il “peso” delle malattie che l'equipe affronta non è di poco conto: “I nostri pazienti – spiega - hanno spesso un'età molto giovane e problematiche che fanno temere per la propria vita in maniera atroce, ma noi cerchiamo di rappresentare in tutti i modi uno step, un passaggio che dà speranza. La gioia più grande, fino ad oggi – continua Marco - per me è proprio la gratitudine dei pazienti, perché loro si accorgono di quello che proviamo a dargli: tempo, interesse e abnegazione”.

Il rapporto con Messina

Ma se Milano è la “culla” della sua formazione e la città in cui vuole continuare a vivere, Messina cosa rappresenta oltre quel mare, quello Stretto da cui non riesce a stare lontano per troppo tempo? “Per formarsi e imparare non credo sia obbligatorio andare via da Messina, ma è necessario confrontarsi con altre realtà se si aspira a qualcosa di più... A Messina e in Sicilia – continua - ci sono bravissimi professionisti ed eccellenze, ma quello che manca è un sistema che valorizzi, implementi e sostenga chi ha potenzialità, tra l'altro più si tenta una iper-specializzazione, più è necessario cercare un centro di livello superiore ed è estremamente difficile trovarlo esattamente nella propria città. Le condizioni della rete ospedaliera siciliana e messinese – afferma ancora - non dipendono dalla bravura dei medici, ma dalle strutture sanitarie, dai livelli di assistenza e dalle opportunità”. Anche per questo Marco adesso non tornerebbe stabilmente in città: “Il mio settore prevede una curva di apprendimento molto lunga e articolata, sono a metà strada e ho ancora molto da imparare, ma mi piacerebbe - e già sta incominciando a farlo - portare le mie conoscenze nella mia città, per questo, attraverso un percorso ambulatoriale, seppur saltuariamente, ho deciso di mettere a disposizione dei messinesi, in città e in provincia, il bagaglio della mia equipe”.

Talento e umiltà

Un “bagaglio” che Marco punta ad arricchire e mettere a disposizione anche degli studenti: “Continuerò certamente a fare ricerca clinica funzionale alla pratica chirurgica, mi è già stata proposta anche la possibilità di insegnare e questo sarà uno tra i prossimi step del mio percorso”. Anche perché il sogno di Marco, laurea e specializzazione con 110 e lode e all'attivo, già, una quarantina di pubblicazioni, è quello di riuscire ad acquisire sempre più competenze, con un'umiltà fuori dal comune: “Non ho un traguardo o un'ambizione precisa – afferma – mi basterebbe semplicemente diventare un punto di riferimento, un aiuto per tutti quelli che si rivolgono a me”.

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