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Messina, quel portale che racconta di Dio e Satana

L’incredibile ricchezza di simboli teologici nella facciata di San Gaetano a Santo Stefano di Briga si svela solo a chi sa vedere

A Santo Stefano di Briga, uno dei 48 Casali di Messina già esistente prima del 1061, anno che segna l’avvio della conquista normanna della Sicilia, il portale metà demoniaco e metà cristiano della chiesa di San Gaetano parla a chi ha orecchie per intendere e occhi per vedere raccontando di simboli che all’uomo e alla donna del secolo XVI dicevano tutto. Poco o nulla, invece, dicono a noi figli del XXI secolo che abbiamo rotto, da tempo, ogni legame col simbolo. Cosa ci volevano raccontare i committenti di questo portale e cosa ci voleva rappresentare il messinese Antonio De Freri o Antonello Freri quando lo scolpì nel 1524?
Il portale ci accoglie mostrando in alto, nella cornice di coronamento, la rappresentazione simbolica dei quattro Evangelisti, il cosiddetto “tetramorfo” secondo la visione narrata dal profeta Ezechiele: Matteo ha come segno di riconoscimento l’essere vivente con il volto umano perché il suo Vangelo inizia con la genealogia di Cristo, il Dio incarnato e perché, secondo la tradizione agiografica, venne guidato dalla mano di un angelo mandato da Dio per compilare il suo Vangelo; Marco ha come segno il leone perché inizia il suo Vangelo con la predicazione di Giovanni Battista come “uno che grida nel deserto”, quasi un ruggito di leone; Luca ha come segno il toro, animale sacrificale perché inizia il suo Vangelo con la narrazione del sacrificio di Zaccaria. Giovanni ha come segno l’aquila perché il suo Vangelo parla della “luce vera” e l’aquila che vola più in alto fra tutti gli uccelli è l’unica che può guardare direttamente la luce del sole. Al centro l’Agnus Dei, “Agnello di Dio” riferito a Gesù Cristo nel suo ruolo di vittima sacrificale e agli estremi, l’Arcangelo Gabriele annunziante e la Vergine Annunziata. All’interno dell’arco della lunetta sottostante 7 testine di angeli sono la mediazione tra umano e divino perché congiunge in sé il ternario divino (Padre, Figlio, Spirito Santo) con il quaternario terrestre (Terra, Fuoco, Aria, Acqua). Ma 7 sono anche le virtù: 3 teologali (fede, speranza, carità) e 4 cardinali (giustizia, temperanza, prudenza, fortezza).

Nino Principato (storico)

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