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Giacomo "Pazzo", le idee geniali di un messinese in Sudafrica

Grande imprenditore, morto nei giorni scorsi. A raccontarne la storia la figlia Carmela: «Qui è stato molto apprezzato e amato»

Sembra un personaggio fuori dal tempo che ha lasciato tracce indelebili in chi lo ha conosciuto. Giacomo D'Arrigo, scomparso da poco, ha abbandonato la sua Sicilia molto giovane. E ci tornava ogni volta che poteva. La sua bellissima storia, ora, ci viene raccontata dalla figlia Carmela che vive in Sudafrica.
«Mio papà Giacomo, conosciuto da tutti simpaticamente, – racconta la figlia – col soprannome “Giacomo Pazzo”, nacque nel 1936, ed è morto da pochissimo. La sua era una personalità davvero carismatica. È nato in una famiglia molto unita, ma povera, e quando aveva 18 anni decise di andare via da Messina per cercare una vita migliore in Sudafrica, a Johannesburg, per lavorare nelle miniere d'oro». Una vita difficile, soprattutto inizialmente.
Il nostro concittadino non parlava la lingua, e, soprattutto giornalmente, finite le sue ore lavorative, si ritrovava completamente solo con sé stesso. Ma a poco a poco imparò sia l'inglese che il dialetto del luogo, e trovò anche l'amore della sua vita Kathleen, che ha imparato a cucinare alla messinese. E dalla loro splendida unione sono nati ben 5 figli. «A pensarci bene il tratto distintivo della sua personalità è stata la determinazione. Lui ha cominciato in miniera, ma poi ha fatto tanto altro come vendere liquori e carbone. Aveva un pallino fisso, fare successo, e ricordo che quando aprì una macelleria ha fatto il boom e tutti volevano comprare carne dal siciliano che aveva radici a Gazzi». Fortunatamente, la svolta arrivò nel 1973, con l'apertura della "Elco Steel Dealers", ad oggi una delle più grandi aziende siderurgiche di Gauteng. «Il successo è stato strabiliante e continua ancora oggi dopo tanti anni. Papà gestiva un negozio di commercio nel veld quando un camion che trasportava acciaio si ribaltò. E così lui, che ci vide subito l'opportunità, acquistò l'acciaio e lo rivendette. Aveva idee geniali e con il solo aiuto di una manciata di operai e quello di mia madre mise in piedi la sua azienda». Ma c'era una cosa che gli stava particolarmente a cuore, il cibo, che non doveva mai mancare: «Papà era davvero un ragazzino – continua – quando scoppiò la seconda guerra mondiale e soffrì con la sua famiglia davvero tantissimo la fame. Per questo si assicurava che ci fosse cibo cucinato giornalmente alla "Elco Steel" per tutti i lavoratori o chiunque avesse bisogno di un pasto. E non lo negava davvero a nessuno. Anzi, questa fu una promessa che fece a Dio quando portava ancora i calzoni corti: “Se diventerò ricco mi prodigherò per il prossimo”. Disse, e lo fece».
E la tradizione continua anche dopo la sua assenza, perché ogni giorno una donna cucina per ben 47 persone e anche coloro che non sono impiegati possono bussare alla porta per sedersi e gustare un pasto caldo. « Ci teneva davvero tantissimo a tendere una mano verso il prossimo e anche ora noi figli tutti abbiamo deciso di portare avanti quella che ormai consideriamo una tradizione di famiglia. Papà ha fatto davvero tanto – conclude Carmela, la figlia emozionata – e non basterebbe un articolo di giornale per raccontare la sua esistenza. Ha mantenuto sempre una grande umiltà e ha costruito tanto in vita sua. Ed era raggiante quando ha inaugurato il grandissimo centro commerciale SpringsMall. Amava tanto anche gli animali e ha costruito una “farm” con rinoceronti e antilopi, solo per citarne alcuni. Ma ricordo che rimarcava sempre con fierezza le sue origini messinesi. Sempre, ovunque andasse». In Sudafrica la morte del nostro concittadino ha acceso lacrime e commozione e qualcuno ha detto “A big tree has fallen”, ovvero un grande albero è caduto. Ma in realtà, i frutti si vedono, perché le radici non cadono mai lontano dall' albero e i figli continuano a portare avanti una grandissima storia scritta da un siciliano di altri tempi.

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