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Messina, la sfida vinta di Ettore e Alessia: il “bar della Salute”

Lui calabrese, lei messinese, si sono messi in gioco

La loro carta vincente? Unire le competenze per mettere in piedi un'attività tutta loro. Un luogo in cui poter trovare cibo salutare. Ciò che cercava Ettore quando doveva dimagrire. Possono essere considerati il simbolo del Natale della rinascita messinese. Alessia Mento e Ettore Albanese, fidanzati e ora soci, hanno inaugurato da poco la loro attività, nel cuore di Messina, grazie al Piano "Resto al Sud". E i retroscena sono assai curiosi e briosi, perché il trentenne Ettore, originario di Soveria Mannelli, piccolo centro calabrese di neanche 3.000 abitanti, ha conosciuto la sua metà, la venticinquenne Alessia, in un momento molto particolare della sua vita.
«Mi sono laureato – racconta Ettore – all’Università di Messina in Scienze economiche, con indirizzo magistrale in “Consulenza e professione”, dopo aver studiato al liceo scientifico "Luigi Costanzo" di Decollatura, nel Catanzarese. Ormai posso dire di essere un messinese di adozione, e la mia dolce metà, oggi socia, l'ho conosciuta qualche anno fa. Infatti, quando pesavo ben 100 kg, ero alla disperata ricerca di cibo salutare, e proprio Alessia, che allora lavorava in un bar di via Cesare Battisti, quotidianamente mi preparava ottimi centrifugati. E ovviamente era sempre un piacere andarla a trovare».
La ragazza, ex studentessa dell’Istituto Antonello dopo questa esperienza ha lavorato anche come stagionale tra la Francia, la Sardegna e Madonna di Campiglio. Fino a quando il lockdown e la pandemia hanno rimescolato tutte le carte facendo ritrovare i due: «Da amici siamo diventati una coppia – riprende il filo del discorso Alessia – e alla fine abbiamo unito idee e competenze per dare vita a qualcosa di nostro in un periodo davvero difficile per tutta la nazione. Per noi che siamo giovani è un bellissimo segnale e speriamo che altri trovino ispirazione da quello che abbiamo fatto perché realizzare il tutto non è stato affatto semplice». Anche se provvidenziali sono stati i famosi fondi di Invitalia: «Abbiamo avuto un finanziamento di 120.000 euro. E per ottenerlo abbiamo redatto un business plan accurato con l'idea imprenditoriale, l'organizzazione, le analisi di mercato e i bilanci previsionali. In seguito abbiamo sostenuto un colloquio su Skype con i funzionari di Invitalia a cui è seguita la comunicazione di esito positivo del progetto. Dopo alcuni mesi ci è stata erogata la prima parte delle agevolazioni tramite finanziamento bancario e man mano, in base alle fatture rendicontate, ci è stato erogato il fondo perduto, di cui ancora ne manca una buona parte che abbiamo dovuto anticipare». I ragazzi hanno inaugurato da pochissimo il loro “bar della Salute” e sognano di poter fare sempre meglio: «Per qualcuno sembra una follia, ma noi crediamo – conclude la coppia in coro – che abbiamo il dovere di ridisegnare il nostro futuro. Con coraggio e determinazione».

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