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Rugbysta e barman di Messina. L’appello di Dennis: "Voglio restare qui"

«Ho appena compiuto la maggiore età e purtroppo c'è la seria possibilità di dover lasciare la comunità dove attualmente vivo ed essere trasferito in un'altra città. E per questo sarebbe per me auspicabile essere accolto in una famiglia fino al conseguimento della maturità. E tramite la Gazzetta voglio lanciare un appello». Aveva solo 16 anni quando decise di partire dalla Nigeria. La mamma morì quando aveva appena 9 mesi, mentre suo papa è morto pochissimo tempo fa. Dennis Oriabure, oggi diciottenne, è cresciuto con il mito di Maro Itoje, rugbista instancabile di fama internazionale e proprio a Messina, all’Istituto Antonello, dove è stato accolto con il progetto “Nessuno è straniero a scuola”, sta coltivando tutti i suoi sogni. Da anni gioca per la Clc Messina, e proprio nei giorni scorsi ha fatto parlare di sé, anche lontano dal terreno di gioco, per aver inventato un long-drink frizzante: il fresh-coco, pensato per dare sollievo nelle giornate afose estive. E la sua creazione unisce insieme sapori e colori che donano freschezza e vitalità, un'energia forte che nasce da un mix ben dosato di ananas e melograno con un tocco alcolico dettato dall'unione del Gin e del Malibù, abilmente shakerati: «Amo tantissimo realizzare nuovi cocktail – racconta il giovane – perché così riesco a tirare fuori ciò che è dentro di me. E tutte le creazioni ricalcano una storia, la mia storia, costellata di peripezie e sacrifici».

Il viaggio della speranza

E quel viaggio lo ricorda come se fosse ieri. Erano in cento. Il piccolo Dennis per la sua giovane età fu sistemato nella stiva insieme a due donne incinte. Quelle presenze gli misero tranquillità, anche se in cuor suo piangeva chiedendosi cosa ne sarebbe stato di lui, ma approfittò di quel tempo che gli appariva infinitamente lungo per elevare una preghiera al cielo. Ma la Sos Méditerranée sembrò la risposta piovuta dal cielo perché salvò quell'imbarcazione con lui e i suoi compagni di viaggio: « Ormai – continua – vivo nella città dello Stretto da 5 anni a “Casa Noemi”, a Faro Superiore. Una struttura di seconda accoglienza che ospita minori non accompagnati. In questa comunità religiosa, le figlie del Divino Zelo, mi sono sentito subito a casa. Madre Rosa mi ha accolto con affetto e soprattutto mi ha aiutato a diventare l’uomo che sono oggi. Deciso e determinato». Inizi non proprio semplici, i compagni della terza media lo prendevano in giro perché non sapeva leggere bene, ma lui ostinato ha cominciato a studiare voracemente la nostra lingua guardando perfino tutorial su youtube. «Non mi sono mai lasciato abbattere. Anzi, queste angherie mi hanno portato ad impegnarmi il triplo. E vitale è stata la presenza dei volontari, che assieme agli educatori, mi hanno aiutato a imparare l’italiano e a scoprire le bellezze del posto in cui mi trovavo. E con il passare del tempo, grazie all’apprendimento della lingua, sono riuscito a integrarmi».

Il bivio

Lo studente, insomma, adesso si trova ad un bivio. E ora che sta costruendo la sua vita nella città dello Stretto, desidererebbe fare quello che fa ogni giorno. Alzarsi per andare a scuola, volare alto con il rugby, e decidere di prendere una stanza in affitto solo quando avrà la possibilità di spiccare il volo da solo. Come molti dei suoi compagni di avventura hanno già fatto: «Dennis è un ragazzo perfettamente integrato – ha aggiunto la professoressa Maria Fatima Trimarchi – e grazie alla nostra scuola e alla collega Maria Pina Iozzia ha scoperto questa passione per il rugby che in Africa viveva da amatore guardando i grandi. Aveva iniziato a studiare al turistico ma poi è passato all'indirizzo “Sala e Vendita” perché offre maggiori opportunità di lavoro. E ogni estate si è distinto per le esperienze di tirocinio che ha fatto fuori. Sia a Siracusa, dove faceva i cocktail, che a Rodì Milici, e addirittura il proprietario lo ha richiamato perché Dennis è un ragazzo mite e che si dedica al lavoro bene. E l'anno scorso durante un concorso fatto a scuola è arrivato primo. Va aiutato perché se uscirà dalla sua zona di comfort non potrà più seguire le attività normali». E la normalità oggi è legata a Messina, che ha brillato con il progetto “Nessuno è straniero a scuola”. E della nostra città, che anche la sua, ama l'arancino e il clima mite: «Mi reputo fortunato, sono stato circondato da persone che mi hanno voluto bene e che, sono sicuro, ci saranno sempre per me».

Dal dolore ai sogni

I ricordi sono ferite non rimarginabili: «Eravamo in cento su quella nave, ero piccolo e mi hanno messo nella stiva con due donne incinte. Mi sono inginocchiato e ho cominciato a pregare». La “Sos Méditerranée” salvò questa imbarcazione che nel frattempo a causa di un guasto al motore si era fermata in mezzo al mare. «Appena sbarcato, sono stato trasferito a Casa Noemi. E da quel giorno non sono mai rimasto con le mani in mano. Frequento la scuola e pratico sport e devo dire grazie ad una professoressa, Maria Pina Iozzia, che un giorno mi ha chiesto che attività volessi fare. Io risposi senza esitazione: “Rugby, anche se non so giocare bene”. E così ha creato una squadra e ci allenavamo duramente ». Dopo un breve periodo, l’approdo nella rappresentativa regionale. Oggi Dennis sogna di diventare professionista e punta migliorare il suo italiano. Sullo sfondo resta una profonda gratitudine per la responsabile della casa di accoglienza che li sostiene e verso i professori, compagni ora di uno speciale viaggio di crescita: « Se diventerò un campione a loro andrà il mio primo pensiero e insegnerò soprattutto, come già sto facendo, che bisogna anche saper perdere e che l' importante è migliorare».

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