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È messinese il genio di Bloomberg. Vittorio: passione e programmazione come stile di vita FOTO

E' un giovane genio del digitale e della programmazione in C++, uno dei linguaggi più complessi del panorama informatico.

Non è uno che lascia fare al caso Vittorio Romeo, 27 anni, messinese, giovane genio del digitale e della programmazione in C++, uno dei linguaggi più complessi del panorama informatico.

E' stato un vero e proprio enfant prodige del pc e, ad appena 5 anni, stimolato dal papà direttore di banca, ha iniziato a muovere i primi passi imparando le basi della programmazione.

"Ho cominciato combinando tanti disastri e cancellando centinaia di dati dal pc di casa - racconta Vittorio – allora la mia passione erano i video giochi e alle elementari mi sono detto: ma perchè non li posso creare io? Così l'ho fatto! Scoprendo da bambino questo mondo, ho capito quanto in realtà la programmazione di games che conoscevo fosse limitata. Notando il mio interesse e la mia curiosità il fidanzato di mia zia, docente di informatica alle superiori, mi ha regalato dei libri e da allora ho iniziato ad imparare davvero come nasce tecnicamente un programma".

Tutto questo ha portato Vittorio, sin dalle scuole medie, a frequentare community online in cui si dialogava di programmazione e soltanto in lingua inglese: così, praticamente da autodidatta, oltre a programmare, Vittorio ha imparato anche una seconda lingua. “La scuola non mi ha aiutato molto, ad eccezione delle nozioni di matematica e fisica, il resto col senno di poi, non è servito per la mia formazione professionale”.

A 17 anni aveva un canale Youtube, dove, interamente in inglese, illustrava tutorial per realizzare videogiochi in appena 100 righe di codice e, neanche a dirlo, si è diplomato con 100 e lode. Proprio per il successo ottenuto da uno dei suoi tutorial, un bel giorno è stato contattato dalla società americana che organizza la CppCon, una conferenza che rappresenta la principale vetrina per i più innovativi programmatori al mondo, quell'anno ospitata a Seattle. Così, giovanissimo, si è trovato a spiegare quanto il settore dei videogiochi potesse ispirare quello della programmazione. Proprio in quest'occasione ha conosciuto alcuni responsabili di Bloomberg che gli hanno immediatamente proposto, dopo la laurea, di fare un colloquio a Londra.

Vittorio ha così frequentato la triennale all'Ateneo di Messina: “All'Università i corsi di matematica sono stati molti utili – spiega - quelli di programmazione un po' meno, perchè avevo già imparato tutto da solo. Mi sono laureato con 110 e lode e non ho sentito il bisogno di proseguire gli studi: ero già pronto per il mondo del lavoro”.

A 21 anni parlava un inglese perfetto ed era pronto per la scalata. Così, in un batter di ciglia, la “promessa” di Bloomberg è diventata realtà ed oggi Vittorio è senior software engineer and technical trainer della società ed il suo primo libro, “Embracing Modern C++ Safely”, un "compendio" di 1300 pagine sulla moderna programmazione in C++, sarà pubblicato il prossimo 23 dicembre.

Inizialmente per Bloomberg ha lavorato all'infrastruttura di trading: “In sostanza – racconta – mi occupavo del coordinamento di team che lavoravano in sinergia da diverse parti del mondo, raccogliendo e smistando dati per analisi finanziarie. Tracciavamo ad esempio, contemporaneamente, il percorso delle navi petrolifere e degli uragani, se si fossero incrociati, erano probabili stravolgimenti nel mercato dei carburanti”.

Al momento, invece, insegna da due anni, sia a nuovi assunti che a personale con esperienza, programmazione in C++. Ma altro che nerd. “Qui, ingegneri e sviluppatori sono nobiltà - spiega - insegnare è uno dei modi migliori per imparare e scrivere un libro su un argomento su cui ti senti preparato, in realtà ti fa capire quante altre cose ancora puoi imparare”. Anche per questo, per Vittorio, Londra è un luogo ideale, immensamente stimolante soprattutto per la varietà di culture, per l'apertura mentale, la possibilità di imparare sempre cose nuove e per l'opportunità di venire a contatto, in un solo ambiente, con tanti ambienti.

Ma il profumo di casa manca sempre. “Mi manca il cibo, mi mancano la famiglia e gli amici, lo stile di vita rilassato della Sicilia, ma sono ben consapevole che a Messina non avrei mai avuto una carriera simile a quella che ho adesso”. Anche se un pensierino sul suo ritorno lo ha già fatto ed è targato “south working”.

“Mi è stato proposto e al momento non ho ancora preso una decisione, certamente so che che avrò un taglio al salario e ai benefit, dal punto di vista finanziario ci sono pro e contro, così come nel lasciare Londra, ci sono cose che non troverò in nessun altro luogo al mondo. Ma la Sicilia è la Sicilia e probabilmente, dopo che avrò ottenuto anche il passaporto inglese, ritornerò”.

Anche perchè con Messina Vittorio mantiene quel rapporto di odio-amore vissuto dai tanti giovani “costretti” ad emergere altrove. “Molti non hanno avuto il coraggio di partire, ma io ho sempre pensato che è meglio mettersi alla prova che perdere un'opportunità, meglio fallire che non rischiare mai. Per me sarebbe stato un suicidio rimanere a Messina – spiega - magari avrei fatto il programmatore, avrei realizzato siti per aziende, ma senza una reale possibilità di crescita, senza un vera soddisfazione e non solo perchè a Messina avrei guadagnato 1/3 di quanto guadagno a Londra. Ogni volta che vado via – racconta però Vittorio - mi manca la mia città e penso a tutti i bei momenti vissuti, dall'uscita il sabato sera al lungomare... Poi torno e vedo spazzatura e inciviltà, un grande potenziale e una posizione geografica sprecati, una realtà che i londinesi possono solo sognare, un luogo dove, ogni giorno, si può andare al mare e lavorare. Mentre loro hanno solo acqua gelida, pietre e alghe, noi dimostriamo di non saper apprezzare cosa vuol dire avere il paradiso accanto a casa: ogni volta che torno mi fa rabbia vedere come viene trattato il nostro territorio”.

“Le cose, però, possono cambiare – sogna Vittorio – spero che molti giovani come me riescano a tornare e abbiano la gioia di contribuire alla crescita della città, io lo sento praticamente come un dovere. Iniziando anche dalle piccole cose, come far dialogare il sistema dei mezzi pubblici con Google maps, puntando su veri parcheggi intelligenti, per quanto mi riguarda sarei immediatamente a disposizione di chi sta lavorando per rendere la città smart, dall'Università al Comune passando per l'Atm”.

Anche perchè Vittorio ha un altro grande obiettivo che, nonostante le buone premesse, non è quello di diventare il più bravo al mondo in qualcosa, ma di rendere la sua passione monetizzabile e utile alla società: “ Non ho un preciso traguardo, vorrei senza dubbio continuare a fare quello che mi piace e riuscire a creare valore all'interno della società, senza mai essere costretto a fare qualcosa che non mi piace solo per motivi finanziari”.

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