Di lui, il messinese Gianfranco Sabbatino dice: "Andrea è un socio perfetto, che partecipa attivamente a tutte le attività della nostra azienda. Ha pure fatto la vendemmia e negli anni abbiamo costruito un vero e proprio rapporto di amicizia. Non solo è un grande socio, ma soprattutto è un grande amico. E sento anche un grande senso di responsabilità". Dai campi di calcio ai terreni fertili di Messina il passo è stato breve. Anche se non ha mai voluto che il suo nome altisonante creasse, prima che i tempi fossero maturi, una credibilità necessaria, che andava costruita, come rivendica con piglio deciso, con concretezza. Andrea Barzagli, ex calciatore della Juventus e della nazionale, appesi gli scarpini al chiodo ha deciso di gettarsi a capofitto nell'attività di viticoltore. Lasciandosi letteralmente coinvolgere dalla lungimirante pazzia di un messinese, Gianfranco Sabbatino, che nella vita precedente, che definisce meno appagante, faceva il commercialista. L'azienda "Casematte" sorge a Faro superiore, un luogo simbolo per Messina e la sua nomea sta crescendo, dimostrando che anche nella città dello Stretto è possibile fare impresa. Il campione del mondo, reduce dalla sua prima vendemmia, si è raccontato a tutto campo alla GazzettadelSud. Parlando non solo di questa sua nuova veste di imprenditore del vino ma anche dei suoi trascorsi siculi. In campo e non. Dal campo al vino un bel cambio di passo. Ci racconta come è nata l'idea di dare vita insieme al messinese Gianfranco Sabbatino l’azienda "made in Messina" Le Casematte? "Complici sono stati una serie di incastri. Ho vissuto 4 anni della mia vita a Palermo, giocando là, che mi hanno fatto conoscere colui che sarebbe diventato il mio socio che è messinese. Ed è stato lui che mi ha introdotto nel mondo del vino. Prima ero abbastanza giovane e devo ammettere che anche io, come tutti i miei coetanei, non ero trascinato dalla cultura del vino. Anche se oggi i giovani si sono avvicinati molto a questo mondo. Quindi io non ero un grande intenditore ma grazie al mio socio ho iniziato ad appassionarmi. Ha cominciato a mandarmi bottiglie, che chiaramente per il lavoro che facevo non potevo aprire tutti i giorni. E inizialmente, dunque, tutto è nato quasi per gioco. Un giorno Gianfranco mi disse che aveva trovato un terreno con una vista spettacolare a Messina e che sarebbe stato bello provare a fare il nostro vino. I primi due anni sono stati diciamo di assestamento ma poi grazie ad altri incontri, come quello con il nostro enologo Carlo Ferrini, è diventato un vero e proprio progetto. Abbiamo investito soldi nostri e abbiamo dovuto chiedere dei fondi europei. Adesso quando guardo il tutto mi rendo conto di cosa abbiamo creato. Un'azienda vera e propria con dei lavoratori fissi che lavorano nel nostro terreno e facciamo tutto con grande passione per questo mondo. E amore per questa terra". Una bella scommessa in un territorio che piange la diaspora di tanti messinesi. Quante persone lavorano con voi? "Due, tre fisse. E in più ci sono tanti ragazzi che coinvolgiamo quando c'è da fare la vendemmia. Che è molto faticosa perché la facciamo a mano. Sono messinesi che hanno età diverse. E sono tutte persone che hanno a che fare con i vitigni e hanno comunque un minimo di esperienza. Si vive una bella atmosfera". Secondo lei i giovani stanno scoprendo davvero l'amore per la terra? "La Sicilia ha fatto il boom grazie ai terreni dell'Etna dove sono arrivati grandi nomi che hanno acquistato pezzi di terreno. Devo dire che sto iniziando a vedere un avvicinamento di molti ragazzi che vogliono venire anche a lavorare. Non è certo facile perché quando lavori in un'azienda come questa devi sporcarti le mani. In Sicilia, però, avete pure la fortuna che avete sempre bel tempo. E godete di un panorama mozzafiato". Quanto ha inciso nel suo investimento il legame con il suo collega Marco Storari? "Poco. Tutto è nato prima. Ho la cantina da oltre dieci anni. Ma ricordo che la prima volta che sono stato invitato da Marco e sua moglie nella loro casa sul mare ho scoperto che la mia cantina era a 3 minuti di auto. Era bello, perché mentre i nostri figli giocavano allegramente, perché si conoscono da quando erano piccoli, io andavo in cantina". Ha giocato 4 anni a Palermo. Cosa ricorda di questa esperienza? "Ero molto giovane ai tempi e devo dire che quella esperienza mi ha aiutato tanto. Sono stati 4 anni intensi, belli, che ho vissuto in maniera spensierata prevalentemente a casa, a Mondello. Ho vissuto bene. Mi sono goduto il tempo di questa terra e la gente che è molto affettuosa. Adesso torno più a Messina in verità ma una capatina a Palermo cerco di farla". L'esordio in nazionale proprio allo Stadio San Filippo. Che ricordi ha? "É vero. Vedi alla fine ci sono sempre state una serie di coincidenze strane. Si trattava di un esordio. Un altro esordio. Ma comunque una bella pagina legata alla Sicilia. Insomma, dove ho esordito in nazionale, ci ho fatto anche una cantina. Non proprio vicino allo stadio ma comunque a Messina". Lei sta molto attento alla formazione dei giovani. Il calcio è un mondo che ti dà tanto e che forse è cambiato un pizzico negli anni. Molti ormai arrivano nel calcio che conta senza fare la gavetta. Che consigli dà oggi Andrea Barzagli che conosce bene il significato di farsi strada ? "Oggi il mondo del calcio è cambiato parecchio rispetto a quando io ero giovane. Non esiste una strada sicura e certa per arrivare a determinati livelli, ma sicuramente io ho perseguito forse la strada più "dura", giocando in tutte le categorie, anche quelle minori, partendo dai dilettanti. Ho giocato in D, in C2, in C1 e in B. Ho conquistato la A, ho giocato in Germania per 3 anni e ho vinto 8 scudetti con la Juventus e una Bundesliga con il Wolfsburg. Ovviamente sono felice di ciò che ho fatto e sono orgoglioso di aver perseguito forse la strada più difficile, sicuramente più dura rispetto ad altri che magari direttamente da una "Primavera" si ritrovano a giocare in serie A. Io ho fatto tanti sacrifici e sono contento di ciò che ho fatto. Quello che mi sento di dire ai giovani è di non smettere mai di dare il massimo. Poi la vita, il destino, la fortuna e il campo diranno dove puoi arrivare. Il calcio dà tanto, ma toglie anche tanto, soprattutto quando sei giovanissimo. Ti toglie dei momenti che poi non rivivrai più ed è proprio lì che devi essere bravo, avere la testa sulle spalle e fare dei sacrifici che non sono affatto banali e scontati. Ai giovani dunque dico di crederci e non mollare mai. Ma non solo nel calcio e nello sport, ma in generale nella vita di tutti i giorni". Il ricordo più bello da calciatore? "Sarebbe scontato e banale dire il Mondiale vinto nel 2006. O i campionati vinti con la Juventus. Ricordo con immenso piacere i momenti in cui ho cominciato e i primi anni della mia carriera. Quando ho vinto il Mondiale non mi sono quasi reso conto di ciò che abbiamo fatto. Oggi sicuramente lo ricordo con maggiore piacere e con più consapevolezza. Mi fa un certo effetto quando mi sento chiamare "Campione del Mondo". Ricordo con grande piacere e orgoglio il mio esordio in Nazionale, proprio a Messina (17 novembre 2004, Italia-Finlandia: 1-0), il mio esordio in A con il Chievo (31 agosto 2003, Brescia-Chievo: 1-1). E soprattutto il campionato di serie D vinto nel 1999 con la Rondinella. A molti può sembrare insignificante, ma per me non lo è e custodisco gelosamente questo ricordo. In quanto proprio quel campionato vinto mi ha permesso di esordire l'anno successivo tra i professionisti in serie C2". Che fa Andrea Barzagli oggi? "Da quando ho smesso di giocare cerco di fare il padre di famiglia. O almeno ci provo. E porto a scuola i miei figli. Ho iniziato a fare la prima esperienza televisiva con Dazn, ma per ora non voglio togliere troppo tempo alla mia famiglia perché già ne avevo tolto troppo in precedenza". Adesso ricopre il ruolo di assistente tecnico delle nazionali giovanili maschili dall' under 15 all' under 20... "Ho iniziato poche settimane fa. Un primo approccio, molto curioso. Ma mi fa piacere esserci per una crescita mia personale. Mi fa piacere parlare con i giovani. Tutto fa esperienza". Messina l'ha stregata. Lo vediamo dalle foto che posta sui social. Qual è l'immagine più bella che conserva? "Per me la cosa più bella è quando andiamo nei terreni più alti che sovrastano la cantina e ci riempiamo a pieni polmoni di una vista tra le isole Eolie e lo stretto di Messina. E soprattutto quando godo il frutto delle nostre mani".