Si chiama “Lightdrop”, ed è una nuova start-up, nata per ridare valore a chi vuole tornare a vivere e condividere esperienze reali e sostenere la rinascita dell'economia locale. Anche messinese. Riportando però la tecnologia al servizio della realtà e delle persone. Una sfida attualissima, che unisce Nord e Sud, titanica, anzi quasi necessaria, considerato che il mondo si è letteralmente lasciato assuefare dai telefonini. E che unisce in maniera democratica tutta Italia, considerando che il “ceo”, dopo averla progettata sta cercando di creare anche un ponte con Messina e la sua provincia.
L'idea
«Ho iniziato a progettare questa startup a inizio 2020 – racconta Fabiano Buongiovanni, che vive a Milano – poche settimane prima che iniziasse la pandemia. Doveva essere una semplice applicazione per far incontrare sconosciuti con gli stessi interessi ma con il passare dei giorni e degli eventi ha continuato ad evolversi grazie anche agli scenari che stavano cambiando. Portavo avanti degli studi sull'utilizzo dei social network e le ripercussioni dei lockdown che stavano giorno dopo giorno mettendo in ginocchio l'intero Paese, amplificando problematiche già presenti da anni e che spesso passano inosservate come la disoccupazione e la sopravvivenza delle attività commerciali presenti nelle piccole località del Sud Italia, hanno fatto il resto». Anche se i ricordi di famiglia hanno giocato un ruolo non secondario: «I miei nonni, nati tra la Campania e la Puglia, non hanno sicuramente avuto una vita facile, e i racconti che conservo gelosamente nella mia memoria sono stati un forte stimolo a cercare delle soluzioni per migliorare lo stile di vita in ogni parte del nostro paese, senza alcuna distinzione. Anzi, cercando di focalizzarmi su quelle comunità di pochi abitanti che spesso si trovano a lottare ogni giorno per vivere la propria giornata con grande dignità, consapevoli del fatto che se fossi riuscito a trovare delle soluzioni per loro, questi avrebbero trovato terreno fertile nelle città più grandi e nelle metropoli».
Nuove opportunità
E qui nasce la scommessa che punta a ridare un significato nobile alla rete e sviluppare nuove opportunità perché sulla piattaforma chiunque ha la possibilità di condividere le proprie passioni, partecipare ad attività ed eventi da vivere con amici o sconosciuti che decideranno di unirsi. Insomma, non il solito social dove si condivide la foto del piatto appena consumato, o il selfie di giornata: anzi, è un mezzo per tornare a condividere esperienze, hobby e competenze, dando l’opportunità a chiunque di monetizzare: «L'idea nasce dal desiderio di riportare le persone a vivere la reale socialità, fonte di felicità e di libera espressione. È fondamentale riprendere il controllo di sé e delle proprie relazioni, prendere consapevolezza del fatto che la tecnologia deve essere utilizzata come uno strumento al servizio della realtà e del benessere delle persone e non, come succede nella maggior parte dei social network, per tenerle schiave di uno schermo, soprattutto in un periodo di reclusione e isolamento forzato come quello abbiamo sperimentato, rendendo normale la vita virtuale, distruggendo le relazioni e la micro economia locale».
Utili e profitti aziendali
E gli utili? Per ogni attività o gesto compiuto in Lightdrop come organizzare un corso di musica, viene riconosciuto un valore in LightPoint con i quali, ogni iscritto, potrà partecipare alla condivisione dei profitti aziendali. Lightdrop è, infatti, la prima azienda al mondo che condivide fino al 91% dei profitti con tutta la Community, siano essi persone o attività commerciali. E parte dei profitti condivisi verrà utilizzato perfino per realizzare progetti sociali, no profit e sostenibili. «Chi si iscrive può organizzare o scoprire attività e eventi che si stanno svolgendo o verranno organizzati nelle vicinanze. Momenti anche gratuiti, già precedentemente organizzati, oppure improvvisati sul momento, come semplici passeggiate al parco, una cena, partite a Risiko, corsi di cucina o musica, un aperitivo, un concerto o attività socialmente utili come piantare alberi o passare del tempo con chi ne ha più bisogno». E adesso la startup che si fonda su valori di equità, libertà e condivisione ha deciso di affidare il lancio del progetto a chi oggi ha bisogno di nuovi stimoli. E per questo cerca 550 “cityfounder” ovvero persone che sposano la filosofia della startup : «A Messina – conclude Buongiovanni – ho tanti amici che negli ultimi anni hanno fondato diverse start-up digitali e non. Tanti giovani che dimostrano il loro valore e voglia di fare impresa. Ed è bello portare avanti nuove proposte creando una rete trasversale».
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