"Dimenticare l'io e pensare al noi". È stato questo il filo conduttore delle parole di Aleida Guevara, figlia del Che, a Messina davanti a decine di compagni giunti alla passeggiata a mare per ascoltarla e confrontarsi in un appuntamento organizzato e promosso dall'associazione "Italia-Cuba". Pediatra, attivista e militante del Partito Comunista cubano, Aleida, figlia del Che, è da diversi giorni in Italia per una serie di incontri promossi in diverse città. Il bisogno di porre fine all'embargo contro Cuba, i ponti di solidarietà per le migrazioni, la salute e la scuola pubblica, la necessità che il popolo torni a sentire di dover stare accanto ai lavoratori che protestano per la chiusura di una fabbrica. Questi sono stati alcuni dei temi affrontati da Aleida Guevara. "Questa pandemia - ha detto - ha dimostrato che il sistema sanitario di molti paesi non funziona. Che non si può continuare così, è stata una tragedia, ma anche un'occasione per cambiare. Tra i paesi serve solidarietà, serve che l'Europa non continui a sostenere la guerra in Medio Oriente e in Africa". Aleida Guevara ha parlato della sua piccola isola senza mezzi e dell'embargo: "Dicono che il caffe più buono sia in Italia, ma questo paese non lo produce neanche. Materie prime come caffè e cioccolato vengono dall'America Latina, dall'Africa, se oggi noi dicessimo basta alle esportazioni, cosa accadrebbe? E, invece, bisognerebbe prendere soltanto coscienza che da soli non si sopravvive che il paese più ricco ha bisogno di quello che chiama Terzo Mondo. Quando si chiude una fabbrica non bisogna pensare che è una cosa che non ci interessa, ma si deve stare accanto ai lavoratori. Questo si chiama popolo". La figlia del Che ha parlato anche di migrazioni: "Gli italiani dovrebbero saperlo meglio degli altri, di come si scappa per paura dalle guerre e dalla fame. L'emigrazione di oggi è la stessa delle guerre mondiali. E allora qual è la soluzione? Ponti di solidarietà, progetti in loco che possano aiutare chi sta peggio. L'Europa non deve in alcun modo continuare a sostenere le guerre in Medio Oriente e Africa. Durante la tappa messinese, con la mediazione di Daniele Pompejano, ex professore ordinario di Storia e istituzioni dell'America Latina presso l'Università di Messina, è stato affrontato anche il tema delle differenze tra il sistema sanitario locale e quello cubano, di come la sanità di Cuba abbia gestito la pandemia nonostante il blocco economico e abbia creato vaccini. E' stato discusso anche di esternalizzazione e privatizzazione del sistema sanitario in Italia durante e dopo la pandemia, toccando anche un tema abbastanza caldo a Messina che riguarda il progetto di trasformare il Policlinico "G. Martino" in Irccs. Sul punto è intervenuto Paolo Todaro, sindacalista della F.G.U e biologo dell'Azienda universitaria: "La trasformazione del Policlinico in Irccs, in una fondazione è il primo passo verso la privatizzazione dell'Azienda e noi questo non lo consentiremo mai".