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Messina, ecco quanto è difficile sposarsi in era covid

Dal 15 giugno sarà possibile organizzare ricevimenti nuziali ma restano regole rigide e ci vorrà il “green pass” per gli invitati. Un coro di «speriamo, ma è ancora dura»

Se per quasi tutti i settori economici a causa del Covid si parla di un intero anno di crisi, per le attività che ruotano attorno al settore wedding si può parlare di ben due anni, visto che sono già due le stagioni coinvolte. Sebbene dal prossimo 15 giugno sarà possibile organizzare le feste di matrimonio, infatti, l’impressione è che anche per la prossima estate le celebrazioni non saranno numerosissime. In tanti hanno deciso di disdire o di rimandare, come è successo lo scorso anno quando in Italia è saltato l’85% dei matrimoni, con un calo del fatturato del 90% (da 10 a 1 miliardo di euro).

Le regole per i festeggiamenti diffuse proprio in questi giorni, sui quali il Cts dovrà chiarire alcuni dettagli, scoraggiano ancora chi sperava di sposarsi in piena libertà. E organizzare in poco tempo una festa di matrimonio, con tanto di regole anti-Covid, non è facile. Per la partecipazione, infatti, sarà necessario il “green pass”, cioè il certificato di avvenuta vaccinazione, di guarigione dalla malattia o di negatività al tampone nelle ultime 48 ore.

Inoltre, nel Protocollo già recepito dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, si prevede, tra le regole principali, una distanza di almeno 2 metri tra i tavoli, divieto di self service, mascherine negli spazi comuni e la presenza di un “Covid manager” che si occupi di vigilare sul rispetto delle regole e di conservare la lista dei partecipanti per almeno due settimane. Il recupero per gli operatori del settore quindi si prospetta scarno. A sottolinearlo sono gli stessi addetti ai lavori a Messina che, tra matrimoni disdetti, rimandati e “ridimensionati”, prevedono un recupero medio di circa il 30% dei guadagni.

Dal fotografo ai musicisti

A sottolinearlo sono gli stessi addetti ai lavori a Messina che, tra matrimoni disdetti, rimandati e “ridimensionati”, prevedono un recupero medio di circa il 30% dei guadagni. Il fotografo Franco Maricchiolo spiega che «il Covid è stato il colpo di grazia per un settore che risentiva già di una certa crisi. Nei primi anni duemila a Messina e provincia si sposavano circa duemila coppie ogni anno, negli anni scorsi invece 700. I giovani hanno dato sempre più spazio al “profano” nell'ambito dei festeggiamenti e sono aumentate le convivenze. In questo contesto, la pandemia è stata devastante. E la presenza dei fotografi non professionisti che lavorano in nero peggiora ulteriormente la situazione. Noi ormai da oltre un anno ci siamo abituati a lavorare con le mascherine, ma per gli sposi mi rendo conto che non è semplice. In chiesa le foto dello scambio degli anelli, in cui tutti hanno la mascherina, sembrano scattate in sala operatoria - scherza - e molte emozioni rischiano di non essere colte a pieno. Io quest'estate ho in programma una decina di matrimoni. Fino allo scorso anno ne facevo il triplo. Si prevede quindi un recupero minimo degli introiti, pari a circa il 30%. La vera ripartenza probabilmente sarà nel 2022». Dello stesso avviso Immacolata Pulicano, presidente dell'associazione “Ars Nova Messina”, che si occupa di musica sacra e non solo: «Dei sette matrimoni che dovevo seguire lo scorso anno e che sono stati rimandati a quest'estate, già quattro forse verranno rimandati ulteriormente. Rispettare le regole durante un matrimonio non è semplice, anche se è necessario. Speriamo soltanto che le limitazioni non valgano solo per le feste di nozze».

Il settore dell'abbigliamento

Va ancora peggio a chi fornisce i beni da confezionare in anticipo. È il caso di chi si occupa degli abiti sartoriali degli sposi come le sorelle Caterina e Tiziana Ragusa che lo scorso anno si sono trovate a fare i conti con il 70% di matrimoni rinviati: «Chi si è sposato lo scorso anno senza rimandare ha fatto la scelta giusta - affermano -, le regole per questa stagione sono forse ancor più problematiche da gestire, in particolare per i costi. I giovani vaccinati sono ancora pochissimi e fare tamponi molecolari per tutti ha un prezzo. Inoltre, le regole per la ripartenza sono state comunicate troppo tardi. Un matrimonio non si può organizzare in così poco tempo e gli sposi sono amareggiati e demotivati. Oltre tutto, in un anno la vita è andata avanti, alcune ragazze nel frattempo sono rimaste incinte e hanno optato per la convivenza, ci sono coppie che hanno perso il lavoro e altre che si sono addirittura lasciate. E noi che abbiamo confezionato un prodotto e sostenuto delle spese, non avendo costretto nessuno l'anno scorso a saldare e ritirare, ci troviamo in difficoltà. Sicuramente ci saranno altri rinvii e almeno un 10% degli abiti non verrà mai ritirato. Ma ci sono anche le coppie che hanno deciso di sposarsi pur se soltanto in chiesa, speriamo di avere un recupero dei guadagni di almeno il 50% altrimenti sarà davvero dura resistere».

Le voci fuori dal coro

Nonostante in generale i lavoratori del settore wedding siano tra quelli più colpiti dalla crisi pandemica, non manca qualche voce fuori dal coro. Nelle difficoltà gestionali legate all'organizzazione delle nozze in epoca Covid, infatti, si sono create anche nuove opportunità. È quanto evidenzia l'imprenditore del settore beauty (trucco e capelli) a Messina Damiano Gentile: «Quest'anno avrò da seguire soprattutto le spose che avevano rimandato le nozze lo scorso anno - spiega -, due delle quali verranno da Milano. Le restrizioni sugli spostamenti, nei mesi scorsi, ci hanno portato ad adattarci alle consulenze online, semplificando il lavoro in termini di tempo. Siamo diventati tutti più flessibili. Basti pensare che se fino a un anno fa la data dei matrimoni veniva stabilita con largo anticipo e molto difficilmente cambiava, a causa del Covid invece abbiamo dovuto fare i conti anche con più di un cambio data. Inoltre, vista l'importanza del giorno del matrimonio, e complice anche la voglia di tornare a vivere, quasi tutte le spose hanno chiesto dei servizi aggiuntivi, in particolare il cambio acconciatura dalla chiesa alla sala. A mio avviso, dopo questo difficile momento storico ricorderemo sempre quanto è importante sapersi adattare al cambiamento». E proprio adattandosi al cambiamento c'è anche chi ha addirittura aumentato il proprio fatturato, è il caso del fioraio messinese Daniel Mantineo: «Nonostante nel corso dell'ultimo anno abbia curato le decorazioni floreali di soli trenta matrimoni, a fronte dei circa cento annuali che ero solito gestire, ho aumentato le vendite floreali grazie alla continuità del servizio che ho sempre offerto anche on line per tutte le ricorrenze. Le richieste dei fiori non sono diminuite, anzi sono aumentate perché anche quando c'era tutto chiuso un mazzo di fiori era il regalo perfetto e con le consegne a domicilio tramite corrieri non ci siamo mai fermati. Basti pensare che le vendite di fiori per la Festa della Mamma sono state le più fruttuose degli ultimi dieci anni. Quindi per noi è andata bene, nonostante il fatto che a livello nazionale i costi da parte dei fornitori, dopo un brevissimo periodo di calo, siano aumentati con l'aumento delle richieste. I fiori, insomma, si sono venduti anche durante la pandemia e si continuano a vendere, anche se mi rendo conto che invece gli sposi sono molto stressati e che viene dato eccessivo peso alla festa rispetto al sacramento».

La testimonianza

Emanuela Filippino e Mario Parisi, 35enni di Messina, dovevano sposarsi il prossimo 28 maggio. Era tutto organizzato e hanno già anche ricevuto buona parte dei regali, ma avendo saputo che sarà possibile organizzare le feste matrimoniali solo dal 15 giugno hanno rimandato al 30 giugno, con le connesse difficoltà: «Mettere d'accordo tutti i fornitori in così poco tempo è complicato - spiega Emanuela -. Abbiamo previsto solo 80 invitati, ma ci teniamo a festeggiare. E mi addolora molto aver dovuto cambiare chiesa perché dovevo sposarmi allo Spirito Santo e non sarà possibile. Vista la riapertura di molte attività anche turistiche davvero non mi aspettavo di dover fare i conti con tante restrizioni. In particolare, mi scoraggia l'idea dei tamponi per gli invitati. Sinceramente mi rendo conto che io da invitata non se andrei a un matrimonio a queste condizioni».

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