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Dalle dimore storiche dei nobili ai sentieri naturali: il viaggio nei tesori dei Monti Peloritani

I colori "lunari" dell'Etna, le dimore storiche,

Undici punte si sollevano sul diadema montuoso che incorona Messina da Capo Peloro a Fondachelli Fantina. Promontori e sentieri trascinano per chilometri la vista su due distese d'azzurro in un irrinunciabile strabismo che trova il suo apice a Dinnammare, osservatorio privilegiato delle meraviglie di Ionio e Tirreno. Sono i Peloritani. Cime di storia e leggenda, tra monaci cappuccini e tesori sotterranei, castelli medievali, forti umbertini e ville abbandonate. Crinali d'incanto naturalistico e tesori d'architettura. Una miniera. Dopo anni d'ordito per l'istituzione del “Parco naturale dei monti Peloritani” l'incartamento si è arenato negli uffici del dipartimento Ambiente della Regione. Ma intanto, sulle alture messinesi, qualcosa si è mosso. E da tempo. Soprattutto per evitare di assistere all'ennesimo sciacallaggio a un paradiso naturale, più volte sfruttato come terra di razzie individuali, poco e niente come risorsa collettiva. Perché, sebbene si parli della nascita di un parco naturale dagli anni '70 e nei palazzi della burocrazia palermitana sia già sfumata più volte la possibilità di istituirlo, c'è chi, sul fascino dei gioielli che cingono la “testa” di Messina, ha sempre creduto e puntato, in barba a chi tergiversa ancora sulla creazione di una realtà che serva a mettere a sistema tutte le iniziative del comprensorio, ma che annida un rischio endemico: quello di stanziare l'ennesima guarnigione di una politica incapace di valorizzare le possibilità produttive esistenti, neonate o futuribili del territorio.

I "vecchi paradisi"

Ad aree attrezzate pubbliche si affiancano iniziative private che da sempre hanno caratterizzato e connotato la ricchezza dei Peloritani. Perché sui colli messinesi è d'obbligo la “scampagnata”. Sono numerose le aree attrezzate nate tra il profumo di pini, castagni e ginestre. Al confine con la foresta vecchia di Camaro, il bosco naturale più antico di tutto il complesso montuoso, di recente al centro di un corposo intervento di ri-piantumazione, ci sono gli spazi della Madunnuzza. Una seconda area attrezzata, quella più nota e gettonata, è Musolino, recentemente ristrutturata con l'aggiunta di tavolini in legno, altalene, fontana potabile e braceri. Accanto ai quali è sorto da pochi anni un piccolo punto ristoro. Dalla frequentatissima Musolino si può però passare alla solitudine di boschi raggiungibili su tortuose strade in terra battuta che conducono al sentiero Brignoli, dove una carbonaia, proprio sotto Puntale Bandiera, permette di conoscere le tecniche per la fabbricazione del carbone da legna.

Le aree attrezzate dei Peloritani vanno ancora da Lupo a Santo Stefano Briga, a Posto Leone, nel demanio comunale di Santa Lucia del Mela. Qui una vasca d'acqua all'ombra di pini, castagni e querce, è il cuore di un piccolo “eden” attrezzato con tavoli e panche in legno, giochi e punti cottura. Nelle aree adiacenti è possibile trovare e raccogliere gustosi porcini, così come nei pressi dell'area di Cavagna e di Piano Vernà. Sul versante opposto c'è Foleo, a cui si giunge attraversando Bafia e Mandanici. Nelle vicinanze c'è ancora Tre Pizzi, con la sua torretta di avvistamento antincendio o Piano Margi, con un laghetto collinare circondato da tavoli e panche in legno col profumo di nocciole che invade il "Castello di Margi", roccia caratteristica oltre che sito d'interesse archeologico. Dalla scampagnata “fai da te”, praticamente a costo zero, si passa alla comunque economica “Casa di cura per inappetenti” di Don Minico, “u megghiu postu du munnu” per gustare la classica forma di “pane cunzatu” inserita anche nelle guide Michelin. Don Minico non conosce crisi. Anzi. Negli ultimi anni è riuscito ad ampliare la sua attività con prodotti locali di propria produzione provenienti direttamente dai terreni di Filicudi.

I "nuovi regni"

Soprattutto nell'ultimo decennio, sui Peloritani, e in particolare nel comprensorio di Dinnammare, c'è stato qualche nuovo fermento. Anche grazie all'intercettazione dei fondi Psr ad opera dell'Azienda foreste demaniali di Messina. Dai semplici interventi di recupero come la recente restaurazione della fontana collocata sulla strada di transito che conduce ai forti umbertini, usata un tempo come punto di ristoro per artiglieri, soldati e animali, o la riqualificazione dell'area attrezzata di Musolino, all'inaugurazione del Centro polifunzionale di Camaro “Giardino delle Farfalle”. Dagli appuntamenti annuali già consolidati ma sempre ricchi di novità come “Il Bosco in Concerto” in cui le porte del vivaio Ziriò si aprono ad artisti e musicisti promuovendo l'attività del rifugio alla “restaurazione” di manufatti storici da adibire a nuovi “punti ristoro” proprio sulla cresta dei Peloritani. Tutte iniziative organizzate per dare nuova vita ai colli messinesi. Tra gli interventi finanziati, sempre attraverso i fondi per il Programma Sviluppo Rurale (Psr), c'è stato il recupero di alcuni ruderi lungo la Reggia Trazzera. O ancora della cascata Zaccone, una meravigliosa cornice d'acqua all'interno del sentiero che va da Larderia a Dinnammare.

Le "dimore storiche"

Castel Vinci, villa Agresta, villa Picciotto, villa Speciale, villa Caminiti, villa Rinciari, villa Miloro, villa Costarelli e villa Allegra sono solo alcuni tra i luoghi di interesse artistico dei Peloritani, perlopiù tutti ricadenti nella frazione di Castanea delle Furie. L'emblema dell'incanto architettonico dei Peloritani è forse però la splendida villa Rodriguez. Una reggia dispersa nei boschi in mezzo alle aree del demanio forestale dove a dominare incontrastata per moltissimo tempo è stata l'inaccettabile dicotomia tra rovina e bellezza. A ceramiche e pavimenti che spezzano il fiato, per anni si sono mescolati degrado e abbandono. A una flora da giardino delle magie, si affiancava un tesoro vandalizzato che, di notte, era alla mercè di chiunque. Un tesoro da oltre un milione di euro, acquistato, trasformato in sala ricevimenti, sequestrato e riaperto. Oggi, covid permettendo, pranzare all'ex villa Rodriguez ammirando la maestosità dei Peloritani che degradano fino allo Stretto è una delle cose da fare almeno una volta nella vita.

L'avventura in un parco

C'è anche chi sui Peloritani sta cercando di creare economia. Se il celebre Don Minico che ha unito in connubio natura e cibo non perde un colpo, l'offerta si sta ampliando grazie, e a beneficio, soprattutto di chi punta sui colli per fare turismo. Sebbene qualche esperimento sia stato “stoppato” sul nascere (ad esempio una richiesta di concessione aree per realizzare un ranch da utilizzare per la coltivazione di prodotti biologici) a riportare messinesi, e non solo, sui Peloritani ci ha pensato l'ambizione di due giovani sportivi. Gianluca Sciacca e Rosy Martinello. Da  anni inseguivano il sogno di un parco avventura sui colli messinesi. E ci sono riusciti. Con determinazione e costanza hanno affrontato ostacoli come inesperienza e burocrazia, lanciandosi in questa nuova avventura. “Sacrifici e risorse proprie” così il sogno ha preso il via. Un affitto delle aree a prezzo modico per un Parco avventura frequentatissimo soprattutto d'estate, ma che riesce ad attrarre sui Peloritani anche durante le mezze stagioni. Un'area di 12000 mq, immersa in una verde pineta nella zona di Portella Piano Verde, proprio sulla strada provinciale che porta al santuario di Dinnammare. Percorsi,  dedicati ai più piccoli e a ragazzi ed adulti, una serie di viaggi acrobatici in altezza con attraversamenti sospesi tra alberi ad alto fusto, pedane intervallate da ponti tibetani, ponti cinesi, liane, passerelle e tirolesi. E non è finita qui perché il sogno di questi due ragazzi si spinge oltre il successo che ha già avuto l'iniziativa: “Ascoltiamo molto chi viene al Parco e ci da consigli – ha detto Gianluca Sciacca – non ci fermeremo". Oltre ai percorsi, all'interno del Parco avventura possono svolgersi altre attività come il tiro con l'arco e il tree climbing, l'arrampicata a parete sul tronco degli alberi. Tre sono le parole d'ordine all'interno del Parco: divertimento, sicurezza e rispetto dell'ambiente. E il prossimo 21 aprile, situazione sanitaria permettendo, il parco riaprirà le porte a grandi e piccini.

Le escursioni

Tra le altre iniziative per sfruttare il business dei Peloritani c'è anche l'organizzazione di pacchetti che coniugano le attività sportive al turismo. Proprio in questo ambito ha avuto un discreto successo anche il club “Città di Risa”, presieduto da Lillo Rizzo, che , ad esempio, per cercare di “portare alla riscossa” i colli messinesi, ha puntato sui fuoristrada. Il sodalizio di “Città di Risa” conta 15 soci, ognuno dei quali mette a disposizione la propria jeep per escursioni guidate sui Peloritani. Dal 2010 i soci hanno ottenuto la qualifica di operatori turistici e hanno iniziato la loro attività puntando soprattutto sui colli San Rizzo. L'esperimento più riuscito è l'attraversamento della dorsale montuosa che si estende fino a Fiumedinisi, tagliando in escursione i boschi peloritani con la possibilità di visitare anche le zone costiere e i paesini della ionica. L'idea, iniziata dalla passione sportiva, ha incontrato così successo anche sotto l'aspetto turistico ed economico.

Lo sport

Ma è lo sport l'attività che, soprattutto in tempo di covid, sta ravvivando più di ogni altra i colli. Nel tempo sono nati, infatti, anche nella zona della foresta di Camaro, percorsi di trekking e mountain bike con la possibilità di affittare i mezzi direttamente sul posto. Vicino alla “casa” di Don Minico, inoltre, è nato il primo “rent-bike” dei Peloritani. Aperto solo la domenica durante la stagione estiva e quella primaverile, è un ottimo “post-pagnotta” che unisce l'attività motoria alla scoperta dei panorami e delle caratteristiche naturalistiche dei Peloritani. Dopo il boom del crocierismo messinese, qualcuno ha pensato di sfruttare il tempo dei “turisti per un giorno” organizzando visite guidate alla scoperta dei Peloritani.

Al tour ha pensato Igor Fedele, presidente di Mediterranea Trekking e, in particolare, tra i pacchetti offerti ai crocieristi in approdo sullo Stretto, c'è l'Adventure route, un'escursione della durata di due ore che inizia dalla chiesa dei Catalani, visita il Duomo e “decolla” verso il “Giardino delle Farfalle”, per poi attraversare Puntal Ferraro e, prima di tornare “a terra”, fa uno stop al bivio delle “Quattro Strade”. Con le navi da crociera "lontane" dal porto di Messina, a tornare "padroni" dei colli sono stati soprattutto i messinesi che hanno riscoperto la bellezza dei Peloritani in bici. "Sono tanti i neofiti che si sono avvicinati al mondo delle bikes - spiega Fedele - per chi non ha esperienza, oggi, ci sono anche i tour in e-bike o in downhill, quelli un po' più semplici per assaporare le bellezze di Ionio e Tirreno dall'alto, ma anche quelli più complessi in mountain bike ed enduro da Messina sino all'Etna".

L'Etna dalla luna

Oltre che sullo Stretto di Messina, il golfo di Milazzo, le isole Eolie e la zona ionica, dalla punta dei Peloritani la vista arriva su fino a... l'Etna, il vulcano attivo più alto d'Europa. Che da Dinnammare, nel pomeriggio, si tinge di colori lunari. Facendo scordare per un attimo il rosso, l'arancione e il giallo in cui è divisa l'Italia. Portandoti attraverso l'impressionismo del verde degli alberi che sfuma sul blu del cielo e del mare, nel bianco di un per sempre che si muove. Di quell'eternità in continuo movimento che sono i Peloritani.

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