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Da Messina alle Alpi, l'opera dell'architetto Michele Versaci

Custodito tra montagne innevate. Pura bellezza. E quel silenzio rassicurante che solo la natura sa regalare. Porta anche la firma di un brillante architetto messinese, Michele Versaci, il progetto del bivacco Corradini, che si trova a pochi metri dalla vetta della Dormillouse delle Alpi Cozie, e che accende alla sola vista fotografica, notturna e diurna, la voglia di mettere lo zaino in spalla per tuffarsi alla scoperta di questa opera di architettura avveniristica, di 20 mq, che non solo ha vinto una sezione del premio Inarch ma rievoca quella "vita offline" che spesso in molti ricercano.

Ed è un percorso di studio e sacrificio quello del giovane professionista messinese da sempre animato da una forte passione per la ricerca e la sperimentazione, e che desidera formarsi il più possibile, anche se ha accumulato già un' esperienza pluriennale, in studi di fama internazionale. Sperando, un giorno, di portare il suo bagaglio di conoscenze nella sua Messina. Luogo che dovrebbe far partire la sua rinascita dal mare. «Ho frequentato il liceo Archimede - racconta Michele - e successivamente mi sono iscritto alla facoltà di Ingegneria edile-Architettura a Catania perché ho vinto una borsa di studio alla Scuola superiore etnea, un Istituto universitario di eccellenza, nato sul modello della Normale di Pisa, dove non solo ho avuto la possibilità di ampliare la mia preparazione, ma sono entrato a contatto con il mondo dell'architettura contemporanea. E come tesi ho sviluppato un padiglione sperimentale che potesse essere utile in caso di emergenza, nato in collaborazione con il Politecnico di Milano e l'Eth di Zurigo».

E proprio in Svizzera, nel 2013, ha iniziato a muovere i primi passi, in una terra però che risultava ostica, tanto che per un periodo il giovane ha deciso di rifare i bagagli e tornare in Sicilia: «Alla fine è stata anche questa una breve parentesi perché in cuor mio sentivo ancora il bisogno di imparare, e soprattutto volevo assaporare ancora una volta progetti di ampio respiro, e così ho deciso di volare a Madrid, dove ho lavorato in uno studio prestigioso che ha una sede anche a Berlino. Qui sono rimasto un anno e dopo ho raggiunto Torino, e infine Milano, dove ormai risiedo e lavoro dal 2017». E proprio qualche anno fa è nato questo progetto atipico che racchiude in sé una storia particolare, a tratti emozionante: «Il bivacco è nato per omaggiare la figura di un giovane, Matteo Corradini, venuto a mancare dopo una brutta malattia. Ed è stato il padre, Paolo, a regalare questa opera a tutti coloro che come suo figlio amavano la montagna. Alpinisti e non».

Un progetto particolare per il messinese, abituato a temperature assai diverse: «Ho scoperto che queste strutture sono fondamentali per chi esplora le Alpi e desidera godere di un punto di appoggio prima di raggiungere le vette più alte. Il tutto è nato in collaborazione con il collega Andrea Cassi e lo abbiamo strutturato come una vera e propria "culla di legno", con dei gradoni, che suggeriscono che è possibile incontrarsi con degli amici per una chiacchierata “wild”». I due ci hanno messo più tempo a progettarlo, un anno, che a realizzarlo, perché a causa delle condizioni climatiche e territoriali il tutto andava prefabbricato il più possibile fuori, in un laboratorio vicino Torino, e i pezzi trasportati per vie aree: «Tutto ha preso vita a 2900 metri in soli 4 giorni, e devo dire che questa è sì una bella storia di solidarietà, ma nello stesso tempo ci restituisce un modo esemplare di vivere la montagna, perché questi posti sono aperti 365 giorni l'anno senza custodia e vengono mantenuti bene dagli stessi fruitori. All'interno si trovano piccole conserve alimentari e davvero sembra di vivere in un'atmosfera onirica che rievoca suggestioni diverse in base alla stagione». E lo scorso mese l'opera che non è passata inosservata ha vinto un riconoscimento prestigioso: «Qualche mese fa è stato indetto un premio dall'Istituto nazionale di Architettura che ha delle sezioni per ogni Regione. Sono state candidate per la Regione Piemonte le opere realizzate negli ultimi cinque anni e abbiamo vinto il premio come giovani progettisti». Michele intanto continua il suo percorso nella “grande Milan” dove sta seguendo altri progetti tra cui la riqualificazione del lungomare di Catania: «Fuori si ha sempre la possibilità di realizzarsi, ma non mi dispiacerebbe tornare anche solo con un piede per lavorare nella mia terra. Del resto, io non ho mai chiuso la porta, passo le mie vacanze giù e devo dire che il pensiero di dare un contributo di energia e positività è qualcosa che mi balena in testa. Adesso, insomma, stiamo facendo esperienza sperando di accendere nuova vita nello Stretto. Le cui bellezze meritano di essere conosciute ovunque».

 

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