Messina

Venerdì 22 Novembre 2024

La messinese Luisa Grasso nell'orchestra di Sanremo: i sogni di bimba, il violino e l'Ariston

 
 
 
Luisa Grasso
 
 
 
 
 
 
 
 

Così Luisa Grasso è arrivata a Sanremo. Perché c'era una volta una bimba di quattro anni che girando per casa incontrò un violino. Uno di quelli "finti", messo lì giusto per fare conoscenza o per non lasciarsi più. Inizia così la storia di Luisa Grasso, come tutte le cose serie quando si nascondono dietro al gioco. Fuori c'era la sua Messina degli anni '80, dentro tutto il desiderio di chi già sa cosa vuole, pronta a lottare per prenderselo. E lo ha fatto. Se oggi è tra i trentadue orchestrali di Sanremo (e lo è per la quinta volta) è proprio per quel piano piccolo piccolo messo in atto in grande. Le prime lezioni di musica furono merito di un maestro, che intuì subito il legame tra lei e quello strumento. E di un papà, che accettò la scommessa. Poi fu tutto naturale. Il ponte tra le corde che diventano prolungamento del corpo, la passione, quando vibra. Gli studi fino al diploma in conservatorio a Palermo e poi la laurea in Dams a Messina. Le stagioni teatrali, le trasmissioni televisive ("bello il tempo in cui ero violinista fissa in Cinematografo di Marzullo"). I due singoli pubblicati per fare crossover, per "alleggerire il troppo classico e portarlo a tutti". Luisa ha accompagnato Ray Charles, Carreras, Battiato e Milva, Carmen Consoli, Lucio Dalla. Ha suonato in Vaticano davanti a Papa Giovanni Paolo II. Col suo Bisiach del 1939 ("ma ne ho anche uno elettrico") s'è fatta i Festival di Conti, Morandi, Fazio. "Ma Amadeus è un'altra cosa. La sua rivoluzione è quella di un signore della tv che c'è sempre, che nota tutto. Lui è il direttore artistico di ogni particolare". Perché in fondo suonare con Dalla o eseguire Tosca che differenza fa? "E' sempre musica, espressione, emozione", discorso, dialogo. Lei, Luisa, ancora se lo ricorda quel collega "importante" che "durante la cena mi disse, a proposito di musica leggera, che per lui era il degrado". Come Uto Ughi contro i Maneskin. "Chiusura anche quella. Dire quel che ha detto dei Maneskin è come offendere milioni di persone che li ascoltano. Noi qui a Sanremo abbiamo trascrizioni interessanti, anche tecnicamente difficili. Per me fare musica contemporanea è fare musica oggi. Il resto è bigottismo culturale di cui si potrebbe fare a meno". A proposito, a Sanremo ("prima a Roma, le prove vanno avanti dal 4 gennaio") Luisa sta con mamma Marisa, con sua cugina Elisabetta e i "figli pelosi". Lei animalista, lei vegetariana, lei e i suoi cinque cani. Vivere di musica? "Non si può, non si riesce. Ma io sono una fortunata, lavoro all'università (UniLab, dipartimento di Giurisprudenza), ho dei superiori che mi assecondano, mi agevolano, mi sostengono". Però anche se oltre lo Stretto la musica cambia, seppure sia tra i trentadue orchestrali del Festival... il cuore è a Messina, dove c'è casa, all'orchestra del Teatro Vittorio Emanuele. Tosca è prevista per i primi di Marzo e "probabilmente sarà l'unica opera in cartellone quest'anno, ricordo i tempi in cui se ne facevano quattro o cinque, spero almeno in una grande partecipazione della città". L'orchestra del Vittorio Emanuele, quella di cui "mi pregio di far parte, l'amo tantissimo, anche coi suoi molti problemi. E' piena di ottimi professionisti, non ha niente da invidiare a realtà più blasonate. La mia orchestra lotta ma ancora non vince". Lei sì, e alza il violino tra le braccia.

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