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Fenomeno De Luca, a Taormina il poker è servito. E i partiti continuano a non capirci nulla

«I veri taorminesi hanno vinto! Ed io non li deluderò! Sarò il sindaco di tutti nessuno escluso!": durante una diretta social, effettuata facendo una passeggiata per il corso di Taormina, Cateno De Luca esulta. «Ho reso omaggio a San Pancrazio - dice - gli ho chiesto di darmi la forza di fare quel lavoro che i taorminesi si aspettano da me e darmi quel coraggio di fare quelle scelte che porteranno a conseguenze forti; avevo pronosticato di ottenere il 60 per cento, ero cosciente del risultato perché avevo percepito che la nostra strategia di far riflettere i taorminesi si stava concretizzando». Poi, un annuncio in vista delle elezioni europee: «Qui a Taormina si farà il patto di Taormina che sancirà la piattaforma per le europee nella quale saremo protagonisti con altri leader nazionali».

E sono quattro

E sono quattro... Quattro elezioni a sindaco, quattro Comuni conquistati. Prima la minuscola Fiumedinisi, poi l’ambiziosa Santa Teresa di Riva, quindi il capoluogo dello Stretto, e ora la perla dello Jonio, la capitale del turismo siciliano. Ancora una volta, la macchina elettorale di Cateno De Luca sbaraglia gli avversari, che continuano a non capire come contrastarlo, continuano a fare il suo gioco e, una volta sconfitti, continuano a ripetere sempre le stesse frasi, le stesse analisi del “giorno dopo”, lo stesso stupore davanti alla scelta degli elettori, “brutti, sporchi e cattivi” (sarebbero stati ovviamente “belli, puliti e buonissimi” se avessero votato diversamente...). Passi per Fiumedinisi, che è il suo paese d’origine. Passi anche per Santa Teresa. Ma il caso Messina avrebbe dovuto insegnare qualcosa, e invece le forze politiche schieratesi contro “l’invasione dello straniero” hanno sbagliato tutte le mosse, prima e durante la campagna elettorale. Campagna elettorale di cui Cateno De Luca si conferma il “re”, con l’alternanza di toni del tutto, e volutamente, fuori dalle righe e di appelli alla condivisione, di urla scomposte e di analisi lucidissime, di promesse futuribili e di studiate cantilene sul ciò che “si è fatto prima”, nei Comuni già amministrati. Taormina voleva uscire dal tunnel in cui, da diversi anni ormai, si è andato a cacciare il Comune (con l’amara “ciliegina sulla torta” della dichiarazione di dissesto finanziario) e ha scelto De Luca. De Luca ha scelto Taormina perché sa benissimo che essere sindaco di una città conosciuta in tutto il mondo gli darà la visibilità adeguata per portare avanti il suo piano di costruzione di un grande partito meridionalista, quella che, secondo il suo ideatore, dovrebbe essere l’evoluzione di “Sud chiama Nord”.
Nella tornata elettorale in cui il Centrodestra fa man bassa, in quasi tutt’Italia, per la seconda volta consecutiva (la prima è quella del giugno 2022, a Messina, con la vittoria del “deluchiano” Basile), Cateno scompagina equilibri e alleanze più o meno ibride, talvolta, come nel caso taorminese, assolutamente improponibili. E trionfa, riuscendo a convincere i cittadini che lo votano, che lui, politico ormai di lungo corso, sia l’unica alternativa possibile alla “partitocrazia”.

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