Dovrà essere il consiglio comunale ad assumersi la responsabilità di far proprie tutte le delibere più importanti lasciate in “eredità” dall'amministrazione De Luca: dal bilancio di previsione al piano di riequilibrio rimodulato. A chiarirlo, oggi pomeriggio, è stato il commissario straordinario di Palazzo Zanca, Leonardo Santoro, che insieme ai sub-commissari Mirella Vinci e Francesco Milio ha partecipato alla prima seduta di consiglio comunale “post De Luca”. Santoro ha ribadito che «il nostro mandato è finalizzato a condurre la città alla prima tornata elettorale utile, che ad oggi è quella del 29 maggio, e a traghettarla garantendo servizi adeguati ed evitando rallentamenti dell’ordinaria amministrazione». Il commissario ha sottolineato che «questa è l'aula più sacra di Palazzo Zanca e per noi è di fondamentale importanza il massimo rispetto dell’autonomia decisionale del Consiglio». Ed è proprio in nome di quell'autonomia decisionale, della «piena ed esclusiva responsabilità del consiglio comunale» che Santoro ha spiegato come dovrà essere il Consiglio stesso a stabilire quali delibere votare, come e quando. «Credo che nessun cittadino vi abbia conferito un incarico a tempo, o parziale». Forse più di un consigliere si aspettava che fosse il commissario a togliere l'Aula dall'impasse sorta con le dimissioni di De Luca: non sarà così. In ogni caso da tutti i gruppi politici (tranne il Misto, il gruppo “deluchiano” dell'Aula) sono giunte parole di apprezzamento nei confronti del commissario e dei toni utilizzati nei confronti del consiglio comunale. Sottolineati da tutti, in particolare, concetti quali «dialogo», «confronto», «rispetto dei ruoli» e «rispetto istituzionale», ma anche «normalità». Con duri riferimenti, ovviamente, all'esperienza De Luca. Unica eccezione, Nello Pergolizzi (Gruppo Misto): «Condivido appieno il pensiero espresso dalla struttura commissariale, almeno in fase preventiva, al netto di qualche dichiarazione poco felice in fase di insediamento – ha detto -. Valuteremo gli atti, e non solo le parole». Intanto slitta il voto sulla modifica degli statuti di Amam, Atm e MessinaServizi: manca il parere dei revisori dei conti sulla facoltà di ridurre i vertici delle società, dagli attuali Cda agli amministratori unici.