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Giovani “Liberi di Scegliere”: il protocollo Di Bella da Messina alla ribalta internazionale

Riscattarsi da un destino nefasto che relega in contesti familiari e sociali refrattari alla legalità: ogni giovane deve poter costruire il proprio futuro scegliendo liberamente la strada da intraprendere. E’ stato questo l’obiettivo del giudice Roberto Di Bella, presidente del Tribunale dei minori di Catania e ideatore del protocollo governativo “Liberi di scegliere”, con il quale è riuscito a cambiare radicalmente l’approccio, trovando una strategia che permettesse ai minori legati a contesti familiari criminali, di svincolarsi da un destino che li avrebbe costretti a raccogliere l’eredità dei padri all’interno della complicata gerarchia delle cosche.

Un progetto virtuoso quello del giudice messinese, sottoscritto con la Procura nazionale antimafia e varie associazioni di settore fra le quali Libera e Addio Pizzo, frutto della sua esperienza professionale al Tribunale dei Minori di Reggio Calabria che ha presieduto per 25 anni, un “osservatorio privilegiato del fenomeno della criminalità organizzata e della fascinazione subita dai figli dei boss sin da piccoli”. Da cinque anni questo protocollo, raccontato nel libro “Liberi di scegliere” scritto da Di Bella a quattro mani con Monica Zapelli (che nel 2019 ha ispirato il regista Giacomo Campiotti nella realizzazione del film tv per la Rai), è diventato un percorso educativo di legalità condivisa partito dalla Calabria e dalla Sicilia, che ha coinvolto migliaia di studentesse e studenti in tutta Italia, grazie all’impegno dell’associazione Biesse presieduta da Bruna Siviglia. “Giustizia e umanità - Liberi di scegliere” è stato rilanciato ieri pomeriggio all’auditorium del polo aziendale Ses Gazzetta del Sud di Messina.

Un momento di grande coinvolgimento per i giovani messinesi e calabresi che hanno avuto l’opportunità di ascoltare la testimonianza del giudice, dialogando con lui in maniera diretta. «Quando sono arrivato a Reggio non sapevo cosa fosse la ndrangheta e l’impatto con quel territorio che non consente a nessuno di essere innocente è stato duro», ha rivelato.

Introdotto da Bruna Siviglia, presidente nazionale dell’associazione culturale Biesse (associazione culturale “Bene Sociale”) che assieme a lui promuove il progetto, il giudice ha parlato del programma - oggi esteso anche a Catania e sostenuto fra gli altri dalla Conferenza episcopale italiana con il finanziamento dell’8xmille - «nato dalla constatazione che i cognomi che saltavano fuori nel corso dei processi degli anni 2000 erano gli stessi degli anni ’90, perché le famiglie mafiose erano sempre le stesse e i più giovani continuavano l’azione criminale dei padri, finendo per condividerne anche il destino processuale».

Da qui la consapevolezza che «l’allontanamento dall’ambiente criminoso assieme alle loro madri avrebbe significato per quei minori la possibilità di crescere fuori dalla pressione dettata da regole e disvalori appartenenti a quel contesto particolare dal quale, in quanto minori, non avrebbero avuto la forza o la possibilità concreta di rifiutare». «Ci hanno accusato persino di “deportare” i bambini - ha ricordato - ma non ci siamo fatti intimorire dalle resistenze e siamo andati avanti». E così si è pian piano diffuso il metodo basato sul trasferimento in località diverse, dove una “rete” protettiva accogliesse le mamme e i bambini, tutelandone l’identità. E a Messina questa “rete” è stata tenuta salda dall’assistente sociale Maria Baronello, ieri presente in auditorium per testimoniare il reale impatto di misure “alternative” volte a far emergere il buono che alberga anche nei contesti peggiori.

«Si deve a Di Bella il merito di aver rivoluzionato il mondo della giustizia minorile» ha detto la Siviglia, sottolineando il coraggio di «andare oltre il ruolo del magistrato che si ferma alla sentenza». L’evento si è aperto con il saluto del presidente di Società Editrice Sud e della Fondazione Bonino Pulejo Lino Morgante, il quale ha ribadito che «la mission dell’azienda è quella di fare informazione libera a servizio della collettività e in particolare dei giovani, offrendo loro importanti strumenti per alimentare lo spirito critico: conosciamo il nostro ruolo, e ci sforziamo di indicare la via della consapevolezza, perché forze dell’ordine e magistratura devono avere la società civile accanto». E a richiamare l’impegno nella formazione e informazione, condotto da Ses anche attraverso l’inserto Noi Magazine che ogni settimana dà voce ai giovani, è stata la responsabile del progetto Natalia La Rosa, sottolineando il costante dialogo con gli ambienti scolastici e universitari al fine di realizzare un proficuo canale di interscambio e comunicazione.

E proprio l’inserto Noi Magazine dedica oggi l’apertura su tutte le edizioni (Messina-Sicilia; Reggio; Cosenza e Catanzaro-Crotone-Lamezia Vibo) all’emozionante evento che, come ha prefigurato lo stesso giudice D Bella, potrebbe divenire un appuntamento annuale stabile nell’ambito della collaborazione con la SES. Intenso l’intervento del sostituto procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Walter Ignazitto, che si è soffermato sul valore della libertà e sull’etimologia greca della parola “legge”, che rimanda alla “scelta”, esortando i giovani a “scegliere sempre da che parte stare” respingendo la tentazione di conseguire “facili successi violando le regole”: «La libertà - ha detto - è come una partita di calcio, per giocarla bene non bisogna mai segnare con le mani».

Particolarmente toccante la testimonianza di Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, l’imprenditrice calabrese scomparsa nel nulla sei anni fa a Limbadi in provincia di Vibo Valentia, probabilmente dopo essere stata uccisa dalla ‘ndrangheta: «il miglior modo di farsi giustizia è quello di parlare ai giovani con coraggio, creando un indotto di pensiero contro la subcultura mafiosa», ha detto, parlando anche da docente dell’istituto Piria di Rosarno, e tenendo la mano della nipote Letizia, la più piccola dei tre figli di Maria, che ha trafitto i presenti con una sola domanda: «Non ho più mia madre, perché? Voglio una risposta».

Intensi gli interventi di studentesse e studenti - lontanissimi dai cliché di indifferenza che permeano il mondo giovanile - degli Istituti superiori “Jaci”, “La Farina Basile”, “Maurolico” e dei comprensivi “Paino Gravitelli” e “Manzoni Dina e Clarenza”, che hanno manifestato, anche con la loro massiccia partecipazione, attenzione e apprezzamento per il messaggio di civiltà ricevuto. Presenti delegazioni degli Istituti d’istruzione superiore di Messina “La Farina Basile” diretto da Caterina Celesti, “Maurolico Galilei” diretto da Giovanna De Francesco, “Jaci” diretto da Maria Rosaria Sgrò, “Seguenza” diretto da Lilia Leonardi, “Impallomeni” di Milazzo diretto da Francesca Currò, del “Piria” di Rosarno (Reggio Calabria) diretto da Maria Rosaria Russo, del CPIA diretto da Giovanni Galvagno, dei comprensivi di Messina “Paino Gravitelli” diretto da Domizia Arrigo, “Vittorini” diretto da Giovanni Maisano, “Manzoni Dina e Clarenza” diretto da Concetta Quattrocchi e del “Radice Alighieri” di Reggio Calabria diretto da Simona Sapone.

E numerose sono state le autorità presenti, tra cui l’assessore comunale all’Istruzione Massimo Finocchiaro, che ha portato il saluto del sindaco Federico Basile, il prorettore vicario dell’Università degli Studi Giovanni Moschella, il procuratore di Palmi Emanuele Crescenti, la dott.ssa Lucia Allegra in rappresentanza del dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Stello Vadalà, il comandante della Scuola Allievi Carabinieri di Reggio Calabria col. Vittorio Carrara, il commissario capo della Questura di Messina dott. Salvatore Gulizia, il comandante del Reparto operativo del Comando provinciale Carabinieri di Messina tenente colonnello Francesco Falcone, il comandante dei Reparti Operativi della Polizia Municipale di Messina commissario Lino La Rosa, il tenente Vito Pedota della Guardia di Finanza, la consigliera della Fondazione Bonino Pulejo Margherita Leto.

L’evento è stato oggetto di un approfondito reportage condotto dai giornalisti della BBC Daniel Gordon e Alex Lust, che hanno intervistato alcuni giovani presenti e in particolare Letizia Chindamo, rilanciando il “metodo Di Bella” e soprattutto, cogliendo, come ha osservato lo stesso Gordon, «che le cose stanno cambiando, e questo ci interessa moltissimo».

I due giornalisti hanno anche positivamente riscontrato il coinvolgimento di tanti giovani tra Sicilia e Calabria nel progetto “Gazzetta del Sud in classe con Noi Magazine”, apprezzando il giornale cartaceo e l’inserto al suo interno. Al termine il giudice Di Bella, con la delegazione dell’associazione Biesse e i giornalisti della BBC, ha visitato - accompagnato dal presidente Morgante - i locali della Fondazione Bonino Pulejo, che custodisce i ricordi del fondatore Uberto Bonino e della moglie Maria Sofia Pulejo, la redazione della Gazzetta e l’area produttiva di SES con le due rotative, dove ogni giorno vengono stampate undici testate fornendo un importante contributo alla pluralità dell’informazione nel meridione.

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