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I Modà alla loro "prima" a Taormina. La depressione, la rinascita e l'abbraccio della mamma

Raccontarsi senza autocelebrarsi. Hanno scelto la strada più semplice ed elegante i Modà per festeggiare la loro “prima” in venti anni di carriera al Teatro Antico di Taormina, la prima tappa del tour estivo dopo i successi nei teatri al chiuso. Un intreccio di musica e parole che ha consegnato un concerto emozionante, misurato, dove l'orchestra sinfonica ha marchiato una serata meno rock e più intima, in cui hanno trovato spazio tanti aneddoti e il racconto di una carriera dove le note si sono sempre intrecciate al percorso di vita. Senza mentire, senza mai nascondere le cadute. Dai fallimenti del passato al tunnel della depressione che Kekko ha raccontato con la naturalezza di chi non ha più paura, di chi sa di poter guardare in faccia il mostro e travolgerlo anche con l'entusiasmo dei fan. Che a Taormina hanno fatto sentire tutto il loro calore.

E si è passati così dall'inizio obbligato con “Gioia“, a dieci anni dall’uscita dell’omonimo album che ha portato i Modà a suonare per la prima volta negli stadi, alle dediche avvolte in trame raffinate disegnate dagli archi alla moglie Laura in “In tutto l’universo” e alla figlia Gioia in “Non ti mancherà mai il mare“. C'è stato spazio per Antonia e Luigi, i protagonisti di “Quel sorriso in volto” e per quel “Salvami” canzone scritta per la madre che nel più bello dei finali si è materializzata sul palco a fine concerto per l'abbraccio al suo Kekko.

Una canzone da sempre descritta come una preghiera, con le strofe recitate su un tappeto di archi e violini, e un ritornello cantato in maniera eterea e solenne. “L’ho scritta – rivela Kekko – in un brutto periodo della mia vita. La musica andava male e volevo lasciarla, mia mamma si era ammalata di cancro e mi ha chiesto di fare l’ultimo disco. Io mi sono chiuso in studio e ho scritto tutto ‘Viva i romantici’, da cui è poi è decollato tutto. Questa canzone l’ho pensata come una preghiera per mia mamma, sembra sia io a rivolgermi a Dio, ma è come se l’avesse scritta lei“.

L’orchestra, diretta dal maestro Andrea Benassai e capitanata dal primo violino Lorenzo Borneo ha reso tutto più magico, non riducendosi a... sviolinate: sostegno alla band, riuscendo a essere sfruttata al meglio e non risultando mai stucchevole. E ancora i successi Tappeto di fragole, Arriverà, La Notte, la sanremese Lasciami e come un Pittore con il ricordo di Pau Donès degli Jarabedepalo. Quasi due ore di concerto per raccontare e raccontarsi, per festeggiare un ritorno di chi non ha mai avuto voglia di andare via.

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