Standing ovation. Ma non quel ringraziamento rituale che si tributa giusto alla fine. L’anima di Taormina, anche la più fragile, è volata in piedi già nella pancia dello spettacolo. Dopo dieci minuti di «Hallelujah» in purezza (la versione di Jeff Buckley dedicata a Rosario, il papà della sua “sorellina” Emma Marrone scomparso improvvisamente proprio lunedì), con Elisa che si è intestata uno strumentale tutto vocale, è stato impossibile restare seduti dentro al tutto esaurito del Teatro Antico.
Impossibile opporsi al moto perpetuo del «Back to the Future Tour». Le fioriture sono sbocciate ad ogni brano, la gente le ha raccolte. Il palco come un buco piccolo posseduto, marchiato centimetro dopo centimetro. E lei un animale affamato di luce, una roccia, una donna scolpita nel rock. Chi ha visto Elisa altre volte lo sa che lunedì sera quell’artista scatenata si è tolta di dosso ogni posa e ha scritto un’altra storia («E spero di conservarne la memoria»). Di un cambiamento radicale e possibile, di un modo di far musica sostenibile e condivisibile.
La stessa, diversa attrazione fatata che prima di lei, domenica, è stata di Carmen Consoli, della «bambina impertinente» tornata dentro l’anfiteatro per la tappa più a Sud (il suo «raggiante» Sud) del «Volevo fare la rockstar Tour». Si è portata gli amici di sempre la cantantessa, li ha infiltrati in nuove collisioni tra rock, acustico ed elettronica. La formazione full band, con sette eccezionali musicisti «rigorosamente scelti all'estero, perché qua musicisti bravi non ce n'è». Antonio Marra alla batteria, Marco Siniscalco al basso, Massimo Roccaforte alle chitarre, Adriano Murania ed Emilia Belfiore al violino, Concetta Sapienza al clarinetto ed Elena Guerriero al pianoforte. Marina Rei, apparsa alla batteria per un set ultra strong. Mario Venuti, col quale ha duettato quasi fosse «Mai come ieri». Angelo Privitera, lo storico pianista di Battiato col quale gli ha reso l’omaggio più «Franco»… ed è sembrato che tutto l'universo obbedisse all'amore.
«Metà di loro siete voi e metà di voi loro». Il pubblico di Carmen Consoli al concerto di Elisa, il pubblico di Elisa al concerto di Carmen Consoli. Elisa al concerto di Carmen Consoli e Carmen Consoli al concerto di Elisa. E se Elisa è l'anello nuziale tra il popolare e il colto, una che suona a voce alta… Carmen è la catena, la penna come poche, il tratto sottile che fa la voce grossa. Una ti invita alla sua festa, usa pure il corpo per cantare. L’altra suona la chitarra come solo una gran femmina sa fare. Una ti porta verso l’inglese più esotico, l’altra ti tira dentro al siciliano più indigeno. Una festeggiava l’anniversario di matrimonio (consacrato di baci al suo Andrea Rigonat), l’altra ancora un compleanno (con tanto di torta e «tanti auguri»). Tutti mischiati, ibridi, sconfinanti.
Eppure sentire che «Non c’è nessuna speranza se noi tutti continuiamo a costruire muri. Votate chi non divide, chi non crea steccati». No hero, «Non si sceglie di emigrare, si sceglie di sopravvivere». Nessun ostacolo del cuore, «Si sceglie di amare chi vogliamo amare, di essere chi vogliamo essere. Non si sceglie, si è». A modo tuo. «I diritti di tutti sono uguali, tutti i bambini sono uguali». «Noi non governiamo il mondo, ne facciamo parte. Noi siamo uno. Uno». Together.
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