Non sappiamo se sia stato il più bel concerto di Francesco De Gregori a Taormina, anzi sappiamo che non è così. Ma certamente sappiamo che è stato un bel concerto, bellissimo. Musica, note, capolavori italiani, applausi, ovazioni, segni di un ritorno alla normalità che normale non è ma di cui dopo un anno e mezzo si avvertiva la necessità. Non siamo ancora il Paese che eravamo prima, ma quel Viva l'Italia è più di una chiusura di concerto. E' musica che si fa speranza, è arte al servizio dei cuori.
Sul palcoscenico del Teatro Antico di Taormina è salito quel Francesco De Gregori che avevamo lasciato due anni fa, proprio in quel posto magico. Con quella voglia di stare con e tra la gente, che sino a qualche tempo fa non gli apparteneva, o quantomeno non in questo modo. In mezzo a questi due anni ci sono stati i suoi 70 anni e l'idea trasmessa è di una serenità contagiosa. Con la vastità dei suoi successi incredibilmente moderni per essere canzoni pensate cinquant'anni fa. Voce sinfonica e quell'armonica che incanta con cui potrebbe reggere le due ore di concerto senza dire una parola. Due ore in cui ci stanno tutto e tutti: il generale, il cuoco di Salò, due zingari, un attore con la valigia, Nino della leva calcistica della classe ’68, Alice, la donna cannone, il violinista e un fiorellino.
Francesco De Gregori ha fondato uno stile, imitatissimo ma irraggiungibile, ha scardinato le regole della composizione tradizionale e ha portato nei testi la sua cultura, trasfigurando nel linguaggio poetico la narrazione non lineare e il fluire della Storia. Se dovesse fare un bilancio di quanto fatto finora potrebbe partire dalla certezza di aver prodotto dei capolavori indiscussi, album e canzoni che sono nell’immaginario di intere generazioni, di essere riuscito ad evitare il rischio del cliché, di rimanere intrappolato nelle formule, nelle etichette, anche a costo di sfidare il pubblico. Pubblico - mille persone per i restringimenti legati al Covid - che a Taormina ha toccato la magia di momenti che non ritornano: talvolta inspiegabili. E così accade che mentre "Ciccio" canta "Sangue su Sangue" e quel passaggio "O seduto a guardare la pioggia sull'orlo di questo vulcano" le gocce si manifestino come in un effetto speciale che di costruito non ha nulla. Magia che solo alcuni luoghi possono regalare. Il "Generale" che De Gregori consegna al pubblico sotto la pioggia è di più. In una notte che incanta. E ad agosto De Gregori tornerà a Siracusa (28), Ragusa (29) e Marsala (31). I concerti sono organizzati da Puntoeacapo con la direzione artistica di Nuccio La Ferlita.
1 Commento
Michele
19/07/2021 09:37
Ho visto il primo concerto di De Gregori nel 1973 a Rimini. Erano con lui Cocciante, Venditti e la sua fidanzata di allora Simona Izzo che non ho capito cosa facesse. Probabilmente nulla come per il resto della sua vita. Ho visto suoi concerti a La Spezia, a Taormina, con Fiorella Mannoia e Pino Daniele e più volte al Teatro della Valle dei Templi ad Agrigento. Chissà se si può organizzare un concerto ad Agrigento? Qui ha fatto sempre il pienone. Ricordo quella volta che disse solo “Chiamatemi Ciccio” e cantò la Ballata dell’Uomo Ragno che si era ispirata a Bettino Craxi e poi a Berlusconi e qui in Sicilia calzava benissimo anche aToto’ Cuffaro. Storico concerto.