Non solo di sangue, ma anche di cuore. Sono i legami che tengono unite le famiglie, luoghi in cui si coltivano valori capaci di alimentare in maniera potente anche quella parte di economia fondata non solo sul capitale finanziario, ma soprattutto su quello umano. È questa parte che mai come oggi merita sostegno e incentivo, che necessita di visibilità e stimolo in una contingenza economica drammatica, segnata da una drastica “selezione darwiniana” nel panorama imprenditoriale. Ed ecco che l’impresa familiare vince la sfida grazie a una marcia in più, tramandandosi di generazione in generazione quale patrimonio ereditario di un microcosmo allargato, in cui tutti si conoscono e riconoscono, contribuendo al mutuo sostegno. A tenere i riflettori sempre accesi su queste strategiche realtà, vitali per l’economia italiana fondata anche sulla valorizzazione delle specificità e professionalità territoriali, è il “Premio Di padre in figlio - Il gusto di fare impresa”, giunto all’undicesima edizione e promosso da Credit Suisse e KPMG con il supporto di Mandarin Capital Partners e il supporto scientifico di LIUC Business School, e in particolare del Centro su Strategic Management e Family Business. La premiazione si è tenuta in modalità digitale, con l’assegnazione dei riconoscimenti nelle diverse categorie. Ad attribuirli, valutando le oltre cento aziende partecipanti, la giuria presieduta da Fabio Tamburini, direttore de Il Sole24 Ore (media partner dell’evento), e composta da Giovanni Brugnoli (vicepresidente di Confindustria con delega al Capitale umano), Innocenzo Cipolletta (presidente AIFI, Associazione italiana del private equity, e FeBAF, Federazione Banche Assicurazioni e Finanza), Anna Gervasoni (direttrice generale Aifi), Annapaola Negri Clementi (avvocata cassazionista e partner di Pavesio e Associati with Negri-Clementi), Simone Maggioni (amministratore delegato Eric Salmon & Partners Italia). L’evento, condotto dal giornalista del Sole 24 Ore Morya Longo, ha visto l’intervento in collegamento di Gabriele D’Agosta (amministratore delegato di Credit Suisse), Silvia Rimoldi (responsabile Centro di eccellenza Family Business di KPMG, rete di società di consulenza manageriale), Alberto Camaggi (managing partner di Mandarin CP, fondo di private equity), e in studio di Federico Visconti, rettore Liuc Università Cattaneo, e Alberto Salsi, esperto di sviluppo aziendale e ideatore del premio. Vincitore assoluto della XI edizione del “Premio Di padre in figlio” è stato il Gruppo Lavazza, leader nel settore della torrefazione, per il quale è intervenuto il vicepresidente Giuseppe Lavazza. Assegnati anche i riconoscimenti delle altre categorie: “Apertura del capitale” a ILPRA S.p.A, attiva nel campo del confezionamento alimentare, rappresentata dal presidente Maurizio Bertocco; “Donne al comando” al Gruppo INAZ, specializzato nell’amministrazione aziendale, rappresentato dalla presidente e amministratrice delegata Linda Gilli; “Fratelli al comando” al Gruppo Desa, in primo piano nel settore della detergenza, rappresentato da Marco Sala, presidente di Italsilva commerciale e membro del comitato esecutivo del gruppo; “Giovani Imprenditori” al San Marco Group Spa, attivo nel campo della produzione di vernici, rappresentato da Pietro Geremia, presidente e amministratore delegato, e a Zerbinati, all’avanguardia nella filiera produttiva di verdure fresche pronte al consumo, rappresentata dal direttore generale Simone Zerbinati; “Innovazione” al Gruppo Tampieri, impegnato nel settore degli oli alimentari, rappresentato dal consigliere Carlo Tampieri; “Internazionalizzazione” al Sideralba Spa Gruppo Rapullino, azienda siderurgica rappresentata dall’amministratore delegato Luigi Rapullino; “Piccole Imprese” alla Carlo Pellegrino & C. Spa di Marsala, attiva nella produzione di vini da tavola, rappresentata dal presidente Benedetto Renda; “Storia e Tradizione” alla Levoni, specializzata nella produzione di salumi, rappresentata dal presidente Nicola Levoni, e alla Società Editrice Sud, per la quale il premio è stato conferito al presidente e direttore editoriale Lino Morgante, dal 2019 al vertice della società raccogliendo il testimone dal padre Giovanni, che la guidava dal 1988. Per ciascuna azienda, che sia ultracentenaria o più “contemporanea”, una storia ma soprattutto un cuore raccontato da chi ne ha raccolto l’eredità e oggi la guida attraverso l’urgenza di un cambiamento che ne mantenga però inalterato lo stile voluto dai fondatori. L’evento si è tenuto a pochi minuti dalla conclusione della cerimonia di giuramento del Capo dello Stato Sergio Mattarella e forte è stato il richiamo alle sue parole di incoraggiamento per la ripresa del Paese e, in particolare, all’appello affinché nessuna donna sia obbligata a scegliere tra lavoro e maternità. Comune l’accento sullo sforzo di tenere la rotta mantenendo i conti in ordine, con le radici saldamente ancorate alla propria terra, ma lo sguardo e gli investimenti rivolti verso il mondo. Per Ses un riconoscimento importante, che arriva al traguardo dei 70 anni e sottolinea l’impegno nella continuità, consentendo a tutte le sue molteplici componenti di rinsaldarsi nel ricordo del fondatore Uberto Bonino e del compianto presidente Giovanni Morgante, sui cui passi si muove l’attuale governance. Lino Morgante, nel ricevere il premio, ha sottolineato il valore dell’informazione di qualità, “materia prima” attorno alla quale la Ses, fondata nel 1952, ha costruito la sua storia. La Società è oggi tra i più importanti network del Sud Italia: ad essa fanno capo i quotidiani Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia con i rispettivi siti web, le tv Rtp e Tgs oltre alle radio Antenna dello Stretto e Rgs e al mensile Gattopardo. Una sfida cavalcata, in un momento critico, anche attraverso investimenti strategici di carattere tecnologico, come quello nel polo di Messina, e culturale, come quello nella formazione delle giovani generazioni, sostenuto assieme alla Fondazione Bonino Pulejo, azionista di maggioranza, e in sinergia con scuole e università.