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La "giungla" della Messina turistica: lo slalom dei crocieristi tra incuria, inciviltà e disservizi

L'antipasto è la bellezza, il contorno è l'inciviltà, il piatto forte è la deregolamentazione, l'amaro in bocca lo lascia anche l'assenza di seri ed efficaci controlli a tutela dei turisti e degli operatori. È questo il menù offerto al crocierista che si ferma per qualche ora a Messina.

Non appena sceso dalla nave vive per un attimo quel mondo quasi metafisico e perfetto che è l'area portuale, dove, al netto (ancora per poco) della mancanza di un terminal degno di questo nome, si può apprezzare una sorta di iperuranio del turismo in cui vigono organizzazione, ordine, controllo, premure e cortesia.

Al di là di quel perimetro, invece, c'è la giungla che inizia a una distanza, in linea d'aria, di appena dieci di metri dalla cortina.

Se sporcizia e incuria sono le caratteristiche più evidenti e conclamate al primo impatto con la città, il passo successivo verso l'oblio è la piazzetta tematica del Fuoco, dove il clima diventa subito rovente e il crocierista viene a dir poco assalito da tassisti, promoters di escursioni e pseudo-guide in carrozza.

E se nella Valle dei Templi di Agrigento il personale municipale preposto ai controlli vigila persino sull'abilitazione alla conoscenza della lingua parlata dalla guida, a Messina le verifiche non si effettuano neanche sul possesso e l'autenticità del patentino (quello valido riporta logo e timbro della Regione).

Tutta la provincia di Messina conta all'incirca 500 guide professionali, il resto sono abusive: la concorrenza sleale, e illegale, è solo uno dei primi biglietti da visita che la città consegna al crocierista che, da circa due anni a questa parte, ha cominciato, nonostante tutto, a sostare maggiormente a Messina, piuttosto che spostarsi verso Taormina o l'Etna: 5 o 6 bus rimangono in città, mentre circa 15-18 pullman partono alla volta della Perla dello Jonio e del vulcano attivo più alto d'Europa, dove i servizi offerti agli operatori turistici e ai crocieristi sono nettamente migliori e più organizzati.

Un esempio su tutti? I parcheggi. Per i bus, infatti, sono adibite diverse aree di sosta, mentre a Messina, in nessuna delle tappe previste nei percorsi offerti ai crocieristi (in genere i laghi di Ganzirri, il belvedere di Cristo Re e piazza Duomo) i mezzi hanno la possibilità di stazionare in sicurezza attraverso degli stalli riservati, anche uno o due, magari da utilizzare stabilendo delle fasce orarie per ogni gruppo e, invece, è capitato che i pullman dei crocieristi vengano bloccati anche per un'intera ora dalle auto parcheggiate in doppia fila.

E se i cittadini sono incivili, anche le istituzioni ci tengono a... sfigurare e così in bella mostra a Cristo Re sulla torre di Rocca Guelfonia che risale al periodo medievale il Comune che fa? Piazza i manifesti per la convocazione dei comizi elettorali delle europee. 

Nonostante un ambiente così ostile, grazie alle sue bellezze naturali, ma anche alla passione di chi cerca di far innamorare il turista, Messina rimane uno dei porti crocieristici più trafficati d'Italia (10° posto nel 2019). Quasi una nave al giorno, talvolta anche due.

Un trend che, però, va assolutamente protetto dall'agguerritissima concorrenza di altri due porti siciliani, che sono veri e propri competitors dello scalo dello Stretto: quello di Catania e quello di Siracusa che possono contare sui “pacchetti Etna”, sulle meraviglie di Ortigia e dell'hinterland da favola aretuseo, ma soprattutto su migliori servizi al turista, su controlli più efficaci e, in più generale, su un più incisivo supporto istituzionale al settore.

La versione integrale dell’articolo è disponibile su Gazzetta del Sud – edizione Messina in edicola oggi.

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