Festa per eccellenza, che racchiude in sé tutte le altre feste possibili, profondamente correlato fin dalle remote origini ai riti stagionali di rifondazione utopica della società nel passaggio critico fra inverno e primavera, del Carnevale di tradizione in Sicilia, un tempo totalizzante e centrale sia in ambito urbano che rurale, con singolari ed emblematiche azioni rituali trasgressive, affidate al mascheramento, al ballo, all’eccesso alimentare, ai versi satirici e agli sberleffi, ai cosiddetti “gabbi”, restano isolate, sebbene emblematiche sopravvivenze, in molti caso rivitalizzate dalle comunità d’origine, perché legittimamente riconosciute come forme culturali identitarie da salvaguardare e rivivere, anche come offerta di turismo festivo.
“Il Volto e la maschera”, giunto alla XVI edizione, è stata da sempre un occasione privilegiata, promossa dal Museo Cultura e Musica Popolare dei Peloritani, sia sul versante della ricerca sul campo, con originali contributi di ricerca e studio, pubblicati nei suoi format editoriali multimediali, sia nella riproposizione di laboratori e azioni performative e spettacoli originali, Interagendo, come mai si era fatto, con le maschere più rappresentative del territorio, una per tutte quella dell’Orso di Saponara.
Lungo questo originale indirizzo progettuale, in grado di declinare all’ approccio di lettura demoetnoantropologica la rigenerazione nella performance dei contenuti rituali carnevaleschi di tradizione, sulla scena della Laudamo, sarà protagonista quest’anno “Peppe Nappa”, figura davvero emblematica dell’immaginario carnevalesco siciliano, da catalogare a pieni titoli fra i servi che hanno fatto la storia della Commedia dell’Arte, e nel caso di Sciacca figura simbolo del Carnevale, dunque capro espiatorio al pari del Nannu, per espellere le negatività patite nel corso dell’anno.
Il suo è stato un ritorno fortemente voluto, dopo la felice prima apparizione di qualche anno fa, reso possibile dalla brava e generosa attrice Gabriella Zecchetto, che torna ad indossare splendidamente cucito addosso il costume e il carattere del servo fannullone ed affamato , e al talentuoso ed altrettanto appassionato, e da sempre vicino al Museo, Antonio Previti , autore dell’originale testo messo in scena e regista dello spettacolo. Un’azione carnevalesca che si preannuncia esilarante, animata anche dall’irruzione vitalistica e danzante degli Scacciuni e della Fioraia di Cattafi, di certo fra le più originali espressioni carnevalesche messinesi strutturate, con dentro segni e simboli di arcaica memoria, che gode di piena salute grazie all’esemplare impegno messo in campo dall’Associazione “A Maschira”di Cattafi. E allora un grazie di cuore lo rivolgiamo ai cari amici di Cattafi, a partire dalla vicepresidente Caterina Bartuccio per aver raccolto il nostro invito a portare in scena per la prima volta a Messina le figure eleganti e contagiose di energia vitalistica degli Scacciuni e della Fioraia, figura allegorica, quest’ultima, beneagurante, prodiga di doni floreali e versi, incarnazione della rinascita primaverile, vanto meritamente della tradizione Carnevalesca di Cattafi e dunque dell’intera valle del Mela.
A dare poi corpo ai suoni e ai versi di tradizione carnevalesca messinese nel corso dello spettacolo in programma nella Sala Laudamo, reso possibile dall’Ente Teatro Messina e dal Comune di Messina, ci saranno rispettivamente il polistrumentista Gemino Calà e il poeta “a ciuri di pipi”messinese doc Felice Currò, i cui versi di lode sperticata e sberleffi si uniscono ai ritmi frenetici e irriverenti del suo tamburo a cornice.
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