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«Eleganzissima». Con Drusilla in scena a Taormina l’emozione dell’unicità

Alta, elegante, equilibrata, emozionante. Il palcoscenico del teatro Antico di Taormina è la misura perfetta per Drusilla Foer e il suo “Eleganzissima”, lo spettacolo andato in giro con oltre 70 repliche. Tragedia e commedia, disperazione e risate, solitudine e compagnia. Cervello e pancia, ma in mezzo c'è il cuore. Tutto perfettamente bilanciato, tutto un oscillare tra il vissuto e il presente, tra l'esperienza umana di Drusilla che fu e quella che è, lì davanti al suo pubblico.

Quella confidenza che dal pronti via Drusilla ricerca e crea perché con poche parole riesce benissimo a creare rappresentazioni di vissuti comuni a tutti gli esseri umani. In cui tutti si riconoscono. In un orizzonte musicale che accompagna il labirinto delle sue esperienze umane.

La scena è minima (ma il Teatro Antico "basta e avanza"). Solo un pianoforte, suonato dal maestro Loris Di Leo, accompagna Drusilla Foer nel viaggio, a cui poco dopo si aggiungerà Nico Gori al sax e clarinetto. Una vita ricca di incontri, di osservazioni («mi è sempre piaciuto osservare le persone da dietro le tende, lo facevo da bambina») di una capacità unica di nutrirsi delle vite degli altri. Il ricordo della permanenza a Cuba in età infantile, la famiglia protagonista del ritorno al passato. Quella diversità che è normalità anche nell'ascoltare il suono delle cartine dei cioccolatini, quel «non entrare nel mio mondo Drusilla, perché poi non riconoscerai più il tuo». Che è l'inno all'essere unico, alla diversità che deve farsi accettazione di tutti noi. Nella musica e nel silenzio («perché quando non si sa cosa dire meglio stare zitti, lo consiglio all'universo intero»).

Drusilla è un artista ed un'artista (ma che differenza c'è?), nel suo spettacolo ci sono le parole di Luttazzi, Jobim e Don Backy. Presenza scenica, è caleidoscopica, inno alla femminilità che raggiunge l'apice nell'interpretazione struggente di “I will survive”, brano di Gloria Gaynor che negli anni 70 spopolava nelle discoteche e che invece ha la forza prorompente dell'anima femminile che dice «basta, io sopravviverò!». Nei titoli di coda gli ultimi messaggi: ogni essere umano deve credere nella capacità di costruire un mondo migliore e lo deve fare essendo se stesso. E poi un sorriso, perché anche un «vaffa» detto col sorriso ha un altro senso.
Drusilla chiude e omaggia il suo pubblico: «Il teatro non è solo chi lo fa ma anche chi ci va». Nella sua unicità.

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