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Tindari Teatro di libertà. Per la prima volta i detenuti-attori di Gazzi si esibiranno fuori dal carcere

Uno spazio prezioso e fecondo di libertà, in cui raccontare e raccontarsi, condividere storie ed emozioni attraverso le parole del teatro che si fondono alla musica e alla danza. Arriva un altro importante tassello per il progetto di formazione teatrale che l'associazione D’arRteventi, diretta da Daniela Ursino, porta avanti ormai da diversi anni all’interno della Casa Circondariale di Gazzi, grazie al supporto e al sostegno di enti ed istituzioni attente e sensibili al valore dell’arte come spazio di rieducazione e formazione.

Mercoledì 20 luglio, con inizio alle 20.30, nella suggestiva cornice del Teatro Greco, all’interno del Parco Archeologico di Tindari, nell’ambito della stagione del Tindari Festival, sotto la direzione artistica dell’attore, autore e regista Tindaro Granata, organizzato dal Comune di Patti, andrà in scena “Storie da Liolà” di e con Mario Incudine (anche regista e autore delle musiche originali). Lo spettacolo, nell’ambito del progetto “Tindari a cielo aperto-uno spazio di Libertà”, ideato da Daniela Ursino e Tindaro Granata, è stato pensato come occasione per esaltare il lavoro di formazione teatrale all’interno della Casa Circondariale di Messina, e per la prima volta vedrà la compagnia di detenuti-attori della Libera Compagnia del Teatro per Sognare incontrare, fuori dagli spazi del carcere, il pubblico ed esibirsi anche davanti ai familiari.

In questo viaggio d’arte e di emozioni, i detenuti-attori sono stati seguiti per la progettualità dai coach Giampiero Cicciò e Antonio Previti. Un mosaico di voci e storie animeranno la scena: detenuti e detenute insieme ad artisti e artiste del teatro italiano (attrici, attori, danzatrici, danzatori, musicisti) studentesse universitarie della facoltà Scienze politiche e Giurisprudenza di Messina e dieci donne pattesi che per la prima volta abiteranno il Teatro Greco della propria città in veste di attrici.

Lo spettacolo è stato reso possibile grazie alla consolidata collaborazione con la direttrice della Casa circondariale di Messina Angela Sciavicco, la Polizia penitenziaria con la comandante Caterina Pacileo, gli educatori con la capo-area Letizia Vezzosi, il Tribunale di Sorveglianza con la presidente Francesca Arrigo, per tutte le autorizzazioni e il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. In apertura la firma del Protocollo d’intesa per il progetto triennale, tra la città di Patti con il Tindari Festival, l’associazione D’aRteventi e la Caritas Diocesana di Messina che sostiene il progetto attraverso l'impegno dell'arcivescovo Giovanni Accolla e del direttore Nino Basile, la Casa circondariale di Messina e l’Università.

In scena gli attori detenuti della Libera Compagnia del Teatro per Sognare della Casa Circondariale di Messina: Alessio P. Salvatore B, Gaetano B, Angelo B, Emanuele C, Giovanni F, Giovanni P, Gaetano R, Francesco T, Domenico P, Lorenzo S., Ciccio R., le voci fuori campo sono invece delle attrici detenute della Casa Circondariale di Messina: Rita C, Assunta C, Sonia C, Vanessa M, Erminia T., in scena gli attori e le attrici Mario Incudine, Giampiero Cicciò, Rita Abela, Federica De Cola, Aurora Miriam Scala. Musici Antonio Vasta, Pino Ricosta, Michele Piccione, Manfredi Tumminello, le studentesse "curtigghiare" sono Alice Buggè, Dorina Damani, Giulia Lanfranchi, Cristina Maiorana, Adriana Malignaggi, Alessia Mazzù, Ilenia Mobilia, Angela Triolo, Gaia Vizzini. Le ballerine e ballerino sono Chiara Costa, Maria Luisa Cucinotta, Giulia Nunnari, Chiara Paladino, Rebecca Pianese, Chiara Rizzo, Daniele Sciarrone che danzeranno le coreografie di Mariangela Bonanno e Alice Rella. Le signore "curtigghiare" di Tindari sono Mary Alessandro, Aurora Casella, Maria Costanzo, Serena De Luca, Lorella Finocchiaro, Francesca Gulino, Antonella Lembo, Carmelina Lipari, Tindara Sciammetta, Titti Spinella. Aiuto regia Antonio Previti, assistente alla regia Moreno Pio Mondì, il direttore di scena è Nunzio Laganà, coordinatore della logistica dei detenuti-attori William Caruso. Il progetto vuole raccontare alla società esterna il carcere attraverso il lavoro di formazione teatrale, svolto da D'aRteventi, all'interno della Casa.

 

Samonà: “Occasione di riscatto sociale per rieducare attraverso la bellezza dei luoghi”

Il progetto – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà - vuole essere l’occasione per valorizzare l’esperienza della pratica teatrale come strumento di rieducazione, dimostrando l’efficacia di un’arte che si basa sul consolidamento delle relazioni umane, sulla fiducia e sul rispetto verso l’Altro e il gruppo. La rappresentazione che avrà come palcoscenico uno dei più suggestivi teatri antichi della Sicilia, sarà anche il momento conclusivo di un percorso che ha visto numerosi detenuti impegnati in un’esperienza dal forte impatto emotivo. Recitare in un tempio della storia della cultura della nostra Isola è, infatti, un modo per riconoscere nella bellezza uno strumento di riscatto sociale e di apertura al cambiamento”.

Fa eco la direttrice del Parco archeologico di Tindari, Anna Maria Piccione

“Ospitare nel meraviglioso scenario del teatro Antico una siffatta manifestazione rende ancora più speciale il lavoro degli artisti e di tutti coloro che si sono adoperati per realizzare il progetto. Recitare in un luogo sacro e così importante contribuirà a restituire ai detenuti la fiducia e lo stimolo a riconoscere quella bellezza che pacifica, in parte, il disagio della vita passata in una cella. Far conoscere l’importanza storica e culturale del Teatro Greco di Tindari che è il Tempio della Civiltà Umana, è un modo per restituire speranza e valori a chi ha smarrito il senso della civiltà”.

Daniela Ursino e Tindaro Granata, "Un patto di fiducia attraverso il teatro"

Questo progetto – evidenziano Daniela Ursino e Tindaro Granata - è pensato anche per gli spettatori e per le spettatrici, perché in questo spazio di condivisione artistica si realizza il  patto di fiducia che si instaura durante il rito del Teatro perché tra pubblico e artisti non esiste il giudizio sulle persone ma c'è il rapporto con l’opera che fa ritrovare, tutti e tutte, in un antico rito che unisce persone che raccontano e persone che ascoltano e guardano, realizzando nel Teatro 'l’essere insieme'”.

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