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"Il cuore di un uomo" di Luca Serafini: "Ecco perché René Favaloro ha lasciato il segno"

Un eroe contemporaneo, capace di incidere in maniera determinante in campo medico, al contempo lanciando fortissimi segnali sul piano sociale e comunitario: è René Geronimo Favaloro, argentino con origini siciliane, più precisamente di Salina, protagonista dell'ultimo lavoro letterario del giornalista Luca Serafini. “Il cuore di un uomo” (edito Rizzoli) è stato presentato venerdì a Santa Lucia del Mela, all'ex Carcere, in un evento organizzato dal “Milan Club Marco Van Basten” presieduto da Felice Gitto, con il sindaco Matteo Sciotto a fare gli onori di casa. Poi sabato a Malfa, ospite della locale Pro Loco.

Una storia bellissima, un libro da non perdere che racconta del leggendario italoargentino che ha salvato milioni di persone, pur cercando di mantenere sempre un basso profilo. Il testo ripercorre il cammino dalle Eolie, dove partirono i nonni, al Sudamerica, agli Stati Uniti. Nel 1967 la svolta, l’intervento a oggi più diffuso ed efficace nel trattamento delle patologie cardiache. E poi una Fondazione che ancora oggi porta il suo nome, gestita dai familiari con in testa i nipoti (non aveva figli).

"Questo è il quarto romanzo che scrivo e sono sempre state storie di vita vissuta - ha esordito Serafini -. Il "colpevole" in questa occasione è Cesare Beghi, a lungo primario di Cardiochirurgia all'ospedale di Varese, allievo di Favaloro che è stato anche suo ospite a Parma. Un giorno a pranzo Beghi mi ha raccontato alcune vicende, ho scoperto cosa ha fatto Favaloro e ho deciso di andare avanti. Siamo andati a Salina, da cui partirono i nonni a fine 800', poi lui ha vissuto proprio coi nonni e il primo capitolo del libro è ambientato a Salina nel 1999, quando ricevette la cittadinanza onoraria. In Argentina ho parlato con i rappresentanti della Fondazione che porta il suo nome, lì è molto amato, alla pari di Maradona, come raccontato tanti murales ma non solo. Mi dicevano alcuni opinionisti sportivi come Ambrosini, Adani, Costacurta, che parlano spesso con gli argentini tipo Cambiasso e gli raccontano che per loro è come il nostro Padre Pio, nonostante lui non amasse queste associazioni esoteriche, essendo uno scienziato e uomo di valori".

Il cuore al centro, come organo ma anche in senso figurato nelle azioni di quest'uomo: “Ogni capitolo ha un incipit di Favaloro, di scrittori o di altre figure. Ce n'è sulla riqualificazione di aria, acqua e terra, perché era un amante della natura a livelli incredibili. Parlava spesso di etica, ha combattuto battaglie politiche e lasciato la propria terra per affermarsi e difendere le proprie idee liberamente. Un pazzo, come si autodefiniva, convinto di fare scudo sino in fondo sui propri valori”, ha raccontato Serafini. Coraggioso, sino alla fine Favaloro. Ha chiuso la propria vita alla soglia degli 80 anni suicidandosi, con un gesto di apparente fragilità dietro cui si cela l'apertura alla sopravvivenza della Fondazione “indebitata”, alla quale la politica diede una chance salvandone l'incredibile spessore. E il libro racconta tutto questo, il cammino e le battaglie di un grande che ha vissuto da "normale".

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