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Drusilla Foer e la libertà di scegliere se stessi

L’artista in tour con ”Eleganzissima”

Se incontri madame Drusilla Foer capisci un sacco di cose. Per esempio, che quando non si sa cosa dire meglio stare zitti («lo consiglio all'universo intero»). Che se c'è una cosa detestabile sono le ditate sul pianoforte («a volte se ne trovano») mentre un uomo solo, col suo strumento in mano, «fa sempre un certo che...». Che bere un bicchiere d'acqua calma, «ma certamente un gin tonic fa meglio!». Scopri che l'ispirazione talvolta bacia appassionatamente, che «se il giusto avesse un verso» anche un «vaffa» detto col sorriso avrebbe un altro senso, che anche il sesso occasionale «è un'occasione».

Se incontri Drilla la vedi bambina dietro le tende a spiare («quanto mi piaceva spiare»), a divorare le vite degli altri, a nutrirsi dei loro segreti, a bere le loro esistenze. Senti il tema di un tango, in una stanza chiusa al mondo. Canti quello che sai, «perché se lo ricordi significa qualcosa». Pure le canzoni tristi, l'abbandono («con l'abbandono tutti ci abbiamo avuto a che fare. Chi ha abbandonato, chi è stato abbandonato, chi non ha le palle per farlo e lo fa fare»). Perché la musica è la macchina del tempo più efficace. Così te la ritrovi grande, persa nei concerti di cartine stropicciate, attaccata all'amore «lieve e solido» per Hervè, l'uomo che «ha dato un tetto ai miei sentimenti». A ringraziare quel momento in cui s'incrocia (se s'incrocia) la propria volontà.

Esistono almeno un paio di prospettive dalle quali guardare Drusilla. Da una parte l'inquadratura orizzontale, più che altro frontale. Davanti a quell'obiettivo c'è una madame diventata «famosetta dopo quella gara canora in Liguria», la donna teleschermata, capelli perfetti e paillettes, una che «in nero sta da Dio». Poi c'è l'altra (forse è la prima), la messa a fuoco verticale, che dalla cavea punta all'altezza del palco. Quella selettiva, che s'incontra solo dal vivo, in teatro. È lì che si sente il respiro profondo del colpo di genio Foer, nella sua "Eleganzissima" abitudine di tornare in scena con un recital («una lunga tournée che prima o poi finirà per questioni geologiche») che, tra Catania e Palermo, sabato sera ha fatto tappa a Barcellona.

Lì, dentro a un Mandanici pieno di pubblico, si è celebrato un rito condotto con attenzione. La tempesta perfetta di temi e tempi, riflessioni e approfondimenti. L'irrefrenabile (sognante, lunare) spettacolo di un'artista golosa, fondente, caleidoscopica, che non si lascia incancrenire dai cubi della vita, da «quelli che mostrano sempre le stesse facce». Lì madame Drusilla Foer si è mostrata dimostrando quanto e come «la possibilità di scegliere sia il tratto della libertà». Riflessa nel testamento della sua «signora nonna». «Sii te, ciao».

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