Messina

Domenica 19 Maggio 2024

Al castello di Schisò il "cantiere della conoscenza": Naxos più vicina al nuovo museo

 
 
Il castello di Schisò
 
 
 

Fuori è il Castello di Schisò, ma dentro sembra un piccolo borgo antico: c’è la casa padronale, la corte interna di una masseria colorata da macchie di verde e di bougainvillea, c’è la chiesetta con la campana sul tetto e poi ci sono magazzini e immensi capannoni industriali dalle alte capriate dove, si dice, fino al secolo scorso si lavorassero gli agrumi e prima ancora la canna da zucchero. Il Castello di Schisò è un universo remoto e recente ancora tutto da scoprire: un complesso monumentale storicamente appartenuto a privati che, nel 2018, per volere di Sebastiano Tusa, è entrato a far parte dei beni della Regione Siciliana tramite l’acquisto, in autofinanziamento, del Parco Archeologico Naxos Taormina. Nei prossimi mesi il complesso del Castello di Schisò sarà protagonista di un “cantiere della conoscenza” con l’avvio di un importante intervento di recupero architettonico che, oltre a farne un Polo culturale e sede del nuovo Museo archeologico di Naxos, restituirà alla memoria della comunità di Giardini Naxos un importante tassello di storia locale. Oggi, venerdì 16 aprile, il via ufficiale ai lavori alla presenza dell’Assessore regionale dei Beni Culturali, Alberto Samonà, della Direttrice del Parco Naxos Taormina, Gabriella Tigano, del sindaco di Giardini Naxos, Giorgio Stracuzzi, e degli architetti Daniela Sparacino (Responsabile Unico del Procedimento per conto del Parco) e Arturo Alberti (Direttore dei Lavori). "L'avvio dei restauri del Castello di Schisò, con i lavori che ne faranno un grande polo culturale - sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà - è un grande risultato del governo Musumeci. Interventi come quello che oggi inauguriamo esaltano il senso e il valore che assume la tutela di un bene culturale e lo trasformano in processo di sviluppo di un territorio. L'acquisizione prima e l'avvio del cantiere ora per la realizzazione del Museo, così come gli approfondimenti storici e culturali su tutto l'impianto e sulla sua utilizzazione nel tempo, sono una forma di attenzione alla storia di una comunità e alla Sicilia. Con il Castello di Schisò aperto alla pubblica fruizione - aggiunge l'assessore Samonà - Giardini Naxos si riapproprierà di un prezioso gioiello che, attraverso le testimonianze raccolte, potrà raccontare al mondo la storia della prima colonia greca di Sicilia, ma anche della realtà sociale e imprenditoriale che proprio nel Castello di Schisò, in tempi più recenti si è sviluppata". In programma, nei prossimi mesi, un’impegnativa indagine pluridisciplinare per approfondire la conoscenza e l’antica destinazione dei singoli immobili con l’obiettivo di orientare e ripensare i futuri interventi di recupero e riconversione di tutti gli spazi. In questo primo stralcio, gli interventi in programma interesseranno l’ala della residenza, la terrazza annessa, l’ex magazzino e la torre quadrata, mentre una parte del fabbricato industriale ospiterà il cantiere di scavo archeologico. Da un lato una squadra di architetti, geologi e maestranze saranno impegnati sia a mettere in sicurezza gli immobili sostituendo le coperture dei tetti, sia indagando la stratigrafia con saggi e carotaggi dei terreni per rideterminare la storia del sito e la sua funzione; dall’altro lato, invece, un’equipe di ricerca, guidata dalla direttrice, l’archeologa Gabriella Tigano, condurrà una campagna di scavi per esplorare le tracce più remote della presenza umana nel sito di Naxos. E i primi risultati non si sono fatti attendere. Durante le attività iniziali di disboscamento e messa in sicurezza, infatti, è emersa una maschera di sileno, l’inconfondibile satiro dal ghigno irridente che, con funzione apotropaica, sin dai tempi della colonia greca, i naxioti appendono sopra la porta di casa per tenere lontani gli spiriti maligni. Un ritrovamento che è stato salutato positivamente dal personale del Parco e dalla stessa direttrice, proprio per il suo carattere beneaugurale. La direttrice del Parco, Gabriella Tigano: “Cominciamo una nuova avventura alla scoperta della Naxos meno remota, la “Giardini” con il Castello sul mare e le sue torri disegnata sui taccuini dei viaggiatori del passato, dalle cartografie di Tiburzio Spannocchi agli acquerelli dei vedutisti del Grand Tour. Non solo. I cantieri che stiamo avviando ci consentiranno di esplorare l’antico opificio dove, secondo fonti documentali, si lavoravano agrumi e canna da zucchero. Un’esperienza esaltante non solo per noi archeologi, sempre a caccia di storie e custodi di memorie, ma anche per la comunità di Giardini, curiosa di conoscere il proprio passato”. Il direttore dei lavori, Arturo Alberti, architetto con una lunga esperienza nel restauro di monumenti architettonici, in particolare quelli di epoca federiciana, spiega: “In questa fase conoscitiva del cantiere di restauro, proveremo a ricostruire la storia di questi edifici che intanto andiamo a mettere in sicurezza. Una grande operazione di indagine e recupero della memoria che, come dimostrano questi ex opifici, esempio di archeologia industriale, ci consentiranno di ridefinire la storia locale e restituire identità a una comunità, fornendo la consapevolezza e l’autocoscienza di un dato”. La ditta aggiudicataria è la Pentatek srl di Partinico (Pa) e l’importo dell’investimento a base d’asta ammonta a circa 300.000 euro.

Una roccaforte sulla baia di Naxos

Il Castello di Schisò si trova nell’estrema punta della baia di Naxos, eretto su uno sperone di roccia lavica dell’Etna datata dai vulcanologi dell’INGV di Catania intorno al 9000 a.C. Il complesso monumentale è un vero palinsesto, ossia una stratificazione di edifici che risalgono probabilmente al XII-XIII secolo, ossia quando venne eretta questa roccaforte con una serie di torri angolari attraverso cui vigilare sulla Baia di Naxos, sia per difendere la popolazione da eventuali invasioni nemiche, sia per controllare il traffico mercantile per l’esazione delle tasse D’età aragonese, invece, la torre quadrata centrale, ancora oggi perfettamente conservata. Edificata nella seconda metà del XVI secolo, fu parte di un più vasto sistema difensivo di torri costiere disposto dai Viceré di Sicilia contro le incursioni barbaresche. Nel corso dei secoli, l’iniziale struttura militare venne completata da altri edifici. In particolare, l’ala ovest limitrofa ai campi coltivati venne dedicata alle attività connesse alla lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli: dalla cannamela (la canna da zucchero) ai limoni, dai quali si estraevano essenze. Attività queste che necessitano di indagini e specifiche ricerche. Soltanto nella seconda metà dell’800 il castello fu trasformato in residenza, con una corte centrale ricavata dalla costruzione di ulteriori edifici che hanno inglobato le torri. Il Castello di Schisò rappresenta a tutti gli effetti l’erede dell’antica città di Naxos, prima colonia greca in Sicilia (734 a.C.) essendo l’unico rilevante intervento edilizio storico realizzato nei secoli sull’antico sito urbano divenuto fondo agricolo. Ne occupa un’area in cui le indagini archeologiche hanno accertato un’estesa stratigrafia che dalla media Età del Bronzo si snoda sino al V-VI secolo d.C., passando attraverso la storia dell’antica colonia, quasi sovrapponendosi allo spazio dell’agora, centro politico di ogni polis. Nel corso dei secoli, intorno al Castello e in prossimità dell’agrumeto che custodisce l’antica polis di Naxos sono sorti opifici dove, secondo alcuni documenti, si lavoravano la cannamele (la canna da zucchero, fino all’Ottocento) e gli agrumi, fino a qualche anno dopo il terremoto di Messina (1908): gli ultimi proprietari, infatti, i Paladino, erano produttori agrumicoli. Proprio la presenza di questi vasti agrumeti, in siciliano jardini, ha dato il nome al comune i Giardini che poi, in memoria della prima colonia greca, nel 1978 mutò in Giardini Naxos.

Cosa diventerà? Il futuro polo culturale e museo archeologico di Naxos

Il Castello di Schisò è stato acquistato nel 2018 in autofinanziamento dal Parco Naxos Taormina, per conto della Regione Siciliana e per volere di Sebastiano Tusa. L’ingresso del monumento fra i beni del Parco ha aperto nuove prospettive di promozione per l’ente che potrà disporre non solo di spazi espositivi adeguati, per valorizzare i moltissimi reperti rinvenuti in più di cinquant’anni di ricerche sul campo (i primi scavi agli inizi degli anni 50 del secolo scorso), ma anche di spazi da destinare alle attività di studio (depositi, biblioteca tecnica), di restauro (laboratori), alla didattica, alla presentazione e comunicazione dei risultati delle ricerche (sala conferenze/ auditorium); alle mostre temporanee: un passo decisivo per la creazione di un vero e proprio polo culturale a Giardini Naxos, tra l’altro all’interno di un edifico che costituì l’unica fabbrica di rilievo sorta sull’antico sito urbano divenuto fondo agricolo. Studi scientifici dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania (INGV) inquadrano la colata lavica su cui è stato eretto il Castello di Schisò nell’ambito della cosiddetta colata dell’Alcantara: un’eruzione dell’Etna che, secondo la datazione paleomagmatica, viene collocata a livello temporale fra il 12000 e il 7750 a.C. (dunque circa il 9000 a.C.). La fessura eruttiva che ha generato questo fiume di lava che raggiunse la Baia di Naxos era localizzata lungo il fiume Alcantara, zona Verzella, ed è stata completamente coperta dalla colata di Solicchiata, datata col metodo del Carbonio 14 al 5300 a.C. circa. La colata del Castello di Naxos non è riconducibile all’eruzione del conetto di Moio Alcantara, che pure fa parte del complesso vulcanico dell’Etna, e il cui episodio eruttivo assai più antico è datato in maniera assoluta circa 28000 anni fa.

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