Da promessa del calcio ad aspirante giornalista. Ma il cuore gliel'ha rubato il teatro, quello vero, quello fatto di studio e sacrifici. Francesco Bonaccorso è un messinese classe '90 e il suo volto ha fatto capolino in pellicole come “La mafia uccide solo d'estate”, “Liberi sognatori – A testa alta – Libero Grassi” e nella fortunata serie “Il paradiso delle signore”.
Vulcanico e imprevedibile, al secondo anno di Scienze politiche ha mollato tutto dopo aver seguito uno stage organizzato a Cassano dalla compagnia francese “Les enfants terrible”. E proprio come un bambino terribile ha iniziato a collaborare con qualche realtà teatrale messinese, ma a 21 anni ha riempito una valigia per volare a Roma.
L'incostanza e l'inerzia che avevano caratterizzato il periodo di studio all'università, lo hanno immediatamente abbandonato quando ha messo piede prima all'accademia “Golden star” e poi al “Centro Formazione Attori” della capitale. E' lì che ha scoperto quanto lo studio, anche se matto e disperatissimo, possa appassionare. A chi si ispira? Elio Germano, Pierfrancesco Favino, Luca Marinelli e Alessandro Borghi. «C'è chi porta in scena il proprio ego e chi è veramente un artista. La rovina del cinema e del teatro – racconta Francesco - è pensare che tutti possano diventare attori da un giorno all'altro. E' morta l'idea che l'arte sia per pochi. Ed oggi mi sento fuori moda perché penso che l'1% della bravura di un attore sia dovuto a un talento innato, mentre tutto il resto si conquista con lo studio, con la professionalità. Per carità, credo nel genio, ma credo soprattutto nel lavoro».
Vive da 10 anni a Roma, ma racconta: «Col cuore non ho mai abbandonato davvero la mia città e, checché se ne dica, il suo fermento culturale fa invidia a tante altre realtà d'Italia. Non è vero che a Messina non c'è cultura, che non ci sono bravi artisti, a Messina non ci sono grandi spazi, al netto del Vittorio Emanuele e della sala Laudamo», dove, tra l'altro, avrebbe dovuto esibirsi nel monologo “Novecento” di Alessandro Baricco prima che i teatri diventassero nuovamente off limits.
Nel frattempo, però, è protagonista e autore di “Tutta colpa di Kubrick”, una web serie sulle fake news prodotta da “Solo Voci” per la regia di Simone Ciancotti Petrucci, tra i più giovani e promettenti del panorama capitolino. «Si tratta di una parodia del complottismo che analizza un fenomeno sociale sempre più diffuso. Non vogliamo confinarla al web, presto la presenteremo a festival dedicati e proveremo a lanciarla anche su Amazon Prime».
Web e streaming, infondo, sono stati il mezzo con cui tanti artisti sono stati costretti ad esprimersi in tempo di pandemia «Questo è un periodo tremendo per chi fa il nostro mestiere, per chi vive di pubblico, ma a mollare non ci penso neanche». Anche perché da avverare c'è un grande desiderio: Francesco non ha mai davvero "lasciato" Messina e, anche dopo la felice partecipazione in “Primula Rossa”, una produzione interamente locale che racconta con volti messinesi la storia di Ezio Rossi, gongola nel rivelare: «Credo nei progetti dal basso e il mio sogno più grande è che i tanti, grandi artisti messinesi si uniscano per lavorare tutti insieme».