Misurarsi in teatro con il “Dracula” creato nel 1897 dalla penna dello scrittore irlandese Bram Stoker e raccontarlo oltre gli stereotipi, con una forza espressiva contemporanea, non è impresa facile. Il Conte, vampiro per antonomasia, mito moderno, è stato ripreso, ma anche saccheggiato ed edulcorato da cinema, letteratura, fumetti. Il Dracula di Sergio Rubini, è avvincente, convincente e lontano dai cliché, punta dritto all'essenza del testo ottocentesco, dilatandolo alla luce di nuove prospettive e segue il viaggio fisico e psichico di un uomo normale, vulnerabile, destabilizzato dall'incontro con un demone che si insidia verso nuovi territori e vittime da sedurre. Il giovane apprendista avvocato è costretto a stare di fronte al mostro, incarnazione e archetipo del male e della morte, nell'eterna battaglia tra luce e ombre. La partita sembra impari di fronte a Dracula, maestro di possessione, che trascina nell'abisso, attraverso morsi che tolgono sangue, vita, dignità. Se il male per Stocker, che scrive prima della lezione di Freud, viene tutto dall'esterno, il male di oggi, che ha attratto Rubini, viene anche dall'interno dell'uomo. «Quando guardi a lungo nell'abisso, alla fine è l'abisso che ti guarda dentro», scriveva Nietzsche. Questo l'accento della drammaturgia efficace del “Dracula”, prodotto da Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo, Fondazione Teatro della Toscana, che apre in questi giorni la sezione Prosa, diretta da Simona Celi, del Teatro Vittorio Emanuele. Come nel “Delitto e Castigo” in cartellone l'anno scorso, si ripropone un'opera letteraria che l'attore pugliese adatta assieme a Carla Cavalluzzi, dirige e interpreta (nel ruolo del pietoso e illuminato professore Van Helsing) e si ripropone il tandem con Luigi Lo Cascio, uno straordinario Jonathan Harker, personaggio chiave dell'intreccio, io narrante, vettore inconsapevole dei piani di espansione di Dracula, nel cui castello si reca entrando come in un girone dell'inferno. Il ruolo di Dracula è interpretato da Geno Diana che offre un diverso aspetto dell'emaciato e magro conte “con naso adunco e pallore spettrale”, mostrandosi un Don Giovanni possente e seduttore. L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud in edicola, edizione di Reggio Calabria.