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La fiamma della regina Loana e la fiamma eterna del teatro: Eco in scena a Messina

Dopo aver debuttato al Teatro Antico di Taormina la scorsa estate, torna in Sicilia, a Messina (Teatro Vittorio Emanuele, oggi e domani) lo spettacolo “La misteriosa fiamma della regina Loana”, tratto dal romanzo di Umberto Eco, con la drammaturgia e la regia di Giuseppe Dipasquale, protagonista l'attore messinese Ninni Bruschetta. Al suo fianco Viola Graziosi, e con Antonello Angiolillo, Cesare Biondolillo, Giulia Di Quilio, Alberta Cipriani, Chiara Catalani, Gabriella Casali. Una produzione Teatro Stabile d’Abruzzo con Taormina Arte e Teatro dei 99. Musiche originali di Giorgio Conte.

“Abbiamo debuttato con successo l’anno scorso – ci dice il regista Giuseppe Dipasquale - Quest’anno, ripartendo da L’Aquila, sede del Teatro Stabile d’Abruzzo che produce lo produce, tocca anche Messina. Innanzi tutto è significativo che il nostro protagonista sia un attore di successo come Ninni Bruschetta che è messinese. Poi perché quest’anno è l’unica tappa siciliana. Toccheremo Ancona, Camogli, Napoli e altre piazze italiane”.

Dalla pagina di Eco al palcoscenico...

“Il romanzo La misteriosa fiamma della Regina Loana ­- dice Dipasquale - , pubblicato nel 2004 da Umberto Eco per  i tipi di Bompiani, è certamente un racconto destinato alla lettura, sia quella colta che popolare insieme. La frastagliata rete di percorsi, eruditi ed esperienziali, che permettono al protagonista della vicenda, Giambattista Bodoni detto dagli amici Yambo, di tentare di ritrovare il senso delle cose dopo una memoria perduta a causa di un incidente che lo aveva bloccato in una specie di coma per svariato tempo, sono clusters adatti ad un lettore non immediato anziché, a prima vista, a quello immediato qual è lo spettatore teatrale. Eppure, proprio il dedalo non risolutivo che contiene la vicenda di Yambo e dei personaggi collegati alla sua vita, offre una chiave per affrontare con la precisa parola di Eco, la sua tolleranza semantica e la sua voglia di giuoco letterario, un tentativo che attraverso una drammaturgia di genere conduca alla messinscena teatrale della vicenda stessa. Yambo è un intellettuale cui l’autore Umberto Eco concede il privilegio letterario di assistere alla propria dissoluzione mnemonica, pertanto alla propria identità e dunque alla cancellazione ex abrupto dell’universo degli affetti che rendono la vita di un uomo riconoscibile per se stesso. “La misteriosa fiamma della Regina Loana” è un viaggio nell’assenza: di memoria, di relazione, di identità, di consapevolezza dell’essere e di coscienza di vita. Tuttavia questa mancanza, questa Melanconia, è vissuta come un gioco di costellazioni erudite, una doppia vita di Yambo, quella della memoria semantica, che dovrebbe metterlo in connessione con la memoria episodica dove si sarebbero conservate i frame del suo vissuto, ma di cui egli sembra non serbare alcuna traccia. Il senso che la lettura del romanzo trasmette assomiglia alla possibilità di  guardare il protagonista che guarda se stesso dall’esterno di una stanza dove un altro se stesso, diremmo quello vero, è rimasto rinchiuso, e scoprire di volta in volta che dalle finestre di quella stanza egli possa intravedere chi era, cosa faceva, cosa amava o detestava come e cosa vivesse. Ma c’è un gioco forte dietro questa tessitura colta di incastri, ed è il gioco di una mappatura fumettistica e musicale ad un tempo. Il gioco è la scelta di un possibile linguaggio scenico che emerge dalla possibilità popolare del suo utilizzo e della sua destinazione ad un vasto pubblico come quello teatrale”.

Viola Graziosi è entusiasta del ritorno in Sicilia: “Debuttare a Taormina è stato un sogno, è tra i più bei teatri del mondo, e non ci avevo ancora recitato! Sono felice di tornare a Messina (dove quest’inverno ho portato la Medea di Luciano Violante sempre con la regia di Giuseppe Dipasquale) perché per me la Sicilia è “casa”. Sono cresciuta in Tunisia, qui ritrovo i profumi e i colori della mia infanzia, ed è una terra ricca e molteplice, come lo solo io. Non a caso ho un marito siciliano, (l’attore e regista Graziano Piazza)! Nello spettacolo interpreto Paola moglie di Giambo (Ninni Bruschetta, fantastico compagno di scena), che ha perso la memoria a seguito di un incidente. Sono io a condurlo nel percorso di ricostruzione della sua biografia, testimone della sensibilità, del tempo, dei gesti quotidiani, dei tradimenti di una vita. Lui non è certamente stato quello che si dice un buon marito, troppo geniale e straripante, come probabilmente era Umberto Eco. Ma lei lo ama comunque, lo guarda col sorriso, trasforma il suo dolore, mostra la forza della comprensione, della dedizione. Questo personaggio mi ha messo di fronte a un’altra componente dell’amore, anche se io sono troppo esclusiva per riconoscermi in Paola, e mio marito lo sa! La sua ironia è stata una chiave fondamentale per il personaggio, che si esprime principalmente nelle canzoni (con le musiche di Giorgio Conte). Perché la bellezza di questo spettacolo è che è quasi una “rivista psicologica”. Insomma per gli spettatori e per gli attori è un bel viaggio!”.

E' un bel momento, di rinascita, per il teatro, dopo la pausa della pandemia.

Dice Viola Graziosi:

“Il teatro italiano mostra una rinnovata vitalità, stiamo ricostruendo quella relazione fondamentale basata sulla fiducia e lo scambio reciproco: la Risonanza, che è esperienza peculiare del Teatro. Lì siamo noi, vediamo la nostra Vita! Quest’anno ho girato tanto, ho recitato nei teatri antichi e moderni più grandi, e nei piccoli borghi bellissimi di cui il nostro paese è ricco, dove magari il teatro non arriva spesso. Le persone tutte, e anche i ragazzi, sono assetati e grati di questo scambio! Abbiamo bisogno di ri-conoscerci attraverso il rito collettivo e la ricerca della Bellezza. Il lavoro dell’artista cura lo spirito. E forse oggi ne siamo tutti più consapevoli.”

Invece Dipasquale: “Il teatro è fondato sull’uomo. Per fare teatro bastano due esseri umano: uno che racconta una storia l’altro che l’ascolta. Fino a che il genere umano sopravvivrà e avrà bisogno di porsi di fronte ad una storia che lo illumini, lo esalti o lo emozioni, il teatro risorgerà sempre più forte di prima a dispetto di qualsiasi pandemia. Questo bisogno basilare è stato solo interrotto ed ha esercitato su ognuno di noi, su chi ama il teatro, ed in generale la fruizione culturale, ma direi meglio, la necessità di uscire di casa e stare insieme, una moltiplicazione esponenziale. Anche chi prima non andava a teatro ha scoperto con le limitazioni del covid quanto è bello stare insieme ad altra gente, in una sala buia o in un teatro all’aperto e ascoltare, illudendosi di fare un viaggio nel tempo e nello spazio, degli uomini e donne che ci convincono di essere Amleto o Cleopatra, o se vuole per citare i nostri personaggi, Yambo e Paola”.

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