Prosegue la visita didattica e la scoperta delle tradizioni culturali e storiche messinesi della delegazione dell’istituto “Gloria Fuertes” di Andorra (Spagna), a Messina per il progetto Erasmus+ nell’ambito di uno scambio culturale con l’Istituto Verona Trento, che lo scorso anno è stato in Spagna. Ventiquattro tra studenti e studentesse e gli insegnanti della scuola spagnola, insieme ad una rappresentanza di professori e professoresse del Verona Trento si sono recati oggi al Cnr Irib di Messina dell'Istituto Marino di Mortelle, centro dove da anni ormai è sviluppata una ricerca di altissimo livello sull'autismo con l’utilizzo di nuove tecnologie e terapie all’avanguardia. La delegazione è stata accolta dalla psicologa e psicoterapeuta Flavia Marino e dal tecnologo Antonio Arnao che li hanno accompagnati nella loro visita all’istituto. Presente anche l’assessora alle politiche sociali Alessandra Calafiore che ha parlato dell’impegno continuo del Comune per l’autismo con vari progetti finanziati ed altri che partiranno a breve. Dopo una introduzione sulla storia dell’Istituto di Mortelle da parte di Arnao i giovani spagnoli e italiani hanno potuto ammirare i progressi tecnologici nel trattamento dell'autismo con l’utilizzo dei robot sociali, l’ausilio di dispositivi smart di tele-assistenza basati su tecnologie Internet of Things (IoT) per una maggiore inclusione sociale, i percorsi guidati per bimbe e bimbi con trattamenti di efficacia consolidata come l’Esdm (l’Early Start Denver Model inventato in America da Sally Rogers per il trattamento precoce). Illustrati infine, progetti per possibili diagnosi in futuro nel Metaverso, o terapie con l’uso di biosensori e realtà immersiva per mitigare lo stress nei ragazzi e nei genitori.
“Siamo stati molto lieti - ha spiegato Flavia Marino – di poterci confrontare con realtà come quella dell’istituto “Gloria Fuertes” di Andorra (Spagna), che è una scuola specializzata proprio nell’autismo, e con l’Istitituto Verona Trento di Messina che è anche all’avanguardia per il supporto e l’assistenza. Insieme a loro vogliamo confrontare i nostri risultati sull campo grazie all’utilizzo di nuove tecnologie. Il nostro obiettivo è quello di costruire una rete sociale locale, nazionale e anche internazionale per valutare insieme le ultime innovative scoperte e i risultati di alcune nostre ricerche, migliorando così ogni giorno di più i nostri obiettivi”.
“Il progetto Interpares - ha aggiunto Flavia Marino - per persone con sindrome autistica, che stiamo sviluppando da oltre un anno e mezzo nel nostro Istituto ha contribuito a diffondere sul territorio la cultura dell’inclusione sociale e a far progressivamente maturare una spinta verso una comunità più rispettosa e attenta alle diversità. InterPares è un modo diverso di approcciare una tematica importante, quella delle persone con autismo, che purtroppo è in aumento. Riteniamo che l’ausilio di importanti tecnologie e l’utilizzo di diversi protocolli sperimentali, lo rendano sicuramente uno dei più avanzati in Italia ed in grado di accogliere le persone autistiche in ogni fase della loro esistenza. Il gruppo di ricercatori dell’Istituto coinvolge nei propri studi bambini con autismo già nelle primissime fasi di vita (dai 0 ai 3 anni), grazie a trattamenti come l’Esdem (Early Start Denver Model), seguendoli nel loro percorso di vita fino ad età adulta per l’inserimento nei loro posto di lavoro. Un altro robot sociale di eccellenza in questo campo a Messina è proprio quello del Verona Trento, che si chiama Pepper ed ha dato il benvenuto la scorsa giornata alla delegazione di studenti e docenti provenienti dall’istituto di Educazione Speciale “Gloria Fuertes” di Andorra (Spagna). “Il robot semi-umanoide Pepper, - ha detto Giovanni Rizzo docente del Verona Trento - é progettato con la capacità di leggere le emozioni.
È stato pensato per riconoscere le principali emozioni umane e comunicare con le persone I ragazzi hanno potuto incontrare un robot, fare la sua conoscenza e giocare con lui. Il robot Pepper, pur facendo da spalla all’operatore, risulta essere uno strumento motivante e in grado di tarare le attività a seconda delle risposte e dei risultati ottenuti dai ragazzi. L’attività consente inoltre di poter osservare in maniera puntuale dati ambientali o interpersonali dei soggetti coinvolti e di approfondire meglio il profilo di ogni bambino analizzando il contatto visivo, le iniziative di comunicazione, le richieste di aiuto, gli stati emotivi e le preferenze: tutte caratteristiche che prima venivano registrate in modo soggettivo. L'obiettivo è quello di sviluppare un laboratorio di robotica in cui bambini normalmente e diversamente abili si possano incontrare intorno al Robot e, attraverso il gioco, divertirsi, apprendere e socializzare favorendo al contempo anche l'educazione alla diversità”.
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